ENI porta via il centro ricerche perchè il comune non decide


L’Aquila – La città delle incompiute fa un salto di qualità: stavolta l’incompiuta è gigantesca, il centro ricerche dell’ENI da 20 milioni di investimento, ma non è neppure un’incompiuta: è una “neppure cominciata”. E l’ENI, stanco degli aquilani, ha in mente di portare altrove il centro e i soldi per farlo. Come dargli torto? L’allarme lo ha lanciato due giorni fa il consigliere comunale Enrico Verini (FLI), ma da mesi il nostro giornale teneva in caldo l’argomento. Sei mesi fa il Comune garantì di aver risolto il problema, e tutti restarono in attesa dell’inizio dei lavori. Altro che inizio. Arriva, come Verini stesso ipotizza, la smobilitazione.
La storia? Due righe basteranno, non perchè non sia importante, ma perchè è uguale a tutte le analoghe storie aquilane. Qui ci si piange addosso sulla città “che sta morendo”, sullo spopolamento, sul doposisma cimiteriale del crollo occupazionale ed economico. Il pianto è quotidiano, e spesso si arriva a scenette pietose come lo scambio di accuse tra premier e sindaco, e la reciproca invettiva con l’accusa di mentire. Ma gli insediamenti, i colpi di fortuna (e di intelligenza pragmatica, come quella del rettore di Orio sull’ENI), le grandi possibilità di crescere davvero, si azzerano nei palazzi del potere aquilano, veri meandri del nulla, fumosi ambulacri dell’nettitudine eretta a potere costituito. La storia, dunque. Un anno fa il rettore di Orio portò a termine un accordo con l’ENI, che prevede un centro ricerche a L’Aquila (Casale Calore di Preturo) di grandi diomensioni e di grande ruolo. Uno di quei blasoni che rivitalizzano il nome incrinato della comunità. Lo spolverano e gli ridanno vigore. Un sogno, avere un simile centro di ricerche, fatto chiavi in mano nientemeno che dall’ENI, una delle pochissime cose importanti che l’Italia conserva.
La palla passa al comune: sia trovata un’area e si prepari in fretta l’iter, si dia mano alle scartoffie tanto care a politici e mestatori travestiti da benefattori lungimiranti. Ritardi, silenzi, bizantinismi, “ma” e “se” alla rinfusa. Si arriva fin sull’orlo dell’abisso, cioè il rischio di perdere tutto. Siamo a sei mesi fa. Il consiglio comunale raffazzona una decisione, spacciata come risolutiva, che invece è la solita bufala. L’area scelta non è disponibile, ci sono gli interessi (legittimi) di un privato, ma in comune non lo sapevano o lo sapevano troppo bene. Ora siamo di nuovo all’emergenza e al rischio di perdere tutto, e Verini giustamente minaccia una denuncia alla Corte dei conti. Chi si renderà colpevole di una simile assurdità dovrà essere chiamato a pagarne lo scotto. Dal palazzo comunale, come sempre sui grandi argomenti, non arrivano risposte. Tirate le somme: l’Alenia stavamo per perderla e ora perdiamo l’ENI. La città delle incompiute diventa anche campione di autolesionismo masochistico. Ognuno ha i suoi record.


11 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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