Le baruffe sulla ricostruzione
(di G.Col.) – Ci vorrebbe un altro Goldoni (nell’immagine) per scrivere un paio di commedie sarcastiche sulla ricostruzione aquilana. Ma non c’è, che si sappia. Dovremo fare a meno dell’elegante ironia dello scrittore teatrale. Rimarrà solo il ridicolo (parecchio melanconico) che trasuda dalle cronache. Domani chi sa che qualcuno, leggendole, non si diverta. Noi no, perchè siamo contemporanei e soprattutto subiamo. Chiodi e Cialente sono in sempiterno contrasto. Gli ingegneri sono in contrasto con tutti e due. I costruttori bofonchiano. L’ultima, dalle cronache del giorno 6, è del sindaco aquilano, rabbuiato da quella che sente come una mancanza di ruolo, dovuta alle ordinanze. Non vuol essere, il primo degli aquilani, il mero esecutore di disposizioni che cadono dall’alto. Vuole ricostruire lui la città , con il suo enturage di cervelli e pianificatori. E’ insofferente nei confronti del commissario che, a suo giudizio, decide tutto lui. Ma se è, appunto, il commissario, è difficile pensare che non tocchi a lui. Il fatto è un altro. Il fatto è che qui non accade nulla. Quindi che nessuno decide davvero nulla. Finirà che, lette le carte storiche, scopriremo che nel 1703 fecero assai meglio, assai di più e assai prima. Li rivogliamo.
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