L’opinione – Concitazioni
(di Carlo Di Stanislao) – Anticipo del pareggio di bilancio al 2013, senza però alcuna manovra aggiuntiva, con in più la modifica della Costituzione per introdurre direttamente nella Carta il principio del pareggio e rivedere l’articolo 41, con l’obiettivo di liberalizzare il più possibile l’impresa privata. Questi i punti salienti su cui il governo interverrà per arginare la speculazione che colpisce l’Italia, assunti da Berlusconi e Trermonti, presentati congiuntamente a Gianni Letta a la stampa, dopo l’incontro con le parti sociali e dopo l’ennesima giornata nera per Piazza Affari, con sul collo del premier il pressing di Ue e Bce. Qualche segnale era arrivato già nel pomeriggio di ieri, con l’annuncio che le Camere lavoreranno ad agosto per cominciare subito ad esaminare il ddl costituzionale che inserirà nella Carta il vincolo al pareggio di bilancio. Poi in serata la conferenza stampa per annunciare lo sprint: “Prevediamo una opportuna accelerazione delle misure che abbiamo introdotto con il decreto manovra per raggiungere il pareggio di bilancio anticipatamente nel 2013 anziché nel 2014″. Tremonti ha escluso una manovra-bis: “Non dobbiamo cambiare l’impianto della manovra, ma cambiare semplicemente la tempistica visto che in un mese è come se fosse cambiato il mondo”. Si è anche saputo che Berlusconi ha parlato al telefono con Obama, la Merkel, Zapatero e Sarkozy, chiedendo a breve un vertice fra i ministri economici del G7 e, ancora, che Il segretario al Tesoro Usa Timothy è stato informato da Tremonti, in una lunga telefonata, della decisione di anticipare il pareggio di bilancio. Il ministro ne ha parlato anche con il commissario europeo per gli affari economici e monetario Olli Rehn, mentre il primo ministro ha rassicurato i giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, di non temere fibrillazioni e che si è trattato solo di un anticipo di un anno rispetto a quanto già programmato dal governo. Anticipare la manovra è però una soluzione che non convince le opposizioni e non convince neanche alcuni esponenti della maggioranza: “Avrà effetti recessivi”, borbotta al telefono più di un ministro. Che sia questo anche il pensiero di Berlusconi, non v’è conferma. La preoccupazione del premier è piuttosto quella di smentire il ‘gelo’ con il suo ministro dell’Economia: “Tutte invenzioni”, sulle quali ironizza così: “Domani all’alba ci sfideremo a duello”. Alle opposizioni Berlusconi garantisce la disponibilità a “migliorare” la manovra, ma al tempo stesso dice che “l’impianto” è valido e che va solo accelerato. Secco il giudizio del Pd: “Si anticipano misure inique. E’ da irresponsabili farlo senza correzioni”. Le preoccupazioni di molti italiani sono alle stelle, data la solerzia inusuale di questi giorni agostini e date le notizie che vengono dagli Usa, travolti dalla’abbassamento del rating, passato per la prima volta nella storia, da AAA a AA+, con un effetto, almeno psicologico, disastroso. È la prima volta nella Storia che gli Usa si vedono ridurre il grado di affidabilità da una delle tre principali agenzie di rating, affidabilità che ora è inferiore a quello della Germania, della Francia o del Canada. Secondo gli analisti, la decisione di Standard & Poor’s potrebbe avere un effetto più psicologico che pratico. Moody’s e Fitch hanno mantenuto il rating di tripla A per gli Stati Uniti e il downgrade di una sola agenzia è più gestibile. Ma il taglio del rating potrebbe avere ripercussioni su aziende e Stati a rischio downgrade, per i quali i costi di finanziamento potrebbero salire. La maggiore preoccupazione è verificare se la decisione avrà un impatto sull’appetito degli investitori esteri per il debito americano. Nel 1945 i creditori esteri detenevano solo l’1% del debito americano, ora ne controllano il 46%. La Cina, il maggior paese creditore degli Stati Uniti, aveva accolto con freddezza l’adozione del piano per evitare il default Usa, denunciando il protrarsi del problema dell’enorme debito sovrano. E adesso, l’agenzia di rating cinese Dagong, che non ha la stessa credibilità delle sue concorrenti anglossassoni, ha anch’essa abbassato il suo giudizio da A+ ad A, con una prospettiva negativa. Gli outlook negativi vogliono dire che sia Standard & Poor’s che gli analoghi cinesi, non escludono un ulteriore downgrade e questo crea allarme di portata mondiale. Tornando alle difficili cose di casa nostra, Berlusconi ha oggi dichiarato che farà la spola tra Roma e la Sardegna e che non vi è da preoccuparsi perché le misure sono efficaci ed il governo è saldo. Ma Bersani commenta che il premier: “Ci dovrà anche dire quanto pagherà, di questa manovra, chi ha un reddito medio basso o chi ha bisogno dei servizi, e quanto pagherà chi ha redditi, patrimonio e ricchezza paragonabili, per fare solo un esempio, a quelli del Presidente del Consiglio. Dovrà anche dire se davvero dovremo affidare le speranze di crescita alla prospettiva filosofica di un nuovo art. 41 della Costituzione sulla libertà d’impresa o se finalmente non sia il caso di qualche scelta più concreta”. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, afferma che: “l’impegnativa iniziativa del governo ha incontrato ampie disponibilità al confronto nella quasi totalità delle parti sociali e in una parte dell’opposizione” e dunque “il confronto può essere paziente ed approfondito, senza preclusioni” anche se dovrà essere veloce.” Gli risponde Massimo Donadi, presidente dei deputati di Idv, secondo il quale: ”il dato più sconcertante ed avvilente è la consapevolezza di avere a che fare con un governo che ha deciso di intervenire e assumere le decisioni annunciate ieri solo perché di fatto commissariato dagli altri governi occidentali. Sono allo sbando, commissariati da Bce e Ue e perseverano nella loro arroganza”. “Ma ancora più sconcertante ed avvilente è che, per un malinteso senso di autosufficienza, non accolgano i suggerimenti dell’opposizione e perseverino nell’attuare una manovra di bilancio che sarà un massacro per il paese, perché produrrà nuove tasse, tutte – conclude Donadi – a carico del cento medio basso”. Disponbili ad aiutare l’operazione del governo si sono detti quelli del Terzo Polo per voce di Casini. Perfino il futurista Bocchino si mette la mano sulla coscienza e ammette: “La conferenza stampa di Berlusconi e Tremonti rappresenta oggettivamente un segnale di discontinuità da cui emerge maggior senso di responsabilità da parte del governo”. l dietrofront di Casini ha dato adito a interpretazioni anche molto diverse, come quella del segretario del Pd Bersani, che ha sostenuto di non vedere nelle posizioni del leader centrista grandi differenze con le proprie, per arrivare al capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, contentissimo di poter operare dei distinguo tra le opposizioni e dichiaratosi pronto ad un serio confronto con l’ex alleato di governo. Tutto questo mentre sono in molti, a Palazzo, a insinuare che Casini sia pronto a staccarsi da Fini e a tendere nuovamente la mano al presidente del Consiglio. In merito alle nuove posizioni di Casini sul governo Berlusconi, apprendiamo oggi da un’autorevole voce proveniente dall’interno dell’Udc che tale linea sarebbe stata di fatto dettata nel corso di un colloquio riservato che l’ex presidente della Camera avrebbe avuto con un membro dei vertici del Vaticano. La Chiesa di Roma, infatti, riterrebbe inopportuno allontanare il Cavaliere in questo momento, visti i troppi interessi in ballo, e vorrebbe soprattutto evitare ogni apertura nei confronti della sinistra di Pier Luigi Bersani. Naturalmente chi è molto soddisfatto è il leader della Lega Umberto Bossi: “Bene Berlusconi e Tremonti, la Bce ci ha garantito che facendo il pareggio di bilancio un anno prima, da lunedì ci comprerà i titoli di Stato. La Lega non andrà al mare, lavoreremo per l’economia e le imprese”, ma noi resta la domanda se questo lavoro non sia solo apparenza, fumo negli occhi e non porti davvero e nessuna autentica sostanza. Ciò che è invece certo è che Silvio Berlusconi stia facendo di tutto per contrastare l’immagine di chi lo vuole come un leader in declino, un capitano che non sa tenere saldo il timone della nave Italia, un premier isolato nel consesso internazionale. L’idea di anticipare il pareggio di bilancio non aveva da subito convinto il premier, ma dopo l’ulteriore crollo della borsa, Berlusconi alla fine decide la ‘svolta’, anche dopo una telefonata decisiva con Angela Merkel (a pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa convocata a mercati chiusi) e dopo il pressing insistente del ministro del Tesoro Giulio Tremonti. Sono molti i ministri e gli esponenti del Pdl (da Sacconi a Matteoli, da Romano a Crosetto) che ora spingono il Cavaliere a riallacciare i rapporti con i centristi, isolando l’”irresponsabile” Pd. Così, dopo una giornata di intensi contatti, con Giulio Tremonti da una parte e Gianni Letta dall’altra, il premier annuncia ciò che ancora ieri era impensabile, anche se ancora non è fissata una data di un consiglio dei ministri per modificare – anche attraverso delega fiscale e assistenziale – le misure che nella manovra avrebbero portato al pareggio di bilancio nel 2015. Modifiche, si picca di precisare orgoglioso Berlusconi, assunte non perché sollecitate dalla Bce ma per “rispondere ad una esigenza dei mercati che non sono governati da nessuno”, né certo perché la manovra è da buttare, come dice il Pd, perché anzi “l’impianto è positivo ed ha avuto apprezzamenti precisi” a livello internazionale “ma la situazione sui mercati finanziari mondiali consiglia l’accelerazione di queste misure”. Parla da persona responsabile e davvero dedita al Paese Berlusconi, ma quando, in conferenza stampa, afferra la mano del ministro del tesoro e dice sorridendo: “Io e Tremonti dobbiamo risolvere un contenzioso, abbiamo deciso di sfidarci a duello domattina all’alba, dobbiamo solo scegliere l’arma”, mi si riempie la fronte di rughe e la testa di cattivi pensieri.
Non c'è ancora nessun commento.