Processo Grandi Rischi: “Non furono tutti a tranquillizzare la gente”
L’Aquila -(AGGIORNAMENTO) – (Foto: la Commissione Grandi Rischi riunita il 31 marzo a L’Aquila, e il territorio aquilano il 7 aprile dal satellite Cosmo Sky Med) - Parata di difensori oggi al processo preliminare che vede indagati i sette componenti della Commissione Grandi Rischi, riunitasi a L’Aquila il 31 marzo 2009, pochi giorni prima del terremoto devastante. Preceduto da una serie di scosse anche forti, sempre più frequenti, che duravano dal mese di dicembre 2008. I difensori, come è coerente con il loro ruolo, chiedono che il processo non vi sia, perchè, sostengono, non esistono colpe di alcun genere a carico dei sette luminari ed esperti di sismologia e rischi sismici. Nessuno di loro, dicono gli avvocati nel’udienza preliminare di fronte al giudice Gargarella, deve rispondere di nulla. I legali hanno soppesato, ricostruito, valutato le singole posizioni dei sette, accusati di omicidio colposo plurimo in relazione a 10 decessi causati dal sisma. Persone che avevano accolto gli inviti alla calma e alla tranquillità , pur di fronte ad un minaccioso fenomeno sismico che durava da mesi. Vengono negate le responsabilità per il mancato allarme, definite colpa gravissima dal PM Picuti, ieri, secondo il quale tutti debbono essere processati. Ma soprattutto emerge nelle arringhe difensive un concetto: non tutti tranquillizzarono, i sette esperti. Il prof. Boschi, in particolare, aveva detto ed ha detto dopo che a L’Aquila il terremoto c’è sempre stato e ci sarà ancora. Quando, nessuno può dirlo. Ma forse qualcuno, in quei drammatici giorni del marzo 2009, avrebbe potuto dire alla gente aquilana: “Non prevediamo nulla, perchè non è possibile. Però attenti, siate prudenti, tenete presenti tutte queste scosse, adottate misure di cautela”. E a farlo non avrebbero dovuto essere solo gli scienziati. Così non fu. E alle 3 e 32 arrivò il 5,8 Richter che ha lasciato il segno, come almeno altre due o tre volte nella storia della zona. Il processo va avanti.
La cronaca dell’udienza di oggi. Con uno scaricabarile sulle responsabilita’ loro contestate dalla Procura della Repubblica dell’Aquila, oggi l’udienza preliminare sulla Commissione grandi rischi, e’ stata incentrata sulle difese dei sette imputati. In particolar modo di Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre e responsabile del progetto Case, Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico del dipartimento di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione Civile, unico accusato originario dell’Abruzzo e Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti. Sostanzialmente i legali hanno parcellizzato le posizioni dei singoli imputati e dei singoli ruoli e delle dichiarazioni rese nel prima, durante e dopo la riunione della Commissione grandi rischi, ribattendo all’accusa e alle parti civili che avevano puntato il dito proprio sull’unitarieta’ dell’Ente. La prima questione sollevata e’ stato l’aspetto che nessuno degli intervenuti alla riunione del 30 marzo, tranne che per i rappresentanti della Protezione civile (come ad esempio Bernardo De Bernardinis) aveva il compito di divulgare all’esterno, come da statuto, le informazioni su quanto deciso, salvo autorizzazione dello stesso Dipartimento di protezione civile. “Il mio cliente – ha detto l’avvocato Marcello Meandri, difensore di Boschi – ha sempre detto la verita’ che L’Aquila e’ una delle zone sismiche piu’ ad alto rischio e che un terremoto puo’ capitare da un momento all’altro; lo stesso non ha mai rassicurato nessuno, non ha preso parte alla conferenza stampa”. L’avvocato Alessandra Stefano, legale di Calvi ha sottolineato l’irritualita’ della riunione all’Aquila della Commissione il cui numero legale non aveva il plenum, che la stessa commissione non rappresenta la comunita’ scientifica. La parola e’ poi passata all’avvocato Filippo Minacci, legale di Dolce e De Bernardinis, il quale ha evidenziato come entrambi non sono mai entrati nel merito della prevedibilita’ del terremoto. “Dolce – ha aggiunto l’avvocato – non aveva le competenze specifiche per la prevedibilita’ del terremoto, non ha partecipato alla redazione del verbale della Commissione, non fa parte dello stesso organismo”. Sulla condotta di De Bernardinis, sempre Minacci ha detto che “la sua figura non si discosta da quella dell’ex assessore alla protezione civile regionale, Daniela Stati e allo stesso sindaco Massimo Cialente, di essere cioe’ un operativo e di aver ribadito quello sostenuto dagli scienziati, ovvero che lo sciame in atto era da interpretare come segnale favorevole, frase che e’ stata imputata improvvisamente allo stesso rappresentante della Protezione civile nazionale. Le dichirazioni del De Bernardinis non si discostano da quanto contenuto nel verbale della famosa riunione”. L’avvocato ha concluso la sua arringa affermando che se non e’ possibile prevedere un terremoto, non si puo’ prevedere neppure lo stesso rischio. Infine a difesa di Selvaggi ha parlato l’avvocato Antonio Pallotta.
“Il mio assistito – ha detto – non fa parte della Commissione grandi rischi, non e’ componente partecipante dello stesso organismo, non e’ un componente di fatto. Nel verbale – ha proseguito – sono riportate le dichiarazioni fatte da Selvaggi che ha illustrato un documento riepilogativo dell’andamento sismico degli ultimi quattro mesi. Di quello che avviene dopo noi non sappiamo nulla”. L’udienza e’ stata aggiornata al 25 maggio data in cui verranno ascolati gli avvocati difensori di Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi e Claudio Eva ordinario di fisica all’Universita’ di Genova.
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