Balzi e sobbalzi dal piccolo schermo


(di Carlo Di Stanislao) – Da “Quelli che il calcio” se ne va la Ventura ed arriva Vittoria Gabello, preferita alla Baliva e questa è davvero una doppia buona notizia, soprattutto se si tien conto delle agenzie che suggeriscono una fuga della “regina” della tv spazzatura (con “L’isola dei famosi” ed altro), verso Sky, scelta che non ha portato bene, in passato, neanche ad un “inaffondabile” come Fiorello, che ora gira per piazze, invece che sui tubi catodici. Ma ciò che dal variegato mondo del “nuovo focolare” più ci colpisce in questi giorni, è la incredibile vicenda Santoro-Mentana, con il secondo che, dopo aver sponsorizzato l’arrivo su La7 del primo, ha poi deciso di dare ragione all’azienda che chiedeva, come sacrosanto diritto, di conoscere i contenuti della nuova trasmissione che Santoro avrebbe voluto condurre. Un po’ come dire che l’anchorman di Annozero non poteva pensare di farla da padrone in casa altrui. Una polemica che si è riversata, nero su bianco,in una lettera aperta che Santoro ha deciso di mandare al “collega”, nella quale ha specificato la loro diversa visione del potere, cosa che li rende “diversamente liberi”. Battuta che non poteva non generare una replica decisa, ma che soprattutto, ha messo in evidenza due ego smisurati e in rotta di collisione ancor prima del previsto. Vale la pena ricostruire la vicenda, che rischia di essere ridicolmente spinosa, dopo la piega che ha preso negli ultimi giorni. Lunedì scorso, tantissima gente è accorsa per assistere all’ evento “Buon compleanno Tg La7″, organizzato da Caffeina Cultura, nella suggestiva cornice di Parco del Paradosso, nel quartiere medievale di San Pellegrino a Viterbo. Ospite d’onore Enrico Mentana, che ha iniziato a raccontare delle attese e delle speranze riposte nella sua nuova rete, degli ascolti del suo tg che aumentano sempre più, del suo “andare contro” la linea editoriale di altri telegiornali, dando notizie che non trovano spazio al Tg1, diretto da un berlusconiano, o al Tg 3, diretto da una simpatizzante del PD. Poi, dopo alcune altre battute, è entrato in maniera chiara sul tema Santoro e detto: “Santoro è andato in onda grazie alla decisione del magistrato e quindi ha potuto svolgere il suo lavoro come meglio poteva. A La 7 non andrebbe in onda con la decisione di un magistrato e quindi non avrebbe tutta la libertà avuta in Rai. Penso che la trattativa si sia arenata su questo punto. Comunque sia, uno come Santoro lo prenderei al volo e penso che La 7 potrebbe essere veramente uno spazio dove Michele possa esprimersi al meglio. Per ciò che mi riguarda mi sono sentito sempre libero dai tempi di Mediaset. La libertà si conquista lavorando bene e dando le notizie senza piegarsi davanti a nessuno“. Riprendendo poi il tema della sua risposta-intervista sul Corriere della Sera, circa il “diversamente liberi”, Mentana ha chiarito: “Io non sono diversamente libero, perché la libertà è una sola e non è mai relativa. E nei miei tg non troverai una sola marchetta. Non telefono ai politici nè loro mi telefonano. Non voto; ho pagato con la disoccupazione vera e senza sponde il dissenso con l’azienda con cui lavoravo. Siamo diversi, certo. Credo che la nostra libertà sia la stessa, identica anche a quella del cittadino che sceglie da chi farsi informare e come”. Intanto, su L’Espresso, Maurizio Costanzo, che sarà anche sbiadito, ma di televisione ne mastica, sostiene che forse Santoro ha visto la trappola di una televisione con limiti anche ne La7 e, pertanto, sta ipotizzando di andare su un network di televisioni locali. Ma, a questo punto, io mi chiedo: si è forse sentito in qualche modo legato Gard Lerner a La7 con il suo “Infedele”? Forse alcune malignità di Libero non sono del tutto fuori luogo, soprattutto quando lui, Michele Santoro, fa ventilare l’ipotesi di un intervento dello stesso Berlusconi per boicottarne il passaggio a La7. In effetti, come ricorda il quotidiano diretto da Belpietro, quando si è misurato con il mercato, lavorando per Mediaset, Sua Santorità viaggiava su cifre molto inferiori a quelle in Rai, intorno al 12 per cento, sicchè, nel 1997, l’emittente berlusconiana decise di limitare “Moby Dick” alla sola serata del giovedì, in quanto il martedì veniva regolarmente sbriciolato da “Pinocchio” di Gad Lerner: 20 per cento circa contro un misero 9,5 o poco più (Aldo Grasso parlò di “Calvario degli ascolti”). In effetti questi sono i dati ed è questa la storia su cui, anche, occorre meditare. Ma c’è pure chi è malevolo circa il buon Mentana e sostiene, nei blog, che Enrico sta giocando una gran partita: prima si è spinto a dichiarare la certezza del passaggio di Santoro a La7, ben sapendo che era prematuro parlarne e quali erano i problemi contrattuali (la famosa “tutela aziendale”), praticamente risolvibili solo con la rinuncia di Santoro e ora, si finge indignato e chiede all’azienda “chiarimenti inoppugnabili”, solo perché, se Lorenza Lei glie lo chiedesse, sarebbe pronto al balzo in Rai, per occupare proprio lo spazio che fu di Santoro.


07 Luglio 2011

Categoria : Cronaca
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