Banderesi nel ricordo della battaglia
Bucchianico – Torna la grande festa detta dei Banderesi, inserita nel patrimonio culturale dell’UNESCO e insignita da una medaglia del presidente Napolitano. La festa è dedicata al patrono S.Urbano e richiama molti turisti, spettacolare e varipinta ogni anno da più. E’ legata ad antichi usanze pagane, dedicate al ritorno della primavera e all’abbondanza dei raccolti di maggio.Ma ha attraversato i secoli e oggi è una festa anche religiosa. Ricorda un attacco medievale, intorno al 1300, dei vicini nemici teatini, per questioni territoriali. Il coraggio e la furberia dei bucchianichesi consentirono alla città di sopravvivere e svilupparsi. Così si legge sul sito della festa: “Nell’impellenza dell’attacco, la popolazione rurale, sparsa negli indifesi casali delle numerose contrade di Bucchianico, fuggì dentro le mura, dove chiese protezione al Sergentiere, allora capitano della truppa comunale. Gli uomini si cinsero di bande rosse ed azzurre, come i colori dei vessilli cittadini, (da ciò l’appellativo “Banderese”), e trasportarono le proprie vettovaglie, raccolte in una frettolosa cernita, in carri trainati da buoi, mentre le donne portavano sul capo canestri ricolmi d’ogni cosa. La tradizione, confermata da fonti storiche, vuole, che Chieti, all’epoca, era militarmente più forte, e Bucchianico sarebbe stata sicuramente sconfitta. Ma S. Urbano, protettore del paese, consigliò in sogno al Sergentiere la strategia militare che avrebbe fatto sicuramente desistere dall’attacco e cioè, far armare tutti gli uomini validi del paese con corazze e pennacchi variopinti e farli correre, con movimenti a serpentina (“Ciammaichella”), sin dall’alba, sui camminamenti delle mura; gli schieramenti, in continuo movimento, avrebbero dato alle vedette nemiche l’illusione di un grande esercito arrivato durante la notte a sostegno della truppa comunale. I Teatini caddero nell’inganno e ritirarono la proprie milizie concludendo una trattativa pacifica con Bucchianico”. In questi giorni a Bucchianico si mangia spezzantino di vitello, simbolo dell’abbondanza, e si danza la “ciammaichella”.
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