L’Aquila sa farsi solo del male – Dopo anni di silenzi e inettitudine, Coop sbatte la porta


ban00000069448L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – La storia della Coop a L’Aquila è la prova scientifica di una piaga storica: L’Aquila sa farsi solo del male, e continua a farselo mentre la natura pare volerla punire del peccato di inettitudine, di accidia, che è nel DNA della comunità. Dei cittadini come dei loro politici, in quanto eletti (e mai defenestrati, se inacapaci) da loro. La storia Coop, se volete, è un male cittadino, perchè gli aquilani soci sono 25.000. La Coop ha aperto e venduto utilizzando risorse che gli aquilani le hanno generosamente consegnato. Intanto, altri commercianti che avrebbero voluto crescere, sono stati soffocati, rintuzzati, ignorati. Come non pensare che dietro tutto ciò ci siano interessi personali di basso profilo? Con tutta la buona volontà, si alzi in piedi e gridi forte chi non lo pensa. Non vediamo nessuno in piedi, nè lettere al sito, commenti, rivelazioni di lettori: vediamo solo qualche banalità, c’è anche chi se la prende con i sindacalisti. Forse anche loro hanno delle colpe. Come le hanno le organizzazioni del commercio, i politici “tuttologi” che dicono la loro sempre su ogni argomento. Sulla vicenda Coop, che si trascina da molti anni, nessuno ha mai detto cose oneste, chiare, veritiere. E’ nato l’iper Aquilone, che di strade spianate ne ha avute tante. Crescono sospetti e dubbi.
Il discorso lo troverete più chiaro e sensato se vi ricordiamo che la Coop tenta di aprire da almeno sei anni. Da Palazzo Margherita nessuno – diciamo nessuno – ha mai dato risposte come i due monosillabi più semplici del mondo in ogni lingua: SI’ oppure NO.
Non lo ha fatto neppure l’attuale amministrazione, in carica da due anni che non sono due minuti. Non lo ha fatto nessuno. E la Coop poi si è anche visto espropriato il terreno (che aveva acquistato presso S.Antonio) per l’edilizia sismica.
Come si può parlare di “atteggiamenti incomprensibili” quando la Coop annuncia di mandare all’altro paese questa città inerte, insicura, ottusamente temporeggiatrice, “indecisa a tutto” per dirla con un grande umorista? Sei anni non sono bastati per una risposta. Grandi frenatori, o grandi elemosinieri, o grandi chi sa cos’altro (immaginate…), hanno vanificato un ennesimo insediamento che comunque avrebbe dato occupazione e offerto ai consumatori sconti, sottocosti e così via. Sapete che in una Coop della costa si è venduto olio extravergine di oliva a 1,90 al litro? Olio buono, di etichetta, mica olio per trattori usati… Sapete che la pasta di una delle migliori marche (ben nota, inutile citarla) è stata venduta a tonnellate a 99 centesimi al chilo, quando solitamente costa 2,20 euro? E il caffè’ della marca migliore a metà prezzo? Anche molti sfollati hanno caricato i carelli e le auto: avrebbero potuto farlo nella loro città. Ma la loro città non sa dire sì o no…
Ora L’Aquila, che boccheggia in coma per il terremoto, troverà ancora la forza meschina di rinfacciarsi stridulamente colpe, ritardi, lentezze vergognose, irresolutezze che le hanno scavato la fossa negli anni, molto più del terremoto del 6 aprile. Aggiungiamo 90 disoccupati alle altre centinaia già accertati, e a quelli che decideranno di farla finita con la politica del suicidio e delle incompiute. Riflettiamo tutti su queste cose, prima di decapitare questo e quello o di berciare le solite banalità contro un’azienda che, tutto sommato, ci guadagna bene solo andando via. Con 25.000 soci aquilani!
(Nella foto: Uno spot che snocciola sconti e vendite sottocosto: la gente accorre in massa e fa affari, tra sconti e tessere societarie dei centri commerciali)


01 Luglio 2009

Categoria : Economia
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati