Abruzzo dissennato licenzia precari e ricercatori
L’Aquila – A RISCHIO LAVORATORI AL COMUNE DELL’AQUILA E AL MARIO NEGRI SUD – Un Abruzzo scassato, che fa solo passi indietro nella qualità della vita, nel livello occupazionale, dell’aspettativa di una vita migliore da parte soprattutto dei giovani. Un Abruzzo che, nonostante stia precipitando nella graduatoria delle regioni (un tempo lontano fu la Lombardia del Mezzogiorno…), sente dire che saranno licenziati dei precari al comune del malconcio capoluogo e in uno dei centri scientifici di maggiore prestigio, il Mario Negri Sud a S.Maria Imbaro. Coltellate sociali e demolizione di ogni concetto culturale. Colpire L’Aquila e la ricerca è sintomo di disfatta su tutti i fronti. Ma esaminiamo i due casi.
MARIO NEGRI SUD – Una struttura di assoluta eccellenza, un fiore all’occhiello della ricerca italiana, ma a rischio sopravvivenza. E’ l’assurda situazione denunciata da più parti, e perdurante da mesi, che tiene tutti con il fiato sospeso. L’azienda non ha ancora approvato il bilancio 2010 e per molti mesi la maggior parte dei lavoratori non ha percepito stipendi. La crisi ha molti aspetti e sicuramente moltissime colpe e responsabilità , tanto più che il MNS avrebbe numerosi crediti che non vengono soddisfatti. In questa regione anche il blasone dell’eccellenza e del prestigio scientifico valgono zero, di fronte alle carenze della politica, che pare indifferente pur in presenza di una situazione gravissima.
COMUNE L’AQUILA – Questa mattina il sindacato UIL ha fatto suonare un grave campanello di allarme. Sono poco meno di 80 i lavoratori precari, a suo tempo assunti dalla Protezione civile in emergenza, che a fine giugno vedranno scadere i loro contratti. Un dramma sociale, ma anche un enorme problema: si tratta di personale che si occupa della ricostruzione. Se venisse a mancare, la situazione, già molto difficile, precipiterebbe. Il sindaco mette in guardia: c’è un problema anche per altri 110 lavoratori. Le relazioni che li rugardano sono state inviate più di una volta alla Regione, dice Cialente, ma risposte non ne arrivano. Un incubo sul Comune, un incubo intollerabile per centinaia di giovani, una disfatta psicologica e sociale che minaccia di devastare sempre di più una collettività che sta soffrendo.
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