Rapagnà: riaprire indagini Nereto
Roseto – “RICOMINCIAMO TUTTO DA CAPO, RISTUDIAMO LE CARTE. E SE GLI ASSASSINI FOSSERO ARRIVATI DA FUORI?” – Pio Rapagnà, ex parlamentare abruzzese, scrive: “Chiedo al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo di riaprire le indagini. Sollecito la riapertura delle indagini, ricominciando “tutto” da capo: comportiamoci come se gli assassini fossero arrivati “da fuori”. Ristudiamo le carte e chiamiamo in aiuto la Commissione Parlamentare antimafia, indagando su un “altro” movente per il quale gli assassini dovessero cercare “atti e documenti” legati ad altre vicende legate al famoso “papello” del boss mafioso Totò Riina trovato nel corso della perquisizione effettuata il 17 febbraio 2005 nella casa di Massimo Ciancimino.
Abbiamo saputo che esistono due altri personaggi che potrebbero intrecciarsi in questa drammatica vicenda: il Maresciallo dei Carabinieri Saverio MASI, prima in servizio presso il Reparto Operativo e ora nella scorta del Pubblico Ministero Nino Di Matteo, pubblica accusa nello stesso dibattimento Mori e la Sig.ra Giovanna Maggiani CHELLI, Presidente della Associazione dei familiari delle vittime della strage dei georgofili di Firenze avvenuta, per mano della mafia, il 27 maggio 1993.
Le coincidenze dei Cognomi MASI-CHELLI, “aprire” ipotesi che gli assassini possano essere stati mandati in missione a Nereto, presso i coniugi MASI-CHELLI alla ricerca dei documenti ritrovati a casa Ciancimino e del “papello” segretamente fotocopiato e, SECONDO LE DICHIARAZIONI DEL MARESCIALLO SAVERIO MASI non sequestrato ma fotocopiato di nascosto e portato in un posto segretissimo.
I due coniugi sono stati prima a lungo torturati nel fisico e poi ripetutamente colpiti con una ferocia che non trova completa spiegazione in una ipotesi di trovarsi alla presenza di una tra le tante “rapine in Villa” finita male.
Alcuni giorni dopo la strage del 2 giugno 2005, una signora, ex lavandaia, ricorda ad un giornalista che la intervistava che l’Avvocato Libero Masi aveva fatto qualche tempo prima un viaggio in Sicilia, dal quale tornò a suo dire “stranito”. Qualcosa del genere fu detta anche da alcuni parenti, nei primi giorni di indagine.
Le autorità competenti hanno il dovere di ripetere e approfondire le ricerche e le indagini per assicurare alla giustizia sia gli assassini che i mandanti, affinché questo “grande magone” che abbiamo nel cuore trovi conforto nella verità e nella giustizia”.
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