Mezzogiorno: “Abruzzo ricco” (ve ne eravate accorti?)
L’Aquila – RAPPORTO SVIMEZ OTTIMISTA, MA SI DIMENTICANO DISOCCUPATI E PRECARI CHE ELEMOSINANO PROROGHE STRIMINZITE – CHIODI SODDISFATTO UGUALMENTE – Nel Mezzogiorno “la regione con il Pil pro capite piu’ elevato e’ l’Abruzzo (21.574 euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell’Umbria, la regione piu’ debole del Centro-Nord. Seguono il Molise (19.804), la Sardegna (19.552), la Basilicata (18.021 euro), la Sicilia (17.488), la Calabria (16.657) e la Puglia (16.932). La regione piu’ povera e’ la Campania, con 16.372 euro”. Lo rileva il rapporto Svimez 2011 sull’economia del Mezzogiorno. “L’area che nel 2010 ha trainato il Paese – spiega il rapporto – e’ stata il Nord-Est (+2,1%), seguita da Centro (+1,5%) e Nord-Ovest (+1,4%). A livello regionale, la forbice oscilla tra il boom del Veneto (+2,8%) e la flessione della Basilicata (-1,3%). A seguire, Friuli Venezia Giulia, Marche e Abruzzo segnano tutte un +2,3%, Umbria un +2,2%. Crescita anche per il Lazio (+1,8%), Lombardia e Trentino Alto Adige (+1,7%), Emilia-Romagna (+1,5%), Valle d’Aosta (+1,4%) Piemonte e Sardegna (+1,3%)”.
REGIONE CHE CRESCE – Nel Mezzogiorno, sottolinea la Svimez, “la crescita piu’ alta spetta all’Abruzzo (+2,3%), che recupera in parte il calo del 2009 (-5,8%) grazie alla ripresa dell’industria e alla buona performance dei servizi. Grazie alla crescita del terziario registrano segni positivi anche Sardegna (+1,3%) e Calabria (+1%). Se la Sicilia e’ praticamente stazionaria (+0,1%), registrano segni negativi Puglia (-0,2%), Molise e Campania (-0,6%). Discorso a parte per la Basilicata, che registra il calo maggiore dell’attivita’ produttiva a livello nazionale (-1,3%), soprattutto per effetto del calo delle costruzioni (-8,4%) e dei servizi (-0,6%)”. E la situazione “non e’ positiva anche se si guarda anche alla media annua 2000-2010: Campania e Puglia, che avrebbero dovuto rappresentare il motore produttivo del Mezzogiorno continentale registrano segni negativi (rispettivamente -0,2 e -0,3%), come la Basilicata (-0,7%). In valori assoluti, nel 2010 la regione piu’ ricca e’ stata la Lombardia, con 32.222 euro, seguita da Trentino Alto Adige (32.165 euro), Valle d’Aosta (31.993 euro), Emilia Romagna (30.798 euro) e Lazio (30.436 euro)”.
CHIODI – “La nostra e’ la regione del sud che cresce piu’ di tutte. L’ennesima conferma giunge da una fonte autorevole come lo Svimez. Sono soddisfatto ed orgoglioso di questo risultato, che da’ atto alla validita’ dell’azione di risanamento e di sviluppo del territorio, intrapresa dall’Esecutivo regionale”. Cosi’ il Governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, commentando i dati contenuti nel paper “Nord e Sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa”, che anticipa i principali indicatori economici del Rapporto Svimez 2011 sull’economia del Mezzogiorno, in presentazione il prossimo settembre a Roma. Lo Svimez colloca l’Abruzzo al secondo posto, nel panorama nazionale, dopo il Veneto, ed a pari merito con Friuli Venezia Giulia e Marche; al top, come regione traino, nel meridione. “Sempre nel Sud – osserva il presidente Chiodi – siamo stati indicati come la regione col pil pro capite piu’ elevato (21.574 euro)”. “Numeri che ovviamente ci inorgogliscono – osserva il Presidente – e premiano la tenacia e l’impegno dei nostri imprenditori, che stanno reagendo bene alla grave crisi internazionale”. “L’Abruzzo sta uscendo alla grande da questo periodo di difficolta’ generalizzata – conclude Chiodi – e questo anche grazie agli sforzi del governo regionale ed ai sostegni che siamo riusciti ad ottenere per la ripresa dell’economia. Tutti elementi che ci inducono a proseguire nella strada dell’ottimismo e della positivita’”.
(Ndr) – Tutto bene, benchè i dati, come sempre, vadano letti e “interpretati”. E’ difficile credere, infatti, che siano zone ricche la Valle Peligna, o la Val Vibrata, o la Val Sinello, in cui proprio in questi giorni si riconosce lo stato di difficoltà . Quanto alla città più difficile, L’Aquila con il suo cratere sismico, migliaia di disoccupati e centinaia di precari significano pur qualcosa. Una doccia fredda su ogni ottimismo di maniera. Se l’Abruzzo cresce, non cresce tutto: qualche sua parte moriva e continua a morire.
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