Chiodi, participi e gerundi
Sulmona – (di Massimo Carugno, segretario regionale PSI) – CHIODI: IL PARTICIPIO PRESENTE DEL VERBO “IGNORARE“ E’ MEGLIO DEL GERUNDIO DEL VERBO “BUGIARE” ! Nel recente incontro con i Sindaci dei Comuni vincitori al Tar Roma con le note sentenze “cratere”, Chiodi dopo aver “bacchettato” quali “ rampanti in cerca di visibilità che non sanno quello che dicono” quegli esponenti politici che lo avevano in precedenza criticato per la introduzione dell’appello, ritiene di aver chiarito che lui non c’entra niente perché è “Commissario alla Ricostruzione” e non “Commissario alla Emergenza”.
Come se i due istituti fossero due cose diverse che continuano a esistere in parallelo.
Invece ciò è falso.
Dal semplice esame della Ord. Del Pres. Cons. Min. n. 3833 del 22.12.2009, che lo nomina come “Commissario alla Ricostruzione” e segnatamente all’art.1 si evince chiaramente come la istituzione di tale “munus” sia quasi contestuale con la soppressione del “Commissariato della Emergenza” sancita all’art.1 n.2 e segg. , e ne eredita tutte le funzioni, le competenze, i poteri, le strutture umane ed organizzative nonché tutte le risorse economiche esistenti e a venire.
Si tratta quindi di una trasformazione vera e propria dell’Ufficio originario (Comm.Emergenza , parte in giudizio innanzi il Tar Roma) in quello vigente (Comm.Ricostruzione) in forza della quale Chiodi eredita, sin dal febbraio 2010, anche le posizioni giuridiche attive e passive quale parte resistente nel noto giudizio e quindi oggi titolato a proporre o meno appello.
Ma volendo anche accreditargli la buonafede del participio presente del verbo “ignorare”, Chiodi fughi ogni “gossip” e faccia l’unica cosa seria che avrebbe dovuto da tempo fare:
TRASMETTA ALLA CANCELLERIA DEL TAR ROMA UN FORMALE ATTO (CON FIRMA AUTENTICA) DI RINUNCIA ALL’APPELLO PER OGNUNO DEI RICORSI INTRODOTTI E SOPRATTUTTO PER I COMUNI DI PREZZA E PETTORANO PER I QUALI L’APPELLO E’ STATO GIA’ AVANZATO.
Cosi sarà consequenziale con le promesse fatte all’indomani delle pronunce delle sentenze e nessuno potrà equivocare sui suoi reali intendimenti.
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