Ospedale: il cronista, le foto e le scosse
L’Aquila -Vi raccontiamo una mattinata all’ospedale San Salvatore, da visitatori, con fotocamera, voglia di verificare come vanno le cose per la gente (fuori dalle corsie), volontà di registrare senza critiche ingenerose e gratuite. Solo ciò che ci capita. Comprese le scosse di oggi, 3 luglio.
Cerchiamo un medico per salutarlo. Avvicinamento all’area sanitaria da Coppito, difficile, problematico. Cumuli di rifiuti di fronte all’ingresso posteriore di Medicina. Erbacce alte. Impossibile andare oltre in auto, arduo cercare un parcheggio, se non in posizione scorretta. Non c’imbattiamo in vigili o guardie di alcun genere. Chiedere informazioni è inutile: nessuno sa rispondere. In auto poi ci muoviamo verso il vecchio ingresso, oggi transennato. Con fatica, e dopo venti minuti, troviamo un posto che sarebbe da rimozione. Ma non c’è una divisa per chilometri e una quantità impressionante di soste selvagge.
La gente formicola a piedi sotto un Sole feroce, sudando, con gli occhi tristi e i visi smunti. Qui si soffre il doppio rispetto a fuori. Un soldato dal marcato accento siciliano, accanto ad un mezzo Iveco, ci fornisce finalmente un’informazione utile. Procediamo a piedi in una strada stretta, convulsa, auto in sosta e pedoni in fila indiana a respirare monossido di carbonio e altri veleni. Meno male che qui si cura la gente.
Le auto, ferme e in moto, non dovrebbero esserci: sarebbe bastato creare velocemente nuove aree di sosta alla bene e meglio, magari sterrate. Qui la sorveglianza è inesistente. Presso il nuovo pronto soccorso, ecco una tenda-informazioni. Gentilissimi. Troviamo finalmente chi cerchiamo. Sono trascorse due ore. Uno sguardo alla carcassa del San Salvatore, tutta lavori, impalcature, macerie. E un’altra al nuovo ospedale da campo del G8, bianco, lucido, immacolato. Il cronista va via dando un’occhiata quasi di rimpianto a Vetoio, e al suo laghetto da fiaba.
Tanta bellezza e serenità della natura stridono con la sua crudeltà di questi mesi. Come un mònito, arriva la scossa forte delle 11 e 43, e poi ne arriverà un’altra, molto forte, alle 13 e 3 minuti. Natura serena, dicevamo. Non per noi, non qui. Fino a quando pagheremo questo prezzo straziante di ansia, paura, dolore, buio del giorno dopo? (G.Col.)
(Nelle foto: Rifiuti davanti ad un ingresso di Medicina – Auto e pedoni a stretto contatto sulla strada di accesso al pronto soccorso – L’interno dell’ospedale da campo del G8 inaugurato ieri)
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