Sciami sismici? Tutto può essere… Ora la scienza va con i piedi di piombo
L’Aquila – (Foto da Google: Collemaggio colpita dal sisma) - (di G.Col.) – Un terremoto arriva quando gli pare, anche senza preavviso: non sappiamo, e non sapremo, per ora, quando e dove. Possiamo supporre che nelle zone sismiche ciò sia più probabile. E’, lo abbiamo scritto altre volte, come per gli incidenti stradali: possiamo “prevedere” che lungo l’autostrada ce ne saranno, ma non quando, quanti, dove e a chi capiteranno. Più probabilmente a chi si comporta con minore prudenza.
Negli sciami sismici che affliggono da settimane il Montefeltro e l’area a nord della Sicilia, come dei tanti altri terremoti nel Centro Italia, di cui leggiamo quasi ogni giorno, e con stupore anche nella zona romana, in pratica non possiamo dire nulla. Parola di sismologi: diversi, tuttavia, da quelli che si riunirono a L’Aquila nella commissione Grandi Rischi. Sciami del genere possono seguire una scossa forte, possono precederla, possono anche avere vita autonoma e dileguarsi nel tempo senza che accada nulla di importante. Prudenti dopo ciò che è accaduto a L’Aquila, i sismologi – ripetiamo: altri sismologi, non quelli sotto processo a L’Aquila – pesano le parole e lasciano tutte le porte aperte. Pensano giustamente che comunicare conviene, specie quando c’è di mezzo il terremoto, con la massima prudenza e senza giocare agli ottimisti per forza. Ieri l’agenzia AGi ha pubblicato un servizio, che riportiamo: “Non c’e’ nulla di anormale negli sciami sismici che si stanno registrando in queste ultime settimane al nord (Appennino forlivese) al Centro (Monti Sabini) e al Sud (Nebrodi). Tutto rientra nella normale attivita’ sismica della Catena Appenninica, anche se le scosse sono state avvertite anche nella Capitale, area di solito poco o per nulla sismica.
A spiegarlo e’ Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma che insieme ai suoi colleghi sta studiando da vicino i fenomeni in Corso. “In questo momento – spiega – si stanno registrando una serie di sciami sismici in diverse zone dell’Appennino. In particolare nella zona della provincia di Forli’ Cesena, in quella dei monti Sabini e sui Nebrodi. Nell’area dell’Appennino Forlivese stiamo registrando scosse da circa un mese e mezzo. si tratta di due fenomeni distinti. All’inizio gli epicentri delle scosse erano maggiormente concentrati nella zona di Bagni di Romagna, poi, dopo una certa attenuazione del fenomeno, abbiamo registrato negli ultimi giorni una certa ripresa con uno spostamento verso Ovest di circa una decina di chilometri dell’area degli epicentri”. Si tratta per il momento di scosse relativamente deboli che difficilmente superano i 4 gradi di magnitudine, ma che sono state avvertite dalla popolazione anche in grandi aree urbane, come Firenze. “E’ un tipo di attivita’ sismica che abbiamo gia’ riscontrato in questa zona nel passato” dice l’esperto. Non si puo’ sapere pero’ se lo sciame sismico sia precursore di un terremoto piu’ violento, anche se sappiamo che nella zona si sono registrati terremoti anche di una certa intensita’ con magnitudine superiore a 5. Anche il centro e il Sud sono interessati a fenomeni analoghi. In particolare nei giorni scorsi una serie di scosse sono state avvertite anche a Roma e hanno destato una certa attenzione da parte dell’opinione pubblica. “In questo caso ci troviamo di fronte a due fenomeni diversi” spiega Amato. Abbiamo avuto una prima scossa domenica sera nella zona di Morlupo ai margini orientali dei Monti Sabatini, di intensita’ 3,6 e relativamente poco profonda, solo 2,7 chilometri. Questa scossa si e’ sentita molto bene a Roma ed e’ legata a fenomeni di vulcanesimo residuo dell’apparato dei Monti Sabatini.
“Si tratta – dice Amato – di un area vulcanica molto estesa che evidentemente risente ancora di una circolazione di fluidi (acqua, anidride carbonica) che di tanto in tanto danno luogo a piccoli terremoti residui. Ma e’ una zona in cui storicamente non si sono mai registrati dei terremoti rilevanti e credo che questa scossa isolata sia espressione di un fenomeno davvero molto diradato nel tempo.
Altro sciame sismico e’ in corso sui Nebrodi in provincia di Messina. “si tratta – ha spiegato a www.terrascienza.it Raffaele Azzaro sismologo della sezione di Catania dell’Ingv – di un evento che rientra perfettamente all’interno dello sciame sismico che si e’ attivato in questo ultimo mese nell’area dei Nebrodi. Dal 22 giugno scorso – continua il responsabile dell’area sismologia dell’Ingv di Catania – abbiamo registrato in tutto circa 2.300 scosse. La maggior parte di queste ha avuto una magnitudine compresa tra 1 e 2,5 gradi con una profondita’ variabile introno ai 6-9 chilometri”. La scossa piu’ importate nella zona ha registrato una intensita’ pari a 4,1 della scala Richter ed e’ avvenuta lo scorso 24 giugno causando lievi danni ad alcuni edifici fatiscenti. “Dai dati in nostro possesso – spiega Azzaro – siamo davanti a una forma di attivita’ sismica tipica delle dinamiche della fascia appenninica. Non possiamo sapere se questo sciame e’ precursore di altre e piu’ intense scosse. I dati ora mostrano che siamo di fronte a un netto decremento del numero delle scosse in questa area”. Non e’ possibile sapere pero’ se ci sara’ una forte scossa in queste aree colpite da sciami sismici. “Lo sciame sismico di per se’ non dice molto” – spiega Amato – perche’ possiamo avere una scossa forte iniziale e poi degli sciami di assestamento, oppure possiamo avere delle piccole scosse che poi sono seguite da altre piu’ forti, infine potremmo avere solo lievi scosse che non danno seguito a nessuna scossa. Tutto e’ possibile e niente e’ prevedibile. L’unica cosa da fare, “e’ – dice l’esperto – quella di verificare se l’area in cui si vive e’ o no a rischio sismico e, sulla base di queste considerazioni verificare la resistenza della propria abitazione e degli edifici pubblici (scuole in particolare) che vengono frequentate dai nostri figli”. “Questo pero’ e’ un avvertimento che vale indipendentemente dalla presenza di uno sciame sismico. Chi vive in quelle aree deve essere consapevole che una scossa importante puo’ arrivare in qualsiasi momento, che ci sia uno sciame sismico oppure no”.
L’ultima frase è davvero molto chiara. Magari l’avessimo sentita dagli studiosi e da chi doveva occuparsi del fenomeno che tormentava L’Aquila fin dal dicembre 2008, culinato con il disastro del 9 aprile 2009, e continuano per due anni quasi ininterrottamente. Se alla gente fosse stato semplicemente detto: “State in guardia, qui può succedere tutto o niente, ma la storia insegna…” le cose, forse, per molti, sarebbero andate diversamente.
Non c'è ancora nessun commento.