L’opinione – Batosta rinnovata, ma senza prospettive
(di Carlo Di Stanislao) – I vertici della Lega si sono riuniti nella sede di via Bellerio, a Milano, non appena trapelate le prime notizie sul quorum ampiamente raggiunto(57%) e sulla plateale vittoria dei sì, su tutti e quattro i quesiti. “Alle Amministrative, due settimane fa, abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine”, ha dichiarato il solito Calderoli, che è loquace solo quanto Bossi lo lascia libero. Come scrive “La Stampa.it”a spaventare il Carroccio è la delusione della base e l’alta percentuale di votanti: chiaro segnale politico per un cambiamento radicale di rotta, se si vuole evitare il tracollo. “Domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c’è il due senza il tre…”, ha rincarato il Ministro per la Semplificazione, quasi come piccata risposta a quanto detto da Berlusconi stamani, durante la conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Netanyahu: “A seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovremo dire addio all’opzione delle centrali nucleari e impegnarci sul fronte delle energie rinnovabili”. Maroni, ultimo a giungere in via Bellerio, ha già detto la sua sul governo e prima degli esiti di questo voto: giù le tasse e via dalla Libia, fiutando che ormai nella base del Carroccio aumenta l’insofferenza nei confronti delle “ganasce” fiscali di Equitalia e una sforbiciata alla pressione fiscale sarebbe un “regalo” per l’elettorato verde. Ma non solo: l’emorragia di immigrati libici che investe costantemente l’isola di Lampedusa (nella notte fra sabato e domenica sono sbarcati in 1.500) non piace per niente al popolo del Senatùr: via dalla Libia e un taglio netto a tutte le altre costose operazioni militari in cui è impegnata l’Italia, sono la soluzione. Come scrive Il Giornale, ai leghisti l’operazione contro Tripoli non è mai andata giù e il ministro della sicurezza e dell’immigrazione punta dritto sulla diretta conseguenza del conflitto: gli sbarchi. “Berlusconi si deve fare portavoce sulla scena internazionale della richiesta di fermare i bombardamenti e lasciare spazio alla diplomazia. Finché in Libia ci sarà la guerra non c’è alcuna possibilità di fermare gli sbarchi dei profughi che scappano da lì”, ha detto perentorio Maroni. Circa l’opposizione, con quorum incassato il centrosinistra canta vittoria e fa pressing sul governo. Pier Luigi Bersani parlando di risultato “straordinario, eccezionale e pieno di speranza e fiducia per un cambiamento possibile” dà a questo voto una lettura fortemente politica: “Questo voto dice che il governo è su una strada diversa da quella su cui viaggia il Paese. Il governo vive su un altro emisfero”. Quindi la richiesta, chiara, lanciata in primo luogo a Silvio Berlusconi: “Si dimetta e passi la mano al Quirinale”. “Prima c’era una crisi politica conclamata con una impasse su decisioni fondamentali da prendere per il Paese e ora, a questa, si aggiunge un distacco profondo con i cittadini. E’ da irresponsabili non riflettere su questo e non rendersi conto che questa situazione non si risolve con tecniche di sopravvivenza. Un grande Paese non può andare avanti così”. Quanto al leader dell’ Idv Antonio Di Pietro, si dice ”orgoglioso, dopo il dovere svolto da magistrato con Mani pulite, di aver con il referendum fatto qualcosa di importante per il mio Paese”. Paese che si è dimostrato “vivo che crede nella Costituzione e che nei momenti democratici importanti vuole fare sentire la sua voce”. Tuttavia, frena Di Pietro, “non è un referendum che serve a dare una spallata. La spallata si dà spiegando ciò che si vuole fare che non criticando ciò che non hanno fatto quelli del centrodestra”. Quindi, avverte: “Invece di fare a gara per mettere il cappello sull’esito di questo referendum (perché allora dovrei ricordare che quando eravamo da soli a raccogliere le firme tutti ci deridevano…), lavoriamo a costruire una alternativa credibile”. Anche il Terzo Polo reclama le dimissioni del governo, con Italo Bocchino del Fli che sottolinea come il risultato dei referendum parli chiaro e rappresenti “una ulteriore e sonora bocciatura di Berlusconi”,. ‘. Il leader Udc Pier Ferdiando Casini dal canto suo sottolinea come “il dato di oggi è più clamoroso di quello delle amministrative, la sberla vera l’ha presa la Lega”. Sprona a guardare già a oltre Berlusconi Francesco Rutelli di Api: “Nessun governo, tanto meno il governo Berlusconi, mi sembra sia in grado di fare le riforme richieste da Mario Draghi e dall’Europa. Parlo di un governo del dopo-Berlusconi, con il Pdl, il Pd e Terzo Polo”. Felice si dichiara Nichi Vendola, per il quale ”perde l’Italia delle lobbies” e ”vince quella dei beni comuni”. ”Oggi c’è stata una straordinaria partecipazione che indica la vitalità democratica di un Paese che sta cercando con grande determinazione di uscire fuori da un’epoca buia. L’Italia di oggi è un’Italia che sta provando a rifondare il proprio spazio pubblico, le proprie virtù civiche”, ha dichiarato il leader del Sel. Il Pdl dal canto suo fa quadrato ribadendo che il voto nei quattro referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento non costituisce un segnale rivolto dall’elettorato al governo. “Legare l’esito di questo voto alla tenuta del governo, come si sono affrettati a fare sinistra e Terzo polo, è una operazione vecchia e poco rispettosa del Parlamento e delle sue regole alle quali ci si appella a corrente alternata e solo quando fa comodo”, afferma il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Il solito Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, dichiara: “”Il popolo e’ sovrano sempre, e sempre le sue decisioni vanno rispettate. Per questo, non seguiremo il vizio storico di una certa sinistra, che esalta gli elettori quando votano liberamente in un certo modo, ma grida al regime quando gli stessi elettori votano altrettanto liberamente in un altro modo. Gli elettori hanno parlato, e dunque vanno ascoltati. Punto. Detto questo, pero’, se la sinistra rispetta davvero gli elettori, ora non deve strumentalizzare ne’ distorcere il loro pronunciamento, o manipolarlo per attribuirgli un significato o un effetto politico che non ha”. E rincara: “”Gli italiani hanno votato su alcune precise questioni, e non erano certo chiamati a pronunciarsi pro o contro il Governo. Chiunque brandisca questo esito referendario come un verdetto favorevole o contrario all’uno o all’altro schieramento politico fa un torto agli elettori, li inganna, e pretende di abusare delle loro decisioni”. Ma, come scrive su Terra Aldo Garzia, di là da queste dichiarazioni, nel cenrtrodestra è paura, anzi tremarella, anche se tentano di minimizzare di tirare a campare come ma già intravedono “responsabili” che alzano il prezzo, leghisti che raccolgono firme per spostare due o tre ministeri al nord, pr non parlare dei contrasti tra Giulio Tremonti e il premier sulla politica economica alla vigilia di una manovra correttiva da fare entro giugno e di una finanziaria sostanziosa da varare a ottobre. Due scadenze che creano grande nervosismo nel premier, non abituato a fare sacrifici e tanto meno a chiederne agli altri. In caso di “non quorum”, il governo potrebbe comunque tirare un po’ il fiato. Ma neppure per molto. Il 21 giugno inizia alla Camera e al Senato quella “verifica” auspicata dal presidente Giorgio), il crollo del centrodestra potrebbe essere alle porte, ma, per intanto, si vedono coese o credibili alternative di governo. “Con Bersani ci siamo sentiti. Stiamo mettendo in piedi un cantiere programmatico per un progetto politico alternativo al governo di centro destra”, ha detto il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, durante la conferenza stampa nella sede del partito, subito dopo i risultati del referendum. A chi gli ha chiesto quale sia ora la conseguenza del voto sulla maggioranza, il leader dell’Idv ha subito replicato: “il voto deve avere come conseguenza, all’interno dell’opposizione, quella di costruire un’alternativa. Io la chiamo Idv2. Una proposta per ottenere la maggioranza dai cittadini non solo per le cose che sta facendo male la maggioranza”. Il fatto è che non si vede come tenere assieme l’Idv (1 o 2) con il Sel e, ancora, con i terzisti che, a questo punto, reclamano in ogni caso, di contare. Come ha più volte scritto Eugenio Scalfari, quello che con un po’ di enfasi possiamo chiamare il popolo di sinistra si divide in due diverse tipologie: chi vuole sognare e chi vorrebbe progetti concreti su temi concreti che interessano la vita di tutti. E i temi concreti, sono la riforma fiscale, la giustizia, il federalismo, il Mezzogiorno, la sicurezza e non vi nessuna unità, su ciascuno di essi, nel variegato mondo della cosiddetta sinistra. Inoltre, a sinistra, manca anche il leader e vi sono molti dubbi su figure come Matteo Ricci, Grillo e anche, ci duole dirlo, Nichi Vendola, il vero trionfatore di Milano e colui che, in politica, parla un linguaggio davvero nuovo. Certamente Vendola ha carisma, capacità affabulatorie ed è capace di far sognare, ma le capacità vere di governno in situazioni complesse, sono ancora tutte da verificare. Il fatto è, come ha scritto su L’Opinione Arturo Diaconale, che la stessa sinistra italiana ha complesse e poco conciliabili idee gramscian-gobettiane, intrecciate di clericalismo di stampo dossettiano e, quindi, molto difficile anche solo da capire. L’unico che, di fatto, è riuscito a cambiare l’Italia facendola unità, infatti, è stato un uomo di destra: il liberare di scuola anglosassone Camillo Benso di Cavour, che diede vita alla formazione di una maggioranza ampia di moderati di diversa gradazione in grado di dare stabilità ad un governo difendendolo dagli attacchi delle forze antisistema e, poi, con questa invenzione, fece nascere di fatto la destra storica e, successivamente, il centro sinistra, che portarono a termine il suo capolavoro politico, di cui ancora beneficiamo.
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