Aree bianche e vincoli del 1975
L’Aquila – Scrive l’avv. Rodolfo Ludovici: “Il dibattito che, da qualche tempo, si è aperto sulle c.d. “aree bianche” presenta aspetti di rilievo e, per un certo verso, sembra superare il problema specifico dei vincoli imposti dallo strumento urbanistico vigente fin dal lontano 1975, che pure ha una sua dimensione importante.
Infatti, da un lato, sembra alimentato dalla carenza, anche a seguito di un evento così catastrofico per l’intero comune e, soprattutto per il Capoluogo, quale è stato il sisma del 2009, di un qualsiasi confronto sul futuro della nostra città e sulla sua ricostruzione, tanto che l’iniziativa dell’Assessore Gianfranco Giuliante viene a rappresentare una occasione importante e significativa di dialogo.
Dall’altro lato ci porta a riflettere su di un dato che potremo definire “cronicizzato”: l’impossibilità per il nostro Comune di trovare “un giusto equilibrio tra interessi contrapposti che sono da un lato l’interesse pubblico a servire il maggior numero possibile di persone nel miglior modo possibile (quanto a comodità, servizi, ecc…); dal lato opposto l’interesse, egualmente pubblico, ad addossare alla collettività costi eccessivi e l’interesse privato, ma giuridicamente protetto, dei proprietari delle aree”.
Il giudizio sopra riportato anche se espresso, nel 1984, dal Consiglio di Stato in occasione dell’annullamento del P.E.E.P. del 1972 per sopradimensionamento del piano (sent.35/84), sembra, più che mai, ancora vivo ed attuale in quanto la riflessione dell’Assessore Gianfranco Giuliante circa l’opportunità della reiterazione dei vincoli dettati per i servizi pubblici dal P.R.G. del 1975 ripropone, automaticamente, il problema del loro sovradimensionamento e della loro comprovata inutilità.
Infatti anche la dotazione dei detti servizi pubblici è stata prevista su un calcolo viziato sia per quanto attiene il numero di abitanti insediati e sia per la dotazione prevista dal D.M.1444/68, nella stessa maniera dei calcoli per la determinazione delle aree da destinare all’edilizia economica e popolare, e, quindi, anche tale dotazione è sovradimensionata.
Inoltre il Comune dal 1975 ad oggi ha dimostrato di non saper utilizzare gli spazi desinati a servizi pubblici se non in una maniera minima o, addirittura, insignificante, dimostrando, così che al sacrificio imposto ai propri cittadini, in termini fondiari, non corrispondeva e tanto meno corrisponde oggi alcun interesse pubblico.
Per questo la reiterazione dei vincoli non soltanto verrebbe a rappresentare un’operazione illegittima ma anche una attività illogica e priva di quei contenuti di equilibrio che già il Consiglio di Stato, nel lontano 1984, ha ritenuti indispensabili.
Peraltro la reiterazione dei vincoli risulta oggi regolamentata e cristallizzata nei sui limiti oggettivi e risulta legittima solo nel caso il Comune dimostri l’impossibilità di prescindere dall’utilizzo di una specifica area per la realizzazione di una determinata opera pubblica, già prevista nel bilancio e nel suo piano triennale, da completare entro cinque anni e, peraltro, renderebbe indispensabile un indennizzo.
Dunque non sembra giustificata la critica sollevata nei confronti dei Commissari ad Acta, nominati per porre rimedio all’inerzia mantenuta dal Comune in quanto la reiterazione dei vincoli scaduti risulterebbe illecita, inutile ed estremamente costosa.
Prescindo da questo aspetto l’intervento dell’Assessore Gianfranco Giuliante presenta, però, aspetti di notevole interesse specie nella parte in cui rileva il “silenzio” della nostra Amministrazione Comunale ed il suo disinteresse per qualsiasi forma di collaborazione e partecipazione dei cittadini, e si sofferma su alcuni meccanismi della pianificazione comunale.
Ha ricordato, infatti, che l’elaborazione di un nuovo strumento urbanistico è già, da anni, in elaborazione e, come da lui accennato, “lasciato nei cassetti” ed ha considerato che dai cittadini può bene pervenire un supporto ed uno stimolo alle scelte dell’Amministrazione.
Questa è, sicuramente, una base di confronto che sarebbe auspicabile venisse adottata dal nostro Comune.
Invece, come è facilmente prevedibile, dal silenzio in cui finora è restato il nostro Comune uscirà, all’improvviso, come una sorta di Moby Dick, con una “brillante” soluzione, studiata nella solitudine dei suoi uffici ed elaborata da tecnici accuratamente scelti ad insindacabile giudizio del Sindaco, con cui dimostrerà che i principi europei e nazionali posti a difesa dei diritti dei suoi cittadini, la Costituzione Europea, l’art.42 della nostra carta costituzionale, gli orientamenti della giurisprudenza amministrativa, sono del tutto estranei alla sua attività ed alle sue scelte e che, per questo,i cittadini aquilani sono in sua “balia”, proprio come le piccole barche dei pescatori di balene di cui cj ha parlato Hernan Melville.
Dal tono dell’intervento del 6 giugno non sembra, però, essere questo che l’Assessore Giuliante auspica in quanto gli accenni a strumenti urbanistici perequativi, di condivisione e di concertazione portano a pensare che la soluzione al problema dei vincoli già scaduti dal 1984 da lui ventilata sia da ricercarsi su procedimenti di comparazione degli interessi pubblici, connessi con il governo del territorio, con quelli privati, basati sui diritti soggettivi di proprietà.
Ci si augura, per questo, che una simile visione del rapporto tra cittadini ed Amministrazione possa essere quella che caratterizzerà l’attività futura del nostro Comune in un momento così drammatico e delicato della sua storia.
Diversamente i Commissari ad acta non solo continueranno ad operare ma ad essi si affiancheranno le decisioni di risarcimento del danno di cui noi cittadini saremo chiamati a sopportare le spese”.
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