Puritanesimo esemplare


(di Carlo Di Stanislao) – Negli USA con reati di questo tipo non si scherza e non già per ottuso puritanesimo, bensì nella convinzione che il privato identifica l’anima di chi deve occuparsi di pubblici servizi, per cui il direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha trascorso la notte nel carcere di Rikers Island a New York, separato dagli altri detenuti e posto in isolamento per questioni di sicurezza, dopo che ieri, il giudice del tribunale di New York, dopo aver esaminato gli atti che lo accusano, gli ha negato il rilascio su cauzione, malgrado la difesa avesse fissato la possibile cifra da versare in un milione di dollari per rispondere di tentato stupro, aggressione sessuale, sequestro di persona. Contro il rilascio su cauzione si erano espressi anche i procuratori dell’accusa, secondo i quali le perizie preliminari sul caso confermano le accuse nei confronti dell’imputato. La prossima udienza si terrà venerdì 20 maggio e i pronostici per il francese sono davvero molto scuri. Sessantadue anni, membro del partito socialista francese dal 1976, sposato e padre di quattro figli, nominato direttore del Fondo Monetario nel novembre del 2007, se sarà ritenuto colpevole Strauss-Kahn rischia fino 74 anni di carcere e certamente la sua fine come uomo pubblico. Il documento che illustra i capi d’accusa indica che “l’accusato ha avuto un rapporto sessuale orale e uno anale con un’altra persona sotto costrizione”, menzionando esplicitamente l’episodio di “sodomia forzata”, duereati molto gravi in America, soprattutto perché in quel Paese le condanne sono cumulabili. Già nell’ottobre del 2008 Strauss-Kahn era rimasto coinvolto in uno scandalo per una relazione con una sua dipendente al Fondo monetario, Piroska Nagy e siccome sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico e questo vale soprattutto nel diritto americano, le probabilità di una condanna esemplare sono davvero molto concrete. Da ora sino alla prima udienza, fra tre giorni, Dominique Strauss-Kahn avrà la possibilità di interrompere il processo per “dichiararsi colpevole”, uno strumento che permette alla difesa di evitare all’imputato l’imbarazzo del procedimento in aula arrivando a un accordo con l’accusa. E sembra vi siano già acquisite immagini esplicite del fattaccio, con strascico di polemiche in Francia, in seguito alla possibile diffusione in tv delle stesse, che spinge il Consiglio Superiore dell’Audiovisivo ad intervenire per chiedere ai canali televisivi d’Oltralpe ”il piu’ grande ritegno riguardo a persone coinvolte in una procedura penale”. Il Csa, in una nota in cui non nomina mai il direttore generale dell’Fmi, sottolinea che ”il principio della liberta’ di espressione e il diritto all’informazione non devono dimenticare il fatto che queste immagini sono suscettibile di danneggiare il rispetto della dignita’ delle persone”. Ebbene non è così in un Paese anglosassone, in cui ciascuno deve rispondere al pubblico della sua condotta, senza sconti, né censure. Su AgoraxVox Italia, Emilia Urso Anfuso, collega questa vicenda a quella, recente e non meno scabrosa, di Don Riccardo Seppia, parroco per 15 anni nella chiesa di Santo Spirito di Sestri Ponente, in Liguria, arrestato nei giorni scorsi per violenza su minore e spaccio di stupefacenti. Anche in questo caso una “brava persona”, irreprensibile nella condotta apparente, ma con un testosterone così fuori controllo da creare vergogne oltre il dicibile e coinvolgere in osceni soprusi dei poveri innocenti. Nei tanto criticati Stati Uniti succede e lo dimostrano questi ed altri fatti, che un potente della terra rischi da venti a più di settanta anni di carcere; succede che “no” voglia dire “no” e se anche un rapporto è iniziato in modo consenziente, se a un certo punto uno dei due dice “no” e l’altro non lo ascolta, diventi colpevole di stupro; succede che un politico, quando pretende di ingerirsi nella libertà altrui di accoppiarsi, sposarsi, procreare e adottare, divenga responsabile del modo in cui esercita privatamente quella libertà, e quindi debba almeno fingere – per rispetto dei cittadini – di razzolare come predica. Come scrive Luca Dini sul suo Vanity Fair, in Europa, invece, succede ancora oggi che Strauss-Kahn sia famoso da decenni per gli assalti a stagiste e dipendenti senza che questo non solo lo faccia finire in galera ma neppure gli danneggi la carriera politica; succede – in Italia soprattutto – che a una donna non basti dire “no”, che debba anche vestirsi come una suora e se invece gira in jeans o minigonna magari il suo violentatore prenda l’attenuante perché lei in fondo se l’è cercata; succede che il governo possa dirci come possiamo amarci e sposarci e moltiplicarci (e anche giocare: Giovanardi pensa che “The Sims” farà diventare gay i nostri figli, ) senza che noi abbiamo il diritto di pretendere da un primo ministro la sua coerenza privata rispetto ai valori che dice di difendere. Come scrive Vittorio Zucconi, profondo conoscitore di fatti statunitensi, anche se Strauss-Kahn dovesse mai uscire dopo una condanna, vecchissimo, dovunque andasse negli USA dovrebbe, per legge, informare comuni, contee, stazioni di polizia, sceriffi e vicinati del suo essere un sex offender, un criminale del sesso e questa è una vera lezione di civiltà, altro che puritanesimo. Certo, nota il sempre acuto Zucconi, Strauss-Kahn è francese, con passaporto francese e pertanto potrà dire e blaterare che e questa cagnara, attorno a lui, non è un processo a un vecchio coniglio in fregola, ma vera e propria kulturkampf, una guerra culturale fra due mondi, con il solito alibi del “puritanesimo” americano. O potrà anche invocare, come si fa in questi casi, la teoria della “trappola del miele”, fingendo di non sapere che comunque nelle trappole ci si deve cadere e gli uomini non sono orsi che non vedono, lupi che mettono la zampa nella tagliola. I difensori diranno che un rapporto sessuale, anche con graffi di unghie femminili sulla schiena come gli hanno trovato i medici, non è necessariamente un crimine, se non ci sono violenze, prepotenze, minori età. Ma il fatto è che siamo in America e non in Europa, tanto meno nella sempre permissiva e distratta Italia, sicchè bisognerà vedere cosa ne penserà il giudice.


17 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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