Due mondi, distanti una vita
(di G.Col.) – Un giovane italiano disoccupato dopo il fallimento di una banca inglese, in cui lavorava, si è guardato intorno e, a Londra, dove è rimasto a vivere, ha aperto… otto gelaterie. Ha imparato a far gelati buoni ed ha cominciato. Ha raccontato alla radio, in un’intervista il 13 luglio, di aver formato la società in venti minuti via Internet (4 sterline il costo), e aperto la prima gelateria in due settimane. Burocrazia zero, ostacoli zero, scartoffie quasi zero, problemi nessuno. Bustarelle? Nessuna. Aveva le carte in regola, e gli hanno lasciato aprire in pochi giorni. Ora, dopo un anno di lavoro (le sue sedi si chiamano “Gelatomio”), sta bene e di tornare in Italia nemmeno gli passa per l’anticamera del cervello. La banca se l’è scordata proprio.
Come fai a non pensare agli ambulanti aquilani che, dopo due anni, con tutto il terremoto, aspettano ancora il loro mercato in piazza d’Armi? Come fai a ignorare ciò che ha scritto oggi 13 il giornalista Stefano Dascoli sul Messaggero (12.000 euro solo per fotocopiare le carte che servono ad uno dei consorzi di ricostruzione in centro)? Come fai a non piangere sulla spalla del tuo vicino, se ha voglia di ascoltare i tuoi sfoghi, perchè sei nato qui e non altrove? Come fai ad avere il coraggio di pensare ad un domani, non tanto per te, quando per chi oggi ha vent’anni? Verrebbe voglia di volare a Londra a sorbirsi un gelato. E anche di restarci… nonostante Murdoch.
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