L’Aquila, identità del contesto


(a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai) – Un progetto del Dipartimento Cultura del PD, sviluppato nell’ambito della Festa Democratica della Cultura 2011.
Come nascono i progetti? Spesso associando occasioni, contesti culturali, ricerche artistiche, dichiarazioni critiche, emergenze sociali che solo apparentemente appaiono distanti tra loro, perché in realtà sono manifestazioni della complessità a volte dolorosa e contraddittoria della realtà contemporanea. Nascono forse per permettere la condivisione di una dimensione esistenziale che vada oltre le paure e le perplessità dei momenti iniziali. Alcuni artisti italiani delle ultime generazioni hanno dimostrato di possedere attenzione e sensibilità per questo tipo di tematiche che trovano la loro condensazione nella difficile situazione post‐terremoto dell’Aquila. Anna Galtarossa, Francesco Arena, Margherita Moscardini, pur lavorando con mezzi diversi, hanno in comune un’idea dell’arte come dichiarazione e atto di libertà, azioni che creano una rete di relazioni oltre la forma e reinterpretazioni della storia condivisa.
La ricostruzione dell’Aquila, dopo il terremoto del 6 aprile 2009 che ha provocato la morte di 308 persone, non è ancora iniziata, benché molti dei 65 mila sfollati rimasti senza tetto abbiano adesso un nuovo alloggio. […] Quando l’estate scorsa mi sono recato in macchina a l’Aquila, ho avuto la sensazione di entrare in una città fantasma, sorretta e puntellata da impalcature. Nell’articolo Se L’Aquila fosse Tokyo, uscito sull’Espresso di venerdì 15 aprile 2011, il giornalista e scrittore Bill Emmott fa una disamina lucida e quanto mai attuale sulla diversa reazione alle catastrofi che hanno recentemente colpito il Giappone e l’Italia. Le somiglianze tra i due paesi, come sottolinea lo scrittore nell’articolo, sono moltissime. Eppure Emmott scommette che un film come Ritorno all’Aquila: le promesse mancate, pellicola realizzata dalla Move Productions, una piccola società cinematografica di Torino, non sarà trasmesso in Giappone, nel secondo anniversario dello tsunami dell’11 marzo…
In realtà nel progetto curato da Francesca Referza e Maria Rosa Sossai le domande che l’arte contemporanea fa alla politica rimangono volutamente sotto traccia. Se il film Ritorno all’Aquila: le promesse mancate mostra in che modo il governo centrale italiano abbia apparentemente rimosso i problemi più urgenti della ricostruzione di una città capoluogo, l’Aquila l’identità del contesto intende sostenere, poeticamente, ma al tempo stesso con determinazione, la volontà degli aquilani di recuperare la propria identità e dignità di cittadini attraverso il contatto con il contesto. Gli interventi degli artisti parlano di un possibile futuro ritorno alla normalità con la gioiosa passeggiata del Mostro di Anna Galtarossa, delle questioni fondanti del ricostruire con il legame forte che Francesco Arena stabilisce tra l’Aquila e la città tedesca di Dresda, dei pericoli (che diventano visioni intermittenti) legati ai ritardi degli interventi di recupero, con la scenografia diffusa di Margherita Moscardini.
Tutti e tre gli artisti hanno inteso sottolineare senza aggiungere. Si tratta, nello specifico, di lavori di carattere temporaneo che si collocano, in modo ludico, silenzioso e mimetico, negli interstizi lasciati vuoti tra il prima e il dopo terremoto, focalizzando, in modo differente, dei temi fondamentali riguardanti la condizione attuale del capoluogo abruzzese sia dal punto di vista sociale, che storico – artistico.
A maggio per il primo appuntamento del progetto l’Aquila l’identità del contesto il Mostro di Anna Galtarossa viaggerà dalla Valpolicella a L’Aquila. La grande scultura passeggerà per la strada principale della città, avrà le sembianze di una
processione, di una manifestazione etica, forse di un rituale laico che costituirà in ogni caso un momento di condivisione per tutti coloro che vi parteciperanno. Il progetto site ‐ specific di Francesco Arena sarà un invito a coltivare la consapevolezza dell’identità, così come la ricerca di Margherita Moscardini che indagherà le relazioni architettoniche e formali tra memoria e luogo, sollecitando le capacità percettive dello spettatore.
Margherita Moscardini, Progetto per l’Aquila 001, 2011
Calendario interventi Maggio/Giugno/Luglio 2011
Il Dipartimento Cultura del PD, promotore del progetto l’Aquila l’identità del contesto organizzerà a L’Aquila la seconda Festa Democratica della Cultura (5 ‐ 10 luglio 2011), nel segno di una continuità della propria presenza in città. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Pd di L’Aquila e con il coordinamento di Simona Iovane, si pone come un’estensione della Festa Democratica della Cultura. Gli interventi dei tre artisti saranno preceduti da incontri pubblici con la comunità aquilana in Piazza Duomo e saranno documentati da YouDem, la televisione del Partito Democratico.
Anna Galtarossa
domenica 15 maggio ore 18:30
Francesco Arena
sabato 25 giugno ore 18:30
Margherita Moscardini
sabato 9 luglio ore 18:30
Francesco Arena (Torre Santa Susanna (BR), 1978) vive e lavora a Cassano delle Murge (BA). Il lavoro di Arena si confronta con il linguaggio del monumento, spesso attraverso un’indagine sui fatti e i protagonisti della recente storia italiana.
Anna Galtarossa (Bussolengo (VR), 1975), vive e lavora tra Verona e New York. L’artista, attraverso stratificazioni di diversi materiali, realizza complesse installazioni, spesso di grandi dimensioni (come Il Mostro di Castelvecchio, 2009), o animate da congegni meccanici come Totem.
Margherita Moscardini (Donoratico (LI),1981) vive e lavora a Bologna. Attraverso le forme dell’istallazione e della scultura, indaga le relazioni architettoniche e affettive tra memoria e luogo, spesso sollecitando le capacità percettive dello spettatore.
Si ringraziano
PD – Dipartimento Cultura; Giorgio Fasol; galleria Monitor, Roma; Studio La Città, Verona.
Anna Galtarossa Il Mostro di Castelvecchio Il Mostro di Castelvecchio andrà a L’Aquila, per passeggiare in centro città e mescolarsi agli aquilani.
Il Mostro è rispettoso delle loro ferite e spera che la sua presenza possa portare incoraggiamento e ispirazione ma soprattutto vorrebbe
‐ rivelare la potenza dei sogni ‐ ricordare la forza dei sogni ‐ mostrare che i sogni possono vincere ogni avversità ‐ provare che i sogni sono sempre vittoriosi. Il Mostro è un essere antico che sorvola gli schemi mondani e prende corpo per raggiungere la nostra anima e la memoria che scorre nelle nostre vene. Non capisce bene cosa sia la politica, tuttavia è grato a chi lo aiuta a viaggiare. Il Mostro vorrebbe dare una mano e sarebbe grande abbastanza da rimettere in piedi le case ma non ha braccia per farlo. Questo davvero non importa perché crede che se riusciamo a vedere il mondo ancora una volta con gli occhi dell’innocenza, tutto allora sarà possibile e potrà accadere.
Anna Galtarossa, Il Mostro di Castelvecchio, 2009
Francesco Arena
Mattoni
In Storia naturale della distruzione Sebald narra come si presentavano le città tedesche distrutte dai bombardamenti compiuti dagli alleati alla fine della seconda guerra mondiali. Città distrutte, alcune rase completamente al suolo, come Dresda, luoghi nei quali i sopravvissuti cercavano di riconquistare una qualche forma di normalità e nelle cui strade l’erba cresceva tra i mattoni e sulle macerie. Queste città sono state ricostruite, la gente ha continuato a viverci. La distruzione innaturale di queste città operata dagli uomini somiglia alla distruzione naturale operata dalla natura e dalla furia degli elementi. Terremoti, inondazioni, frane, cancellano l’attività costruttiva dell’uomo, il suo tentativo di fare comunità. Anche in questo caso l’uomo ricostruisce. Qualunque sia l’origine della maceria o della rovina l’uomo tenta di riappropriarsi di quello che era il suo spazio di vita.
Francesco Arena, Mattoni, 2011
La realtà de L’Aquila è chiaramente molto complessa, credo che il mio intervento debba essere un interstizio poetico in mezzo alla distruzione, un monumento invisibile ma che è come una candela che brucia nel buio, anche se nessuno la vede; il mio intervento è rivolto alle mura delle case aquilane, alla loro possibilità di ricrescere come rampicanti sulle macerie.
Il mio progetto prevede la realizzazione di alcuni mattoni di terra realizzati con terra proveniente da Dresda, la città che più di altre è distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale ma che è stata ricostruita; la terra di Dresda una volta era in aria perché le bombe sconvolgevano la sua natura, questa terra ora ferma e trasformata in
mattoni, servirà per iniziare la ricostruzione di un muro di un edificio pubblico, il Comune dell’Aquila per esempio. Saranno mattoni tra i mattoni, un pezzo di distruzione artificiale e ricostruzione utilizzata per ricostruire lì dove la distruzione è naturale.
Per realizzare l’intervento mi farò spedire da Dresda della terra, venti chili, e con questa realizzerò dei mattoni che farò cuocere, una volta pronti potranno essere portati all’Aquila e utilizzati per costruire, questi mattoni faranno parte di un muro che bisogna ritirare su e lì resteranno.


09 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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