Cosa può aver fatto Melania?
(di G.Col.) – Una bella ragazza bruna, madre, finora pulita e lineare nei suoi 29 anni di vita. E’ Melania, come preferivano chiamare Carmela Rea (Mela, quindi Melania). Di lei non si dice male, non si mormora, non si tenta di violare il ricordo. Ma l’hanno uccisa in modo feroce, esagerato, colpendola da viva e anche da morta. Straziando il suo bel fisico da amazzone alta un metro e 80. Un delitto abnorme, un effluvio venefico di ferocia senza contenimento, come poche volte accade nella storia del crimine, che pure è variegata e abissale. Chi volente o nolente segue il caso, bombardato dalla tv e dalla radio ad ogni ora del giorno e della notte, finisce per entrare nella storia. E per chiedersi: cosa può aver fatto quella ragazza? Cosa di tanto grave, di tanto lesivo per qualcuno, da sprigionare una reazione tanto sitibonda di ferocia? Non c’è risposta, e questo enigma fa del delitto a ridosso della Montagna dei Fiori – ironia di un nome leggiadro – un pozzo nero in cui guizza un’umanità abbacinante, i cui precordi di insensatezza sanguinaria sono agghiaccianti. Cosa può aver fatto Melania? E a chi? Viviamo accanto ai mostri, forse siamo tutti mostri, e ce ne rendiamo conto solo quando una mano vibra 35 coltellate su una ragazza descritta come trasparente e solare. Forse dovremmo stare sul chi vive sempre, memori della ferocia latente nascosta negli esseri. Umani, non animali, chè gli animali uccidono solo per fame, paura, difesa della prole. Mai per odio, ferocia pura, nefandezza, come gli uomini fanno.
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