Noi ticket, loro esenzioni fiscali
(di G.Col.) – (Foto: una croce episcopale tempestata di smeraldi) – Il cuore gronda di sangue, come ha detto Berlusconi annunciando inasprimenti fiscali, ma non per gli stessi motivi. Il suo in un modo, il nostro in un altro. A noi dispiace profondamente la perdurante iniquità che predomina in questo paese. E’ iniquità , infatti, imporre alla gente il ticket da 10 euro sulla salute (si paga per farsi visitare dagli specialisti, in pratica: paghi se stai male) e apprendere che ancora una volta non è stata eliminata, nè alleggerita, nè rimossa, alcuna delle mastodontiche esenzioni fiscali di cui godono i beni della chiesa. C’è chi ha fatto un calcolo, non sappiamo quanto esatto, ma certamente aderente alla realtà : 4 miliardi di euro. 4.000 milioni di euro. Se 1 milione di euro equivale a 2 miliardi di lire, provate a fare i conti. La chiesa ha beni immensi, quasi tutti immobiliari, e non certo dentro le mura del suo stato, il Vaticano, ma in Italia e altrove. Non sono beni irrilevanti. Pensiamo solo che il tesoro di San Gennaro, a Napoli, è il più ricco del mondo. Sì, avete capito bene: venalmente vale più del tesoro della monarchia britannica. Corone comprese.
Questo per lasciar capire che la chiesa non è povera. Vero che la Caritas ha fatto del bene a piene mani per L’Aquila terremotata, e gliene va dato atto senza remore, a piena voce. Ci piangerebbe meno il cuore se la chiesa pagasse le tasse, almeno tanto quanto pagano gli italiani. Evasori esclusi. Ma un’esenzione fiscale cos’è, se non un’evasione legalizzata e graziosamente donata dal nostro regime baciapile inguaribile, sinistre e opposizioni incluse?
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