Grandi Rischi, il PM chiede il processo per tutti. Avv. Alessandroni: “…ci sono i presupposti per il dolo eventuale”


L’Aquila – (Nelle foto a sinistra alcuni difensori, a destra il PM Picuti questa mattina) – Il sostituto procuratore della Repubblia, Fabio Picuti, ha ribadito la richiesta di processare i sette imputati nell’ambito del procedimento contro la commissione Grandi rischi, uno dei filoni della maxi-inchiesta del terremoto piu’ importanti. Rischiano il processo, dunque, Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione Civile, unico accusato originario dell’Abruzzo, Enzo Boschi presidente dell’Ingv, Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico del dipartimento di Protezione civile. L’accusa contestata e’ di omicidio colposo plurimo. Si tratta di personaggi di livello nazionale che il 31 marzo del 2009, cinque giorni prima del tragico terremoto, hanno dato vita alla riunione della Commissione grandi rischi che per la prima volta si svolse all’Aquila, da mesi interessata da uno sciame sismico. Secondo il pm i sette componenti della Commissione grandi rischi furono colpevoli di aver lanciato alla popolazione messaggi rassicuranti che hanno indotto le persone a non prendere le dovute precauzioni. Sempre nel corso dell’udienza preliminare odierna, il Gup, Giuseppe Romano Gargarella, ha escluso dalle costituzioni di parte civile le associazioni che si erano presentate, tra cui il Comitato “309 Martiri”, in quanto l’Associazione si sarebbe costituita dopo l’evento calamitoso. Inserito invece il Comune dell’Aquila, in quanto ente che da solo rappresenta gli interessi diffusi della citta’ e degli stessi cittadini. Nella sua lunga requisitoria il pm ha piu’ volte sottolineato che il processo a carico dei sette imputati non e’ necessario soprattutto per “le numerose fonti di prova raccolte che occorre sviscerare in sede dibattimentale, mezzo che consente alle parti nel contradditorio di poter smentire le tesi delle parti offese”. Il pm ha poi ricordato che gli esperti della Commissione grandi rischi non sono finiti sotto inchiesta “perche’ non sono stati in grado di prevedere il terremoto, ma perche’ avrebbero violato delle regolare di tipo cautelare che trova origine in una legge che disciplina le funzioni della stessa Commissione grandi rischi”. “La necessita’ di andare in dibattimento – ha detto nella sua requisitora Fabio Picuti – e’ dettata anche dalla circostanza che neppure gli stessi imputati si spiegano il motivo che mi sta spingendo a chiedere per il loro il rinvio a giudizio, quale sede migliore per chiarire questi aspetti?”. Sempre Picuti ha riferito al Gup del Tribunale la genesi sulla nascita del filone d’inchiesta, nato dopo un “breafing” con il Procuratore capo della Repubblica dell’Aquila e gli altri sostituti, dopo aver raccolto diverse testimonianze ritenute di estremo interesse e che andavano approfondite. Si trattava di sopravvissuti e parenti di persone morte a seguito del devastante sisma di due anni fa, in cui sostanzialmente, avevano raccontato delle rassicurazioni degli esperti subito dopo la riunione del 31 marzo che avevano indotto molti a restare nelle proprie abitazioni, nonostante lo sciame sismico in atto; case che si sono invece rivelate nella notte del 5 aprile, luoghi del dolore. Ricordata anche un’intervista televisiva al giornalista Gianfranco Colacito, nella quale si faceva riferimento, da parte di un altro esponente della Protezione civile, all’opportunità di gustare tranquillamente un buon bicchiere di vino, invece di preoccuparsi e avere paura. Un atteggiamento ritenuto quanto meno leggero e mai rettificato. Nella sua richiesta di rinvio a giudizio dei componenti la commissione grandi rischi, l’avvocato Alessandroni, ha affermato che ci si trova davanti ad un comportamento degli scienziati presi singolarmente e come commissione così omissivo da presupporre l’accusa di dolo eventuale degli stessi. Non ci sono altre spiegazioni per quello che e’ successo visto che gli stessi componenti avevano pubblicato dati scientifici così precisi sulla pericolosità sismica del territorio aquilano (probabilità di un evento >5.9 uguale a 1 entro il 2015 e quindi certezza quasi assoluta) e al tempo stesso erano a conoscenza della debolezza degli edifici del centro storico essendo anche autori o conoscitori dei vari rapporti Barberi e Abruzzo Engeenering. E’ come se la commissione avesse voluto, per ragioni da valutare nel processo, far passare un periodo di crisi sismica tranquillizzando la popolazione ma sapendo al tempo stesso che il peggio potesse accadere. Se i difensori riuscissero a dimostrare tale fattispecie in sede processuale l’accusa sarebbe molto piu’ grave di una semplice colpa grave.


16 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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