Fanghi, non si sa come uscirne
Pescara – ANNI DI INERZIE, IL CONTO LO PAGANO I MARINAI – Ancora un vertice oggi in prefettura, e ancora presente con i suoi tecnici ministeriali il sottosegretario Giampiero Catone, che ha evidentemente deciso di prendere di petto la gravissima situazione del porto canale, insabbiato dopo anni di inerzia e di mancati dragaggi. Il problema ora non sono i soldi, che almeno in parte dovrebbero esserci, ma i fanghi altamente tossici: non si sa cosa farne. Nessuno aveva mai affrontato il problema del dove depositarli, una volta prelevati dai fondali. Un groviglio di incapacità , ritardi, indifferenze e colpe a non finire, che ha alla fine soffocato l’anello più debole, la marineria e l’economia che gravita attorno alle attività portuali. Oggi non si sa come uscirne. Al vertice erano presenti il sindaco, il presidente della provincia, la capitaneria (che ha dichiarato la parziale inagibilità del porto), le categorie interessate. I marinai no, quelli stanno lavorando in mare per guadagnare da vivere, o almeno tentato di farlo. Sono vigili e hanno solo sospeso le proteste, culminate nei giorni scorsi in una sommossa con blocchi stradali, bombe carta, assalti ad ufficim, vetrate rotte. La furia della gente del porto alla fine è esplosa ed è pronta a farlo di nuovo.
Per l’on. Catone occorre agire drasticamente, sulla base di dati certi. Che per ora mancano. Per i marinai, occorre un intervento serio, definitivo e permanente. Tanto più, notano concreti, che dopo tante chiacchiere che durano da mesi “i fanghi sono sempre lì nei fondali”. E c’è anche chi rileva con il senno di poi che la diga foranea, costruita anni fa, peggiora la situazione e ostacola i deflussi del fiume. Bravi, bene: un applauso. Come se la diga fosse comparsa per magìa all’improvviso e non fosse sempre stata lì, ad ammonire che proprio per questo motivo, bisognava organizzare e attuare il dragaggio periodico. Le assurdità di questa storia si sommano e denotano un mare di inettitudini da far paura. Il conto, naturalmente, ai più poveri: i pescatori.
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