La città degli abusi se la prende con le casette di legno


L’Aquila – C’E’ CHI SI OPPONE AI RIGORI URBANISTICI DEL SINDACO - (Nelle foto: un panorama dell’altra vita e uno della città com’è in gran parte oggi) – Abbattere con la ruspa, brutalmente, significa ferire i cittadini, specie in una città in cui gli abusi sono sempre stati tantissimi e mai si è avuta una demolizione. Basta guardare viale della Croce Rossa, da sempre una baraccopoli sotto il naso e gli occhi del comune, cieco o compiacente, che in decenni non ha mai impedito insediamenti commerciali e abitativi vistosamente abusivi. Anzi, L’Aquila è in periferia tutto un abuso, tutta una forzatura, e a memoria d’uomo si ricorda un solo caso di demolizione: una baracchetta a Pettino. Altre demolizioni furono avviate sotto gli occhi dei cittadini, sospese e mai riprese. Un mostro edilizio abusivo è rimasto per decenni a pochi metri dalle 99 Cannelle, e nessuno ha mai avuto la forza, la voglia, la determinazione di toglierlo di mezzo. Ora il sindaco fa il duro con le casette di legno nelle quali tanti si rifugiano per vincere la paura del terremoto. Anzi, senza quelle casette, molti avrebbero abbandonato L’Aquila.
“Quattromila manufatti provvisori, che non si possono ancora chiamare abusivi, stanno a significare altrettante storie personali di difficolta’ che hanno bisogno di una difesa. Come pensa il sindaco Massimo Cialente, di abbattere tutte queste storie assieme a quelle case?”. Lo afferma il presidente dell’associazione “Il cratere che resiste”, Lucio De Bernardinis, replicando alle dichiarazioni del primo cittadino del capoluogo sulle “casette” che, secondo quanto detto alla stampa, andrebbero “abbattute” al termine del periodo provvisorio di 36 mesi. “Bisogna ricordare – aggiunge il presidente – che i cittadini hanno realizzato quei manufatti mettendo soldi di tasca propria e senza gravare sulle casse dello Stato, evitando di scegliere soluzioni alloggiative piu’ costose come il progetto C.a.s.e., i Moduli abitativi provvisori o gli affitti concordati. Non e’ possibile che chi ha avuto la propria casa distrutta e poi ne ha realizzata un’altra, impegnandosi finanziariamente e presentando tutte le autorizzazioni, ora debba ritrovarsi anche beffato dalla minaccia di un abbattimento”. De Bernardinis fa una distizione. “Bisogna dire no alle speculazioni, perche’ chi non aveva diritto a costruire un manufatto non puo’ essere tutelato. Al tempo stesso – sostiene – chi si e’ impegnato di tasca sua per consentire alla propria famiglia e ai propri figli di rimanere in questo territorio, evitando lo spopolamento, ora non si merita di avere gli incubi la notte perche’ teme che la sua casa sara’ smantellata, come fosse un secondo terremoto, stavolta pero’ causato dalla miopia”. Rispettando lo stile che si e’ imposto l’associazione “Il cratere che resiste”, rifuggendo la polemica fine a se stessa e puntando invece al dialogo con la governance della ricostruzione, il presidente afferma che “le parole di Cialente vanno sfruttate per avviare un dibattito su quello che sara’ il futuro urbanistico e sociale dell’Aquila e del ‘cratere’ intero. Nei prossimi giorni – conclude – avvieremo un’azione forte e sempre propositiva su questo argomento”.


30 Luglio 2011

Categoria : Cronaca
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