Terremoto, chi lo occultò e ignorò


(di G.Col.) – (Nell’immagine Il Messaggero,anno 1997) – Parole autorevoli, quelle dell’ex prefetto dell’Aquila, Gabrielli: ci sono anche responsabilità di chi ha governato il territorio sismico senza mai pensare al terremoto, che nella storia dell’Appennino è sempre presente, e almeno tre volte nei secoli distrusse L’Aquila e altri centri. Molti turisti si chiedevano: perchè L’Aquila è città essenzialmente settecentesca? La risposta era: perchè fu distrutta l’ultima volta e ricostruira nel 1703. Di tale livido scenario storico nessun politico, amministratore, reggitore di cosa pubblica, maggiorente o saggio cittadino, si è mai preoccupato. Come nessuno diede seguito agli studi, in epoca recente, che davano per possibile un nuovo evento sismico e rilevavano la presenza di faglie e sottosuolo capace di allarmanti accelerazioni sismiche. Il terremoto c’era, era nelle pagine di narratori e scrittori dei secoli scorsi, ma anche di scienziati e studiosi. Nel 1997 fu scritto a caratteri cubitali su diversi giornali: terremoto entro una decina d’anni. Silenzio di tomba. Studiosi dileggiati ed emarginati. Costruzioni forsennate, crescita cementizia irrefrenabile, speculazioni su aree, arricchimenti, lucro, affari e anche edificazioni malfatte. C’era anche un elenco di edifici suscettibili di crolli: il primo era la prefettura. Ha ragione quindi Gabrielli. Ha ragione chiunque abbia detto e scritto queste cose per anni. Ha ragione chi fu azzittito e messo da parte per aver messo in guardia. Su questo si dovrebbe costruire un dossier giudiziario corposo e impietoso, in base a denunce precise. Che non ci sono. Tutto ciò che è accaduto ha colpevoli. Li cerchi almeno la coscienza civile. In nome dei morti e anche dei vivi che hanno perso se stessi e la propria storia personale.



28 Maggio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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