Estate in Abruzzo, vattelappesca…
L’Aquila – ANNOZERO PER LA NOSTRA POVERA REGIONE – Se un turista italiano o straniero dei tanti che – dicono anche gli albergatori – che si trovano nella nostra regione volesse sapere cosa si fa qui o là , quali manifestazioni ci sono nel mese di luglio, dove, da quando e fino a quando, in cosa consistono, come si svolgono, dovrebbe… domandare a uno pratico. Chi risiede fuori, poi, non ha alcuna possibilità di sapere alcunchè dell’Abruzzo estivo. Per appurare se mai ci sarà la Perdonanza a L’Aquila (misteri e silenzi, eppure manca un mese…), o quando e come si svolge la Giostra cavalleresca a Sulmona, o anche cos’è GustiAmo Lanciano, ma anche quando si può visitare Collemaggio a L’Aquila o la basilica di Fossacesia, il turista ipotetico potrebbe solo telefonare ad un conoscente, o ad un amico informato. Non parliamo poi delle zone archeologiche aquilane, o dei musei. Saperne di più è impresa ardua. Solo per il Gran Sasso aquilano è tutto più semplice: tutto chiuso, funivia ferma, e passa la paura. Non c’è da fare altro che una passeggiata, volendo.
Questo è il turismo in Abruzzo. Non esiste una pubblicazione, un depliant, una guida, uno straccio di opuscolo informativo a livello regionale, da reperire negli uffici turistici. Non esiste un’azienda del turismo. La Regione ha deciso di sopprimere quella che porta il nome di APTR, ma non dovrà fare un grande sforzo: sopprimerà il nulla. Siamo nel 2011, l’Abruzzo nonostante i suoi amministratori piace a molti, e grazie all’aeroporto ci arrivano anche in tanti. Ma, stando per esempio al mare, dovranno accontentarsi della spiaggia e del pub serale. Altro non c’è da fare, immaginare tour culturali verso l’interno, gite per turisti che vogliono vedere la regione, è chiedere troppo. Il turismo abruzzese è così. Quando arriva una manifestazione, ovviamente finanziata anche con denaro pubblico, se la giocano in pochi e a casa loro. Promozione, lancio, diffusione? Cosa sono? Roba che si mangia? Se gli organizzatori paesani e ristretti non sanno promuoversi, dovrebbe pensarci il turismo regionale, magari in una agile e articolata visione d’insieme. Dovrebbe. Chi sa se l’assessore Di Dalmazio si è mai domandato: potremmo migliorare? Potremmo uscire dal paesanismo congenito che ci asfissia?
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