Governo e politica, è ora di dare
L’Aquila – (G.Col.) – IL GOVERNO HA SPREMUTO, ADESSO DEVE DARE: URGENTI INTERVENTI FISCALI E PER IL LAVORO – La manovra fatta “presto e bene”? Ha prelevato molto dalle tasche degli italiani, e ha tradito molto le promesse che garantivano il contrario. Mai dire mai, la politica dovrebbe almeno ricordare il famoso film con James Bond, prima di aprire bocca e giurare… il falso. Come puntualmente fa. Non si quadrano i conti, senza prendere, e un Tremonti dovrebbe saperlo. Oppure lo sa, ed è Berlusconi a ignorarlo. C’è anche la possibilità che tutti mentano, sapendo di mentire.
SPREMUTI – Come che stiano le cose, siamo stati spremuti, ogni famiglia sborserà 1.000 euro di più all’anno, e via così. Modelli e similitudini che si adattano al paese Italia, non al cratere sismico. Qui le cose sono diverse e la musica deve essere differente. I politici abruzzesi, di tutti i colori, di ogni provincia e collegio elettorale, hanno il dovere di unirsi e puntare ad ottenere per la provincia aquilana due cose: lavoro e rinvii fiscali.
LE TASSE, almeno secondo qualche mezza ammissione di Gianni Letta, non sono un problema archiviato. C’è, forse, lascia capire il sottosegretario abruzzese, il tempo di tornarci su e di strappare qualche agevolazione per i “craterini”: nè più nè meno di quanto concesso per altri terremoti. L’area aquilana, in cui la zona franca non è arrivata nè – ragionevolmente – può ritenersi imminente, ha bisogno quanto meno di sostanziose agevolazioni fiscali protratte nel tempo. Non palliativi, non ordinanze, non provvedimenti fatti cadere dall’alto all’ultimo momento, come una grazia o una concessione bonaria del Signore governante. Occorrono misure serie, stabili, ben congegnate e ben operanti.
LAVORO E PRECARI – La zona ha perso posti di lavoro, aziende commerciali, attività produttive. E conta centinaia di precari ai quali vengono concessi di volta in volta pochi mesi di vita. Nessuno sa fino a quanto. Nessuna ripresa è possibile in situazioni del genere: nè materiale, nè psicologica. I politici debbono arrivare ad ottenere percorsi di stabilizzazione almeno nella pubblica amministrazione. Nessun precario conduce una vita normale. Non esistono alternative, non c’è lavoro sostitutivo, non si può dire a nessuno; se perdi questo posto, cercane un altro. Non ne esistono. Del resto, le aziende in fase di sviluppo (come la Spee dell’Aquila) non possono ampliarsi e assumere, come intenderebbero fare. Drammatici errori della politica glielo impediscono. Assurdo, ma è così.
L’INCREDIBILE STORIA DI PILE – E’ in discussione l’intero nucleo produttivo di Pile: a rigore molte aziende lì presenti dovrebbero chiudere subito, per ordine del prefetto e del sindaco, non essendo garantita la sicurezza: pericolo costante di alluvione. Situazione nota da anni a tutti, non per questo affrontata con misure adeguate lungo il corso del fiume Aterno. Magari semplici vasche di contenimento. La politica ci ha dormito sopra, come ha fatto per la minaccia terremoto, per gli edifici dichiarati malfermi e a rischio sismico, per tutto ciò che richierebbe coraggio e parole chiare. La politica insabbia, nasconde, spera sempre che tocchi ad altri, a quelli che verranno. Lo struzzo, a confronto, è un animale coraggioso.
LA GENTE ANDRA’ VIA, LA POLITICA PAGHERA’ – Il cratere non è come il resto del paese: il lavoro e le agevolazioni fiscali sono punti non rinviabili. Non se ne esce e, se le cose non cambieranno, a pagare il prezzo più alto sarà sì la popolazione (che finirà per andare altrove: molti lo hanno già fatto), ma molto di più la politica. Ci rimetterà la “ghirba”. Se si deve soccombere, varrà il “muoia Sansone con tutti i filistei”. E quando si cade dall’alto del potere e del benessere connesso, ci si fa male.
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