Amorevole museo
(di Carlo Di Stanislao) – Nei miei ricordi le “Lettere d’Amore” di Ugo Foscolo, raccolte in volume anni fa da Rizzoli, con intuizioni superbe del grande romantico sul carattere delle donne e frasi incendiarie come: Preparami un migliaio di baci/ anch’io verrò stasera a succhiarlidalla tua bocca celeste. O momenti di paradiso! È dai piccoli particolari che scopriamo di essere amati un po’, molto, alla follia o per nulla. La lettera d’amore, frammento del discorso amoroso, è uno di questi particolari. Rivela alcune chiavi del desiderio e testimonia ancora una volta della differenza tra i due sessi. Al di là dei propositi amorosi, rimane il fatto che è possibile individuare due grandi funzioni della lettera d’amore. La prima è certamente quella di scongiurare l’assenza dell’oggetto d’amore. È questa la finalità ultima della lettera. Vorremmo stringerla/lo tra le braccia, svegliarci dandogli/le un bacio… ma lui/lei non c’è. Scrivere alla persona amata ha il potere di avvicinarla a noi, dandoci l’occasione di lasciarci andare alle sfrontatezze che la distanza permette. La seconda finalità risiede nell’espressione il desiderio. A ben guardare, la corrispondenza amorosa ne mostra due aspetti: il desiderio immediato della presenza fisica per gli uomini e il desiderio di conoscere la natura della relazione per le donne. A tale proposito, lo studio di numerose lettere d’amore è significativo. Da quanto emerge dall’analisi della corrispondenza amorosa femminile, l’evocazione del corpo dell’uomo è praticamente assente. Più specificamente, di rado le donne alludono al corpo dell’uomo se non attraverso alcuni dettagli come gli occhi, le mani o la voce. Al contrario, il discorso maschile venera letteralmente, glorifica, descrive il corpo della donna e ha bisogno della sua presenza come oggetto capace di alimentare il suo desiderio. Per riassumere, gli uomini si nutrono del ricordo carnale, mentre le donne si alimentano della relazione che intrattengono con il partner, sottolineano letterati e sessuologi. Anche in questo caso, parafrasando uil titolo di un recente, fortunatissimo libro, se gli uomini vengono da Marte, le donne preferiscono Venere. Vale la pena tenere in considerazione questa differenza per non rimanere delusi. Alle “Lettere d’Amore” Radio 24 ha dedicato una trasmissione, scritta e condotta dalla giornalista Paola Severini e dallo storico Piero Melograni, marito e moglie che vi hanno raccontano i grandi amori del passato attraverso testi, film e canzoni: da Napoleone a Sarkozy, da Francis Scott Fitzgerald a Marylin Monroe, persino Don Gnocchi, perché l’amore è universale ed è anche quello per i genitori, per i figli e in generale per l’altro. Ed ora, in un piccolo paese teatino, allo stesso tema è dedicato un mueso: il primo del genere, che ha aperto i battenti il 9 agosto. Si chiama “Museo delle Lettere d’Amore”, installato con garbo e sensibile cura, presso il palazzo Ducale Valignani di Torrevecchia Teatina, in provincia di Chieti, località dove, da dodici anni, si svolge, con crescente successo” il “Concorso Internazionale Lettera d’Amore”. Esposte lettere di grandi autori (Renato Minore, Giulia Alberico, Giulia Carcasi, Anna Ventura) e di gente comune e con dichiarazioni le più diverse: amore per un figlio, un’amante perduta, la propria moto, una donna irraggiungibile, o una sigaretta. Messaggi d’amore in forma di lettera: slanci, tenerezza, passione, gioia… emozioni infinite sulla riva del cuore. Il Museo, nel piccolo borgo sulla fascia collinare del medio Adriatico, alla destra della Vallata del Pescara, immediatamente a ridosso della fascia costiera, è stato tenuto a battesimo dal cantante Pescarese Già di Tonno, che su Rai-Abruzzo ha dichiarato di essere stato ed essere un irrinunciabile autore di “lettere d’amore”. Massimo Pamio, presidente dell’Associazione Culturale Sannio Silvestre, ideatore del concorso ed ora curatore del Museo, dice che le “lettere d’amore” è un autentico genere letterario, di cui però si sa molto poco e ci racconta, dalla sua pluriennale esperienza, che le lettere d’amore sono più femminili che maschili e chi scrive, di solito, ha un’età compresa fra i 40 ed i 50 anni. Prima del Museo, le lettere pervenute (in media 700 l’anno), sono state selezionate e, le migliori, pubblicate in un libro, curato dall´artista Vittorio Bruni, pittore, già direttore artistico della famiglia Chaplin, in cui troviamo firme illustri come: Barbara Alberti, Aldo Forbice, Andrea Marzi, Stefano Mazzacurati, Ernesto Livorni e altri ancora.
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