Il digitale supera il libro stampato


(di Carlo Di Stanislao) – Si intravede nel web l’orizzonte nuovo, il medium in cui far rinascere il tema “dell’architettura di pietra”. Uno spazio culturale “slargato” e “fluido” molto diverso rispetto al luogo “perimetrato” e “bloccato” del libro; un canale comunicativo innovativo di produzione, di trasmissione, di fruizione di contenuti, ma anche network sociale, partecipato e relazionale con individui che s’incontrano, conversano ed interagiscono in rete. La scelta, questa volta, è a favore del cyberspazio e delle sue nuove potenzialità; un mondo del tutto particolare dove inedite modalità di elaborazione, distribuzione e fruizione dei contenuti (affidata alla trasmissione digitale di testi, immagini, suoni) hanno dato vita, negli ultimi quindici anni, ad una vera e propria rivoluzione culturale. Così,dicono alcuni, le idee si prendono così la loro rivincita rispetto alla “dolce tirannia” del dispositivo chiuso e concluso del libro, rinascono senza perdere le acquisizioni raggiunte, ricercandone altre attraverso forme aperte di produzione intellettuale di natura cooperativa. Nel 2010 Amazon ha dichiarato che sono stati distribuiti più libri in formato digitale rispetto a quelli con la copertina rigida e per questo i più costosi e non certo le edizioni più economiche ed è per questo che in realtà non si tratta di un vero e proprio sorpasso, tuttavia la notizia è interessante. Amazon ci fornisce delle stime ben precise: ogni 100 libri classici, ne vengono venduti ben 105 digitali. Dall’anno scorso la loro vendita è diventata 3 volte superiore e tutto questo, probabilmente, grazie anche a dispositivi come Ipad e tablet simili che continuano a guadagnare una parte sempre più consistente del mercato. Oltre a questo, bisogna denotare un importante aumento dei titoli disponibili in formato elettronico, basti pensare che quelli attualmente disponibili sono ben 950000 e molti di questi sono libri davvero recenti o quelli che vengono solitamente considerati “ best seller”. Oltre a questo, possiamo vedere in un’altra statistica l’enorme vantaggio dei libri digitali: il prezzo. Infatti ben 790000 di questi titoli disponibili costano meno di 7€ mentre costerebbero più del doppio nel formato classico. Una parte significativa del successo dei libri digitali è da attribuirsi al dispositivo Kindle realizzato da Amazon stessa: un lettore di eBook il cui display, grazie alla tecnologia e-ink, risulta confortevole ben oltre quanto permesso dagli apparecchi LCD/LED tradizionali. Ma è anche l’intero “ecosistema” predisposto dal colosso a fare davvero la differenza: il software per accedere all’immenso catalogo (oltre 950 mila pubblicazioni) è infatti disponibile anche per Windows, Mac OS X, Android, BlackBerry, iPhone/iPad o Windows Phone, e l’utente è libero di accedere al materiale acquistato su tutti gli apparecchi, senza vincoli di usabilità davvero restrittivi. Ma, nonostante tutto, io continuo a preferire i libri stampati, monumenti di carta che con idee affidate alle tracce dei linguaggi della scrittura, del disegno, della fotografia e con in più un valore intrinseco di oggetti concreti, fisici, tangibili, “docili” a seguire il corpo nell’atto della lettura. Il piacere del libro stampato va ben oltre la gratificazione della condivisione di idee e la duttilità di fruizione a cui fa riferimento Umberto Eco. Si può affermare – senza paura di essere smentiti – che il fascino del libro è legato alla sommatoria di piaceri molteplici. Al centro poniamo – indubbiamente – la “seduzione” intellettuale esercitata dalle idee trasmissibili attraverso il libro, insieme alla “comodità” di fruizione. Intorno tracciamo vari cerchi concentrici entro i quali inscriviamo le altre forme di “godimento”: il piacere visivo (connesso al guardare e al contemplare la composizione interna con lo strutturarsi delle righe di testo e la nitidezza dei caratteri, il ritmo delle pagine nell’equilibrio di spazi bianchi e caratteri neri); il piacere tattile (legato al toccare il libro con le mani che lo “soppesano”, lo “passano” sulle pagine per apprezzarne le peculiarità e le qualità della carta); il piacere olfattivo (che spesso si produce nell’aprire la confezione di un libro, riguardabile anche come “scrigno” cartaceo stratigrafico capace di immagazzinare e restituire a distanza di tempo l’odore della carta, dell’inchiostro di stampa o delle altre sostanze impiegate nella rilegatura del volume stesso). Insomma come Umberto Eco (“Perchè si amano, si desiderano, si collezionano i libri?”, Repubblica 16.9.2006) e come Guglielmo Cavallo e Roger Chartier (“Storia della lettura, Bari, Laterza, 1999), io i libri continuerò a comprarli e leggerli in stampa, a riporli negli scaffali e rispogliarli con il gusto di nuove scoperte su meditazioni sfuggite alla prima, sommaria lettura.


13 Giugno 2011

Categoria : Cultura
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