L’Abruzzo perderà cento minicomuni
L’Aquila – LE QUATTRO ABRUZZESI SONO SALVE – PESCARA E CHIETI SI UNIRANNO? – IL MOLISE PERDE TUTTE E DUE LE SUE – (Immagine, le attuali quattro province) - “Da mezzanotte il decreto sara’ nella Gazzetta Ufficiale”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, illustrando alla stampa nella tarda mattinata i dettagli del decreto anticrisi varato ieri dal Consiglio dei ministri. L’esame in Parlamento dovrebbe avere inizio il 22 agosto. Tra le previsioni che suscitano maggiori parplessità , quella che ha confermato questa mattina il Ministro: sono soppressi tutti gli enti fino a 70 dipendenti. La politica a tutti i livelli perderà oltre 50.000 poltrone.
MOLISE – La vicina regione molisana perderà , oltre a decine di comuni minori, anche le sue due province: Isernia, destinata a sparire, e la stessa Campobasso, che raggiunge i 290.000 abitanti, quindi non supera la soglia indicata dal decreto. Se Di Pietro propone di fare di Abruzzo e Molise un’unica regione, come 40 anni fa (leggete la notizia sull’argomento), c’è chi rimane a bocca aperta: se spariscono due province, sparisce in pratica l’intera regione. Magari sfugge, là per là , la conclusione più logica: fondere i due territori. I politici molisani, comunque, sono sul piede di guerra. Venderanno cara la pelle…
IL NUOVO ABRUZZO – Come anticipavamo ieri, l’Abruzzo, come diverse altre regioni, cambierà fisionomia: saranno soppressi e accorpati circa 100 comuni con meno di 1000 abitanti. Da ricordare che nell’Aquilano, ad esempio, esistono comuni con meno di 100 abitanti, come Carapelle Calvisio. Molti altri hanno 3-400 abitanti. Da anni si proponeva la loro soppressione, ma campanilismi e altri interessi non hanno mai consentito alcun tipo di intervento.
PROVINCE – Per le province, non dovrebbero esserci rischi. L’Aquila conta 309.000 abitanti, Teramo 312.000, Pescara 321.000, Chieti 397.000. In Molise, discorso più semplice: resta una sola provincia-regione, Campobasso, scompare quella di Isernia. Esattamente come negli anni ’70.
PESCARA-CHIETI – Nonostante nessuna delle due rischi la soppressione, le Province di Pescara e Chieti puntano alla fusione, passando prima pero’ per l’accorpamento di una serie di servizi. La proposta viene lanciata dai presidenti dei due enti, Guerino Testa per Pescara e Enrico Di Giuseppantonio per Chieti, ed e’ stata gia’ esaminata nel corso di diversi incontri con i presidenti di Confindustria Pescara e Chieti, Enrico Marramiero e Paolo Primavera, che sono favorevoli. L’ultima riunione si e’ svolta ieri a Pescara. L’obiettivo, si legge in una nota, “e’ fare in modo che le Province continuino ad essere enti utili per il territorio e puntare sul miglioramento dei servizi e sul taglio dei costi”. “E’ sempre piu’ avvertita da parte dei cittadini, ma anche delle imprese – prosegue il comunicato – la necessita’ di avere a disposizione servizi pubblici efficienti. Nello stesso modo – spiegano Testa e Di Giuseppantonio – non si puo’ prescindere dal taglio netto che gli enti pubblici devono dare ai propri bilanci. Questo duplice obiettivo, che colga contemporaneamente produttivita’ e spesa, puo’ essere raggiunto dando vita a un accorpamento per cio’ che riguarda l’erogazione di servizi guardando alla nascita di un unico ente, che fonda le Province di Pescara e Chieti e che sia in grado di fornire risposte al territorio riuscendo nello stesso tempo a tagliare i costi. Ne stiamo parlando gia’ da un po’ e uno stimolo importante e’ arrivato dai vertici di Confindustria, che sono assolutamente al nostro fianco e sono convinti della bonta’ della proposta. Il mondo delle imprese – dicono sempre i due presidenti – chiede servizi adeguati, moderni, rapidi, e i primi passi della fusione a cui pensiamo dovrebbero riguardare proprio quelle strutture provinciali che si rivolgono alle aziende. Ma il passo immediatamente successivo dovrebbe essere il passaggio alle Province di altre competenze, per completare un quadro di funzioni che non e’ ancora completo, in modo da rendere servizi ottimali ai nostri interlocutori, i cittadini. Cosi’ facendo i nostri enti si rafforzerebbero, diventerebbero ancora piu’ utili alla collettivita’ e garantirebbero nello stesso tempo una drastica riduzione della spesa pubblica.
ASPIRAZIONI TRAMONTATE – Da notare che tramontano per sempre le forti aspirazioni di alcune città a diventare capoluoghi di provincia: prima di tutte Avezzano, ma anche Sulmona, Lanciano e Vasto. Aspirazioni, in qualche caso anche legittime e coerenti (come nel caso della Marsica), che i politici hanno sempre assecondato (anche in malafede) e favorito per motivi elettorali e di ritorno di immagine. Erano considerati “nemici” coloro che, forse con qualche realismo, sostenevano la improponibilità dell’istituzione di altre province in una regione con appena 1,2 milioni di abitanti: meno della metà di quelli di Roma. Ma ben distribuiti nei quattro territori, che ora si salvano (alcuni per pochissimo, come L’Aquila) dalla falciata tremontiana.
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