Ricostruzione: regole per tecnici e imprese – Basta accaparramenti di incarichi


L’Aquila – (G.Col.) – Tra i tanti problemi che la ricostruzione (27 mesi il 6 luglio, di concreto niente di niente) comporta, uno è stato evidenziato ieri – presente il sottosegretario Letta – ma era da tempo sui giornali, e nessuno se ne dava per inteso. Come in tanti altri casi, del resto. Siamo lontanissimi dai paesi civili e democratici, in cui la stampa riesce ad avere un ruolo e uno spazio. Qui dà solo fastidio, salvo poi scoprire che ha spesso ragione da vendere, dice cose vere, sottolinea quasi sempre problemi autentici. La stampa da mesi scriveva: troppi incarichi a singoli tecnici, troppi lavori a singole imprese. Un accaparramento incontrollato, febbrile, sospetto e in molti casi favorito da acquiescenze e distrazioni forse non disinteressate. Piatto ricco, mi ci ficco, ricordate?
Ieri è stato autorevolmente spiattellato: ci sono studi tecnici che hanno fino a 200 incarichi. Aggiungiamo: da mesi e mesi ci sono imprese che hanno assunto decine e decine di lavori, e non ne portano avanti nessuno. Tutto a rilento, tutto in ritardo, tante attese, tanta pazienza da parte dei cittadini. E’ uno dei motivi per i quali la ricostruzione è uguale a zero. E lo sarà ancora per molto.
Se le teste pensanti e la politica (quella che comanda, ad alto livello) si sono finalmente accorti dell’accaparramento, provvedano, altrimenti qui non se ne esce e trascorrerà inutilmente anche questa estate già inoltrata: la stagione dei cantieri e dei lavori edilizi.
Provvedere come? Semplice. Imponendo, magari con le ordinanze o con altri strumenti legali che se non ci sono, si possono creare, limiti e termini precisi a tutti. Se lo studio tecnico ha assunto un impegno, sia costretto anche a rispettare scadenze e termini, altrimenti perde il lavoro e paga i danni. Stesso discorso per le imprese. E’ tempo che in una città che attende la ricostruzione (che nel 1703 avvenne, comunque) siano fissate regole severe, rigide, uguali e giuste per tutti. Regole da rispettare grazie a controlli rigorosi, ad opera di autorità affidabili e oneste. Già, oneste. E’ chiedere troppo? Sembrerà scorretto a molti affermare che le regole non debbono valere solo per gente in odore di mafia. Pensiamo ai disonesti, ma teniamo nel recinto anche gli onesti, perchè il mare di denaro che ondeggia attorno al cantiere L’Aquila, come l’Atlantico contro le dighe olandesi, è una irresistibile sirena. L’Aquila vuole regole, severità, serietà, e soprattutto vuole e deve rimettersi in piedi. Sarà lecito guadagnare per il giusto lavoro, ma non sguazzare nelle circostanze. E si rispetti il diritto di lavorare delle imprese aquilane, quando è possibile, ma di tutte quelle in possesso di requisiti. Senza figli e figliastri. E’ chiedere troppo, forse, visto ciò che è accaduto in passato. Ma chiediamolo.


07 Luglio 2011

Categoria : Cronaca
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