ARTA: “Ritardi dragaggio non da noi”
Pescara – “Per l’Arta (Agenzia regionale di tutela ambientale) i lavori di dragaggio del porto canale di Pescara possono andare avanti e se sono bloccati non e’ certo per colpa dell’Arta”. Lo ha assicurato questa mattina Mario Amicone, direttore generale dell’Agenzia, foto, intervenendo in una polemica che si trascina da un po’ e che vede vari fronti contrapposti. Amicone ha ricostruito i passaggi seguiti fino ad oggi, ha spiegato le competenze dell’Arta e ha commentato che per proseguire il dragaggio, interrotto dopo il sequestro dell’impianto di trattamento di Moscufo, “e’ necessario trovare un altro impianto”.
“Siamo nel mezzo di un ciclone – ha detto Amicone in conferenza stampa – e per questo vogliamo fare chiarezza”. Sottolineando che l’Arta esegue controlli “non in modo discrezionale ma nel rispetto di norme, procedure e protocolli”, Amicone ha spiegato che per cio’ che riguarda il dragaggio l’Arta ha effettuato una prima caratterizzazione dei fanghi nel 2009, e sulla base di quei risultati e’ stato autorizzato il dragaggio, dopodiche’ sempre l’Arta si e’ occupata del monitoraggio dei fanghi a mano a mano che venivano dragati, come previsto. Da marzo 2011 sono stati dragati 9.000 metri cubi di materiali (prima 2.000 e poi 7.000) e dopo questa fase doveva partire il secondo lotto di diecimila metri cubi ma non e’ mai cominciato per cui l’Arta non ha avuto la possibilita’ di effettuare il monitoraggio, che viene eseguito dopo il prelievo dei fanghi. Nel frattempo e’ stato sequestrato l’impianto di Moscufo – ha detto Amicone – e l’impresa si e’ bloccata, ma di questo non si puo’ attribuire la colpa all’Arta. L’mpresa si e’ attivata, ha presentato delle sue analisi in base alle quali i fanghi contengono troppi idrocarburi, ma anche l’Arta ha prodotto le proprie analisi, su richiesta del Provveditorato, e i valori non sono risultati peggiorativi rispetto al 2009, per cui si puo’ andare avanti. Va quindi trovato un impianto alternativo a quello di Moscufo. Quanto ad un possibile scarico a mare dei fanghi scavati, “questa soluzione andava decisa dall’inizio – ha sostenuto Amicone – e invece si e’ scelta un’altra via che e’ quella di trattare i fanghi come rifiuti”.
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