Pile a rischio esondazione: e se arriva la zona franca?


L’Aquila – IL PROBLEMA DI CUI NESSUNO VUOLE PARLARE – (Nella foto l’ultima alluvione nel dicembre 2010) – Zona franca, ammesso che mai arrivi (è attesa da 27 mesi): dove potranno insediarsi eventuali nuovi siti produttivi? E’ il problema di cui nessuno vuole parlare, tenuto accurtamente sotto silenzio, tra rimpalli e scaricabarile di responsabilità e competenze. Viene fatto di pensare all’area produttiva di Pile, ma non è questa la soluzione possibile. Anzi, è ben più probabile che da Pile i siti produttivi siano prima o poi costretti a sgomberare. La situazione, drammaticamente pasticciata e confusa, resta irrisolta da molti anni, ma ora diventa pressante. La zona franca, infatti, prima o poi dovrà pur arrivare, se governo e politici locali non hanno spudoratamente mentito per due anni, prendendo in giro L’Aquila terremotata.
Sull’argomento torneremo, per ora conviene una sintesi, perchè tutto sia chiaro a tutti. L’area di Pile, solcata dal fiume Aterno, è a forte rischio esondazione. Qualche mese fa c’è stato l’ultimo allarme: acque ben oltre gli argini del fiume. I fenomeni meteorologici estremi che si susseguono dicono molto esplicitamente che esondazioni e alluvioni sono più che possibili, sicuire e accrescono la loro frequenza e periodicità. L’area è notoriamente da sempre a rischio, e fu commesso il solito spaventoso errore all’aquilana localizzandovi l’area di espansione. Nucleo industriale, comune, prefettura, regione, sanno perfettamente che il rischio c’è ed aumenta con il tempo. La legge dice che gli insediamenti industriali devono trovarsi al sicuro e gli imprenditori debbono garantire l’incolumità dei loro dipendenti. A Pile certo non è così, tant’è vero che si vietano espressamente ampliamenti di siti produttivi esistenti. O almeno, nessuno si assume la responsabilità di autorizzare ampliamenti, mentre il comune si gingilla tra scartoffie inutili, come ha fatto con un’azienda, qualche mese fa, negando l’autorizzazione ad ampliare, ma non per il rischio esondazione, bensì per altri pretesti assurdi derivanti da disposizioni burocratiche. La verità è che a Pile c’è pericolo. Comunque, nessun sito produttivo nuovo potrà insediarvisi, e quindi la zona franca non troverà sbocchi pratici. Non è escluso che qualcuno si stropicci le mani ritenendo i ritardi una manna dal cielo: almeno nessuno dovrà trovarsi faccia a faccia con pesanti responsabilità e irrisolvibili problemi.
Prospettive: niente ampliamenti, niente nuovi insediamenti, e concreta possibilità che qualcuno decida di andar via. Questo è il presente della città che deve rinascere, principlamente sul piano economico e occupazionale. E su tutto questo, nessuno pronuncia una parola, nessuno mette il problema sul tappeto, nessuno ha la coscienza di tentare una soluzione, prima che sia davvero troppo tardi. Desta più di qualche dubbio l’inerzia della politica locale, che pensa a disputarsi la futura carica di sindaco, continuando a danzare sull’orlo del precipizio.


29 Giugno 2011

Categoria : Cronaca
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