La doppia strage norvegese


(di Carlo Di Stanislao) – Uno fra gli immortali capolavori della letteratura norvegese, da sempre improntata sul realismo psicologico, si intitola “La danza attraverso il mondo delle ombre”, scritto da Kristofer Uppdal fra il 1911 ed il 1924, in cui si narra, con toni efficaci e ricchezza di particolari, la triste epopea di quei contadini che, nel momento dello sviluppo industriale, dovettero lasciare i campi per le officine, smarrendo la propria identità storico-culturale in un mondo estraneo o addirittura ostile, con assunzione di atteggiamenti reazioniari, spesso violenti ed estremi. Tornano in mente le figure di questo romanzo oggi, dopo che un’autobomba esplosa nel centro di Oslo e le raffiche di mitra abbattutesi sui giovani del partito laburista, radunati per un campo estivo nell’isola di Utoya, a una cinquantina di chilometri dalla capitale, in attesa del premier Jens Stoltenberg, hanno provocato un’ecatombe con almeno 91 vittime e fatto tremare la Norvergia. Quello che è già stato ribattezzato “venerdì nero” della Nazione Scandinava, è iniziato alle 15,26, con una forte esplosione nel cuore della Capitale, in un’area dove sorgono, gli uni vicini agli altri, i palazzi che ospitano le principali sedi istituzionali e i gruppi editoriali più influenti del Paese. Lo scoppio è avvenuto sulla Akergataa, la strada che porta alla fortezza di Akershus, lo storico bastione eretto a protezione del porto e all’Aker Brygge, il molo che divide i moderni palazzi della Oslo più trendy e la città storica e dove sorge anche il Nobel Peace Center, dedicato ai grandi uomini che negli anni hanno ricevuto l’ambito riconoscimento. A distanza di un paio d’ore, a qualche decina di chilometri dall’Akergataa, scoppia di nuovo l’inferno. Un uomo vestito da poliziotto irrompe nella location in cui sono radunati i giovani laburisti per il loro meeting annuale. Un campus estivo, tra politica e natura. L’uomo è in divisa e forse per questo all’inizio nessuno bada al fatto che tra le mani ha una mitraglietta. All’improvviso la impugna e apre il fuoco. Si parla dapprima di poche vittime e di attentati di matrice islamica, poi, invece, il bilancio si fa ben più drammatico e si apprende che il killer che ha aperto il fuoco nel meeting dei giovani laburisti è norvegese, ultranazionalista, collegato ai movimenti di estrema destra, un cristiano “integralista” ed ultraconservatore. Il giovane, a quanto si apprende, è proprietario di una fattoria agricola sulla riva occidentale del fiume Glomma ad Asta, piccolo villaggio tra le località di Rena e Elverum, nella regione dell’Hedmark, cuore agricolo della Norvegia, dove si era trasferito da appena un mese. Per preparare l’attentato avrebbe comprato grandi quantità di fertilizzanti –“tonnellate” riferiscono sul posto- nel più vicino Felleskjopet (magazzino della comunità) a Rena, ad una decina di chilometri, località con meno di duemila abitanti. Ad Oslo abitava in un appartamento nel quartiere ovest della città, zona ricca della capitale che la polizia ha già perquisito. Ai ragazzi che partecipavano al raduno si era presentato travestito da poliziotto e giustificando la sua presenza con la scusa di seguire un’indagine. Ha invece aperto il fuoco sulla folla usando, scrivono i media, un fucile da caccia, un’arma automatica e una pistola mentre intorno i ragazzi cercavano una via d’uscita fuggendo a nuoto dall’isola di Utoeya o fingendosi cadavere. Poche ore prima, Breivik era stato visto sul luogo dell’esplosione nel centro di Oslo. Secondo, tuttavia, diverse testimonianze dei ragazzini presenti sull’isola di Utoya, gli autori della carneficina potrebbero essere due. Lo scrive il sito online del quotidiano norvegese Aftenposten, secondo il quale uno dei responsabili potrebbe essere libero. “Abbiamo lavorato con grande attenzione per chiarire la situazione e siamo ancora impegnati a capire se vi è un numero due”, ha detto l’ispettore di polizia Einar Aas Oslo del Distretto di polizia. Oggi si legge sui giornali Norvegesi che almeno sette sono stati i morti per l’esplosione nella Capitale e 84 gli uccisi, tutti giovani fra i 14 ed i 19 anni, nell’Isola di Utoeya, il che rende i due attentati più grave episodio di violenza in Norvegia dalla fine della seconda guerra mondiale. Una strage senza senso che fa sprofondare il Paese in una “notte buia”: il sogno di una nazione “disarmata” è stato distrutto in un terribile pomeriggio di luglio, titolano molti giornali norvegesi. Ma, sebbene Oslo non sarà più come prima, poiché “violata” e ferita nel suo orgoglio, la reazione composta del popolo norvegese, è la migliore risposta al terrore una lezione che in tanti dovrebbero recepire!. Come dicono in molti fra i giornalisti norvegesi, non saranno le bombe, tuttavia, a minare le solide basi del popolo norvegese, anche se niente tornerà come prima. Il Regno di Norvegia è l’unico paese scandinavo e uno dei pochi paesi europei a non far parte dell’Unione Europea. Il Paese è una monarchia parlamentare in cui le funzioni del re, oggi Harald V di Norvegia, sono soprattutto cerimoniali. Il consiglio di stato è composto dal primo ministro e dai suoi ministri, nominati formalmente dal re. Il parlamento norvegese, lo Storting (noto anche come Stortinget, che significa “il parlamento”), ha 169 membri. I deputati vengono eletti ogni quattro anni dalle 19 contee con sistema proporzionale. Lo Storting si divide in due camere, Odelsting e Lagting, anche se la maggior parte delle volte funziona come un parlamento unicamerale. Dal 2005 il primo ministro norvegese è Jens Stoltenberg, a capo di una coalizione rosso-verde composta dal Partito Laburista (AP), dai Socialisti (SV) e dal Partito di Centro (Sp). Due referendum, uno nel 1972 e l’altro nel 1994, hanno decretato il rifiuto della Norvegia a far parte dell’Unione europea con uno stretto margine di voti. Nelle ultime elezioni, del 2009, i laburisti hanno ottenuto il 35,4% (64 seggi), il Partito del Progresso guidato da Siv Jensen il 22,9% (41 seggi) mentre i Conservatori il 17,2% (30 seggi). L’alleanza rosso-verde ha ottenuto in totale 86 seggi confermandosi alla guida del paese, oltre ai Laburisti hanno infatti ottenuto 11 seggi a testa tanto il Partito della Sinistra Socialista quanto il Centro, entrambi con il 6,2% dei voti. Malgrado il successo del centrosinistra nel corso delle elezioni del 2009 il centrodestra ha guadagnato qualche seggio allo Storting rispetto al 2005, soprattutto grazie al balzo in avanti dei Conservatori guidati da Erna Solberg. Secondo un comunicato ufficiale della Farnesina, nessun italiano risulta coinvolto nella strage norvegese di ieri, mentre l’Unita’ di crisi del ministero degli Esteri e’ in stretto contatto con l’ambasciata d’Italia a Oslo, che a sua volta e’ in contatto con le autorità norvegesi. In queste ore vengono effettuate anche ricerche dirette negli ospedali per verificare la presenza di nostri connazionali. Queste verifiche proseguiranno finché le autorità di Oslo non scioglieranno la riserva sul coinvolgimento di cittadini stranieri negli attacchi. Oggi, 23 luglio, Wikileaks pubblica documenti USA secondo i quali i servizi di intelligence della Norvegia erano già stati criticati per l’incapacità di tenere traccia di cellule terroristiche ed il Paese era sospettata di aver abbassato la guardia circa la prospettiva di un attacco terroristico. Un dispaccio del 2009 descrive il servizio di sicurezza del Paese Scandinavo come “incomprensibile” e aggiunge “semplicemente non può tenere il passo”. Venerdì sera, il leader laburista Jens Stoltenberg, in diretta tv, aveva detto che “il terrorismo non deve farci paura” e ribadito la vocazione pacifica della nazione norvegese. Tuttavia, l’episodio norvegese, dimostra la fragilità di tutto l’Occidente nei confronti di iniziative terroristiche e non solo di matrice islamica. Le immagini del centro sventrato della capitale norvegese ricordano in maniera drammatica quelle degli attacchi alla metropolitana di Londra o alle stazioni di Madrid, mentre la comunità internazionale, alle prese da troppo tempo con problemi che stenta a risolvere, fa fatica a comprendere pienamente – agendo, soprattutto, di conseguenza – che solo una nuova forte collaborazione internazionale deve essere alla base della lotta al terrorismo, interno o esterno che sia.


23 Luglio 2011

Categoria : Cronaca
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