Il baraccone ha dato molti ok
(di G.Col.) – (Foto: “gutta cavat lapidem”) – Il baraccone del Salone della ricostruzione, aperto generosamente verso tanti, ha sciorinato mirabili tecnologie, strepitosi intenti, valanghe di parole, cascate di ottimismo. Il capo della struttura tecnica Fontana ha addirittura assicurato che la cassetta degli attrezzi è al completo, che tutto è dunque pronto per la ricostruzione. Domani il Salone chiuderà i battenti, tutti sbuffando dal caldo se ne andranno a riposare, e L’Aquila ricomincerà ad aspettare di essere rimessa in piedi. Lo fa da 27 mesi e qualche giorno. Anzi, non fa altro, a parte il tentare di orizzontarsi tra commissari, ordinanze, disposizioni, conflitti istituzionali, berci di politici, urla e insulti di manifestanti come quelli sfilati nelle squallide periferie aquilane ieri 7 luglio. Ma a qualcosa e a qualcuno bisogna credere: limitarsi a dire a tutti “mo jetesene”, come diceva uno degli slogan più modertati letti ieri, è improduttivo. Già , jetesene: e poi chi ricostruisce? Confidiamo, perchè non c’è altro da fare, nella cassetta degli attrezzi evocata da Fontana. Il baraccone del Salone ha dato molti ok e spruzzato incentivi al fare e al dire. Ci aspetta un’estate calda e, stando all’anno scorso, anche improduttiva? Speriamo di sbagliarci. E appuntiamo le parole di Fontana. Gliele ricorderemo spesso. Gutta cavat lapidem. E di lapidi da bucare a L’Aquila ce ne sono davvero tante: un mare di macerie.
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