Ricostruzione, 30 giugno: perchè imporre scadenze per presentare i progetti?
(di Giampaolo Ceci) – Oramai non mi meraviglio più di nulla. Il buonsenso sembra essersi perso tra le contraddittorie disposizioni di questa tormenta ed incredibile ricostruzione aquilana. Mi riferisco al perentorio termine, fissato al 30 Giugno per la presentazione dei progetti degli edifici classificati “E” posti fuori dalle zone rosse.
Il segnale dato dal legislatore ai progettisti é evidente e anche condivisibile nella sostanza.
In pratica il legislatore dice: “Progettisti, fate presto e non prendetevela comoda!”.
Ma se questo è il significato, allora il principio deve valere per tutti! Per la FINTECNA, per la RELUIS per la CINEAS, per gli uffici comunali e per lo stesso legislatore che dovrebbe sanzionarsi quando emana norme che costringono a gettare tutto e ricominciare i progetti a due anni e passa dal sisma.
Mettiamoci d’accordo allora e imponiamo scadenze a tutti con eguale rigore.
In questo caso poi, la minaccia è pure senza costrutto. Perché il 30 giugno? Cosa accade di irreparabile se si consegnano dopo? E poi se tutti consegnano il 30 giugno e le istruttorie durassero tre mesi (ci sono le sante ferie), allora tutti dovrebbero cominciare i lavori ad ottobre? Ve o immaginate 3 mila cantieri che aprono quasi contemporaneamente? Col clima Aquilano poi, iniziare ad ottobre è una pazzia! Allora perché tanta fretta se tanto si comincerà comunque la prossima estate?
Cosa si attende il legislatore, che ora per paura dei ritardi i progettisti riescano a fare i disegni più in fretta? Che i computi escano più velocemente dal computer? Che i rilievi vengano magicamente redatti in un solo girono? I progetti hanno un tempo tecnico, non c’è nulla da fare se non quello di semplificare la mole di documentazione che lo stesso legislatore però pretende e spulcia minuziosamente, contraddicendosi.
Scommettiamo che la minaccia non potrà sortire effetto alcuno? Che poi, detto fra noi, la data perentoria è una pretesa pure ingiusta, perché non colpisce i presunti responsabili dei ritardi, ma si rivolge verso chi ha subito i danni del sisma e con questa disposizione corre il rischio di perdere i contributi o indennizzi che dir si voglia per colpe non sue.
Che farà ora il legislatore a seguito della richiesta di proroga dei tecnici? Non c’è dubbio, farà l’ulteriore pessima figura di chi decide senza aver ponderare prima ciò che dice e si dovrà rimangiare la scadenza.
Non sarebbe accettabile per un politico fare perdere i contributi alla sua gente. Troppo alto il rischio di una punizione elettorale.
Non ci sono validi motivi per fare una guerra e irrigidirsi su una disposizione posta senza alcuna logica.
Nessuna critica senza proposta.
Quindi, la proposta. A mio avviso sarebbe stato più sensato dire: i proprietari di immobili che non potranno presentare la richiesta di contributo entro il giorno XX del mese di YY 2011 coi relativi progetti, si vedranno decurtata la somma del contributo concedibile dei 1% per ogni mese di ritardo e avranno diritto a rescindere ogni contratto professionale già stipulato”.
In questo caso si che il risultato sarebbe stato di velocizzare i tempi. I proprietari avrebbero detto ai loro tecnici di fiducia: “senti caro, sei in grado di rispettare la data imposta dal legislatore? Perché l’1% al mese te o detraggo dalla parcella e lo paghi tu sia chiaro..!”
I progettisti oberati da incarichi avrebbero potuto decidere come organizzarsi meglio e quindi se accettare il rischio o rinunciare.
Ma perché sono io, oscuro ingegnere senza patria che deve proporre soluzioni ai politici Aquilani?
Ditemi se sbaglio. Ho bisogno di sentirmi dire che sbaglio, perché, nonostante l’età potrei anche montami la testa!
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