L’odioso trionfo degli speculatori
(di G.Col.) – Non si tratta di essere comunisti come Lenin o capitalisti come Marchionne. Si tratta piuttosto di essere onesti, coerenti con i principi della giustizia econonica e sociale. Ammesso che esista una giustizia economica. E’ scandaloso, vomitevole se preferite, che i prezzi dei carburanti aumentino velocissimi prima dei ponti festivi, e non scendano quando scende il prezzo del petrolio. E’ ancora più scandaloso che ai coltivatori, ai contadini radice e sostanza della nostra società , vengano imposti prezzi ribassati del 29% – in questi giorni – a saldo dei loro prodotti (che sono comunque costretti a vendere, altrimenti si deteriorano), mentre nei mercati per i consumatori ci sono solo aumenti. Molti coltivatori, a loro volta, sfruttano inumanamente manovali stranieri clandestini o in nero. E’ impossibile che una società civile non riesca ad impedire che speculatori e pescicani arricchiscano tra produzione e consumo, diventando nababbi nei momenti di maggiore richiesta delle merci, come in estate. Non veniteci a raccontare che il libero mercato funziona così, punto e basta, e che se preferiamo, possiamo andarcene in uno dei pochissimi paesi comunisti sopravvissuti. Se il libero mercato è questo, bisogna cambiargli nome: lo chiameremo libera rapina e libero strozzinaggio, oppure libero sfruttamento del lavoro contadino (e dei manovali agricoli) e dell’imbecillità del consumismo. Una regola ci sarebbe: non comperate anche se c’è un aumento solo minimo. Non consumate. Rifiutate di lasciarvi affamare da chi ha un’indegna ingordigia di lucro. C’è crisi? Paghiamola tutti. Per primi coloro che fino ad oggi si sono arricchiti, quasi mai in modo limpido e pulito.
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