Enti e aziende turismo, bei tempi
(di G.Col.) – In gioventù ci capitò di lavorare, da precari, è chiaro, all’Ente provinciale turismo. Le iniziative, anche di grande spessore culturale, si susseguivano. L’azienda di soggiorno e turismo, che localmente affiancava l’ente provinciale, produceva tra l’altro una stagione di serate estive al Solarium della piscina comunale con ospiti del calibro di Mina e Celentano, Rita Pavone o Nini Rosso. Mai più vista qualcosa del genere a L’Aquila. Negli anni successivi fu il buio totale. Oggi è tenebra profonda. Il turismo, allora, esisteva a livello locale e a livello provinciale. L’ente di Teramo, il migliore d’Abruzzo, faceva scintille. Ottima l’azienda di soggiorno di Pescara. Oggi siamo alla liquidazione dell’azienda regionale del turismo, l’APTR, aggrumata a Pescara, e sono chiusi o inesistenti gli altri ufficetti periferici. Il turismo abruzzese, estivo e invernale, è qualcosa che tende a zero, presenza evanescente e del tutto inutile che pensa solo a promozioni improduttive e a tenere in vita se stessa. Il turismo, in 40 anni, è franato sul piano organizzativo, è morto sul piano delle idee, e la politica turistica è qualcosa che esiste – se ne sente parlare come di Samarcanda – nel Nord e in Romagna, o in Versilia. Questo ha saputo fare la politica nei decenni che ha sprecato, dando del bene unicamente a se stessa. Oggi la Regione dice di voler cambiare marcia e itinerario, e fa i funerali all’APTR, che non ne aveva bisogno: era già qualcosa di deceduto, di ectomplasmatico, di imbalsamato. Da tempo immemorabile. Quindi non si elimina nulla, perchè nemo alienare potest quod non habet. E’ latino, un’antica lingua che parlavano nel Lazio, e poi nel mondo intero, e che oggi è stata anch’essa inumata, come tutto quel poco di buono che c’era in questo paese.
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