Antimafia, chieste confische beni sospetti
L’Aquila – RIGUARDA CHI E’ IN ODORE DI MAFIA – Una decina di informative nelle quali si chiede la confisca delle quote o delle azioni di aziende, anche grandi, in odore di mafia che stanno lavorando alla ricostruzione post terremoto, sono state inviate a diverse procure italiane dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila. Lo riferisce questa sera l’agenzia AGI. Le indagini sono state svolte in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia e, secondo i pm aquilani, hanno evidenziato chiare infiltrazioni nella ricostruzione, soprattutto di ‘ndrangheta e camorra. In particolare, le segnalazioni sono state inviate alle procure di Napoli, per soggetti che sarebbero affiliati alla camorra, e Bologna, per soggetti residenti a Reggio Emilia, ritenuti collegati alla ‘ndrangheta. “La procedura – ha dichiarato il sostituto Olga Capasso, foto, della Direzione nazionale antimafia, distaccata all’Aquila per seguire da vicino le inchieste sulle infiltrazioni della criminalita’ organizzata nella ricostruzione post-terremoto – prevede che la Procura nazionale antimafia interessi ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione, le procure distrettuali dove risiedono queste persone. Moltissime delle societa” che lavorano qui anche per la ricostruzione – ha aggiunto – hanno pure la sede qui o per esempio a Roma, ma per poter procedere occorre vedere il luogo dove dimorano i titolari delle quote. Questo la Procura nazionale lo ha fatto e lo fa, adesso sta ad altre procure che sono state sollecitate eventualmente emettere misure di prevenzione”. L’invito ad agire della Dda dell’Aquila alle altre procure, e’ emerso nei giorni scorsi quando il tribunale dell’Aquila, su istanza della stessa Capasso e del procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, e’ stato emesso il primo provvedimento di confisca in Abruzzo ai danni di due societa’ tra Tagliacozzo e Carsoli, nelle quali sono transitati i tesori occulti di Ciancimimo senior. “Ci sono segnali di presenza mafiosa – ha concluso la Capasso – di conseguenza abbiamo fatto segnalazioni alle procure di riferimento e stiamo aspettando le risposte”.
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