“Fine Finmek? Fallimento politica locale”
L’Aquila – Dopo la notizia di ieri sugli stabilimenti Finmek dell’Aquila e Sulmona, destinati alla fine, Lelio De Santis, dell’IdV, scrive: “La crisi del comparto industriale nella Provincia dell’Aquila – spiega – viene da lontano e sta dentro la crisi piu’ generale della Regione, che da anni con Governi di sinistra e di destra annaspa alla ricerca di un modello di sviluppo alternativo e duraturo. Con questa decisione, bisogna prendere atto del fallimento della politica industriale nazionale e locale, che ha privilegiato o ha subito la presenza di aziende che hanno utilizzato i finanziamenti pubblici, i siti industriali e la forza lavoro locale, lasciando sempre la testa pensante e la cabina di regia altrove. Ha fallito, allo stesso modo – rileva De Santis – la classe politica locale, fatta da Parlamentari, Sindaci, Consiglieri Regionali- complice anche la timidezza del Sindacato- che nel corso degli anni ha illuso i lavoratori e la citta’ sull’arrivo di possibili imprese interessate a subentrare per garantire produzione e livelli occupazionali. A L’Aquila, come a Sulmona, la classe politica locale non ha avuto la forza ed il coraggio di opporsi alla tattica del rinvio e delle menzogna, messa in atto dall’ Azienda e dal Governo, ma non ha avuto, soprattutto, la lungimiranza di capire che la crisi del settore industriale sarebbe cresciuta anche a causa del piu’ complesso processo di globalizzazione. Una classe politica responsabile e lungimirante – prosegue il segretario Idv – avrebbe potuto e dovuto pensare per tempo ad un nuovo modello di sviluppo, capace di mettere al centro le potenzialita’ del territorio e basato sulla valorizzazione dello risorse locali, a cominciare da quelle ambientali e culturali. Ora, nessuno puo’ pensare che la fine dell’industria in provincia dell’Aquila, ed il conseguente impoverimento dell’intero territorio, si sia verificato per caso o che non ci siano responsabilita’. In tanti – conclude De Santis – farebbero bene a fare autocritica per rispetto degli operai e dei cittadini”.
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