Riflessioni – Ancora arresti eccellenti
(di Carlo Di Stanislao) – Il Corpo Forestale ha arrestato stamattina in Abruzzo l’ex presidente del Consiglio regionale, con la Giunta Del Turco e attuale coordinatore regionale dell’Api, Marino Roselli (che vive a Spoltore), il sindaco di quel paese Franco Ranghelli ed il vice presidente della Ambiente Spa, Luciano Vernamonte. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione, concussione, falso ideologico, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e associazione a delinquere. Marino Roselli, il più “eccellente” degli arrestati, architetto cinquantenne, sposato in seconde nozze e padre di due figli, nel 2005 fu il piu’ votato con oltre 16mila preferenze, ed è attualmente assessore provinciale a Pescara. Era molto legato politicamente all’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso e dopo la “defestrazione” dello stesso, ha lasciato il Pd per passare all’Api. Dell’azione politica di Roselli resta in primo piano, come ricorda Il Centro, la polemica, alimentata nel 2008, attorno alla decisione di aprire una nuova sede del consiglio regionale a Pescara, con l’acquisto dell’ex auditorium De Cecco, in piazza Unione. Provvedimento subito contestato dal Popolo della libertà, ma anche negli ambienti aquilani del centrosinistra, che non vedono di buon occhio la scelta di una sede istituzionale sulla costa, lontana dal capoluogo regionale. Tra le opere realizzate da Rosselli come assessore provinciale alla cultura, l’acquisto di un edificio nel centro storico di Spoltore, trasformato in Casa della cultura, ma che ha già chiuso, subito dopo qualche mostra, i battenti. Stesso passaggio Pd-Api per Franco Ranghelli, eletto sindaco di Spoltare nel 2007, mentre Luciano Vernamonte e’ stato candidato alle elezioni provinciali di Pescara del giugno 2009 con la lista Patto Riformista, che appoggiava la candidatura alla presidenza di Antonella Allegrino (della coalizione di centrosinistra). A disporre gli arresti domiciliari di stamani, è stato il gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, su richiesta del pm Gennaro Varone. Le indagini durate due anni e iniziate dal comandante della Forestale di Pescara, Guido Conti, avrebbero accertato gravi reati contro la Pubblica amministrazione. In totale gli indagati dalla Procura della Repubblica di Pescara sono 15. La “cricca” locale secondo l’accusa era una vera e propria associazione a delinquere che aveva come obiettivo quello di indirizzare tramite tangenti alcuni provvedimenti in materia di edilizia e rifiuti del Comune di Spoltore. Come ha scritto su La Discussione oggi Francesco Di Miero, la storia della nostra Regione, dal caso eclatante del 1992, con l’arresto dell’intera giunta regionale, presieduta dal democristiano Rocco Salini, è stata profondamente segnata da iniziative giudiziarie che hanno colpito l’opinione pubblica regionale e nazionale. Circa la giunta Salini, va ricordato che solo per quest’ultimo, davanti alla corte di Cassazione rimase la condanna per falso, mentre tutto gli altri furono tutti assolti. Quanto poi al caso del Turco, scoppiato nel luglio del 2008, con accuse molto pesanti (corruzione, concussione, abuso, falso e soprattutto associazione a delinquere), vede come principale accusatore (ma anche corruttore e concusso), l’imprenditore Vincenzo Maria Angelini, ex patron di Villa Pini (dichiarato fallito) che con le sue deposizioni ha rivelato e documentato un vorticoso giro di tangenti elargite a piene mani. Va anche ricordato che sotto la mannaia della Procura della repubblica di Pescara, sono cadute due amministrazioni comunali: prima quella del comune di Montesilvano e poi quella di Pescara. Inoltre, un’altra inchiesta, stavolta diretta a destra, della stessa Procura, ha segnato la fine, come assessore, di Lanfranco Venturoni e un altro assessore regionale, Daniela Stati, sempre a causa di una inchiesta da cui è uscita indenne, si è non solo dimessa, ma è anche passata dal Pdl e Fli. Insomma l’Abruzzo, più della Campania e di qualunque altra regione italiana, è al centro di arresti eccellenti ed eccellenti indagini da quasi un decennio, arresti che certo la Procura è chiamata a fare, ma che, di fatto, finiscono per rallentare o paralizzare la vita pubblica e, in ultima analisi, la vita dei cittadini, spesso non portando a nulla di fatto. Dopo l’arresto di Roselli e gli altri, il segretario regionale del Psi Abruzzo, Massimo Carugno, ha dichiarato di ritenere eccessiva “l’applicazione degli arresti domiciliari sia per la natura squisitamente amministrativa dei reati contestati, sia perché tale provvedimento, arrivando dopo mesi, sarebbe inutile per il prosieguo delle indagini”. Di fatto, restano, anche in questo caso, di difficile comprensione quali esigenze di prevenzione si vorrebbero tutelare col provvedimento. Sempre a parere del segretario Carugno, che di professione è avvocato, “ancora una volta in Italia la applicazione della carcerazione preventiva desta dubbi e perplessità e si impone ormai una revisione legislativa, in senso garantista, di tale provvedimento, limitandola a reati e ad imputati che siano effettivi e concreti portatori di pericolo ed allarme sociale”.
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