Sindaci in pectore, Vittorini: “Ora L’Aquila e la sua rifondazione”


L’Aquila – (intervista di Gianfranco Colacito) – (Foto: Vittorini – a sinistra – con Pierpaolo Visione, padri di LCV, e il logo della lista) –
Vincenzo Vittorini, stimato come medico e come uomo. Di medici stimati ce ne sono. Di uomini assai di meno. Se vi pare poco… E’ candidato sindaco, lista civica LCV (semplicemente “L’Aquila Che Vogliamo”), il primo a uscire allo scoperto, mentre altrove c’è tramestio, ma emerge solo, per ora, svendita di parole. Apriamo con lui, perchè è il primo e l’unico, la serie delle interviste che faremo ai candidati sindaci: per ora inesistenti. Uomo al quadrato, perchè ha preso in pieno, masticato, inghiottito il dolore più grande in cui ci si possa imbattere sotto cielo, stelle, Sole e Luna. Il dolore che ti plasma, ti penetra tra le cellule, è come i quark nell’atomo. Profondi e inarrivabili. Glielo ha inflitto il terremoto. Trova il coraggio di lottare per la sua città. Per rifondarla diversa, sicura, aperta ed europea. Che impresa…

—Dottor Vittorini, dicono che lei è un buono. E’ vero? Difficile fare il sindaco con la bontà…
Buono? Forse sì. Non solo bontà, ma associata a fermezza,trasparenza,capacità di ascolto e capacità decisionale nel senso del fare per la nostra gente senza etichette di sorta.

—Lei non è un politico navigato, anzi forse non lo è affatto. Pensa che gli aquilani gradiranno proprio questo?
Penso che la nostra città,distrutta,in questo momento storico abbia bisogno di unità e di essere rifondata dai cittadini e dalle loro infinite potenzialità e non dalle divisioni ed incertezze imposte dai partiti che purtroppo pensano solo all’orticello ed all’oggi in funzione solo elettorale, ma non all’interesse generale pensando anche al bene delle future generazioni, anche con misure impopolari,ma necessarie.

—I giornali e la tv di mezzo mondo la intervistano sul processo alla Commissione grandi rischi. Lei si affanna a spiegare che non è un processo alla scienza. Vuole spiegare anche a noi?
Non è un processo alla scienza né volevamo sapere l’ora esatta del sisma. Ma volevamo essere posti nella condizione di poter scegliere cosa fare in base ad una comunicazione chiara sulla pericolosità del nostro territorio dal punto di vista sismico e di tutte le carenze strutturali ed organizzative. Tutto ciò è mancato e lo abbiamo pagato a caro prezzo. E’ una battaglia di civiltà per cambiare la mentalità nella gestione dell’emergenza,dove c’è anche un prima e non solo il dopo.

—Vittorini a L’Aquila (e non solo) significa prima di tutto medicina ad alto livello. Lascerà la sua professione se sarà eletto sindaco?
Se sarò eletto sindaco dovrò mettere da parte la mia professione che amo profondamente. Ma in questo momento L’Aquila è un malato gravissimo che ha bisogno di cure intensive,improrogabili e di dedizione assoluta.

—Sta sentendo tanta gente. Cosa le chiedono? Come lo vuole il sindaco questa martoriata città?
Noi pensiamo che il Sindaco e l’amministrazione comunale non devono essere asserragliati in un fortino e considerare i cittadini come nemici,ma essere sempre pronti all’ascolto ed alla risoluzione dei problemi dei cittadini. Un Comune aperto, tra la gente e per la gente. Penso che la città voglia finalmente una Amministrazione limpida ed aperta alla gente.

—La politica ha sbagliato e sta ancora sbagliando a L’Aquila. Ricostruzione zero, anzi al di là da venire. Si poteva fare peggio se è vero che nel 1703 le cose andarono meglio?
Per le beghe partitiche e le divisioni imposte dalle etichette e dai colori di appartenenza,che non sono il nero e il verde della nostra città,è tutto fermo. Bisogna mettere regole certe per tutti e puntare sulla ricostruzione sicura della nostra città così che possa diventare emblema di una città storica ricostruita con le più moderne tecnologie antisismiche. Solo così salveremo le vite di chi verrà dopo di noi. Inoltre questa è la base per far ripartire L’Aquila sotto tutti i punti di vista:economia,turismo,università,cultura … Una città sicura è attrattiva. Il nostro obiettivo è solo e soltanto la rinascita della nostra città per un futuro roseo della nostra gente.

—Che posizione hanno i giovani disoccupati e precari nella sua scaletta di programma?
Una posizione preminente. Una città senza giovani muore. Rifondandola e trasformandola in una città europea capace di attrarre risorse e di sviluppare le nostre ricchezze ci sarà lavoro per i nostri giovani che non lo dovranno più elemosinare e non dovranno andare via dalla loro città perché non gli sono state date le stesse possibilità di costruirsi un futuro come i giovani delle altre città italiane. E’ tragico dover andare via perché qui c’è il nulla.

—Scusi l’indiscrezione, ma perché fa il medico a Popoli e non a L’Aquila? Eppure, porta un nome importante. Le hanno giocato tiri mancini come tante volte è capitato, e capita, in questa città un po’ a tutti? Specie a quelli bravi?
Mio padre, il mio maestro,mi ha insegnato la professione,la dedizione totale al paziente,il rispetto ed il merito,e non il ricorso alle scorciatoie legate al nome. Io lavoro a Popoli,in chirurgia,oramai da tanti anni,in un ambiente eccellente che mi ha ulteriormente formato chirurgicamente. Popoli e L’Aquila sono nel mio cuore.


13 Agosto 2011

Categoria : Le Interviste
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