Draghi pensi subito al quartiere Bankitalia
L’Aquila – (di Amedeo Esposito) – Con quella di domani di Mario Draghi, salgono a tre le “visite ufficiali” fatte all’Aquila dai Governatori (Vincenzo Azzolini e Guido Carli) della Banca d’Italia nei 116 anni della sua esistenza. Il Governatore Draghi troverà una città ferita e caduta in seguito al terremoto del 6 aprile scorso, per cui la sua visita risulterà di grande importanza, soprattutto perché L’Aquila vanta n”impronta” della Banca d’Italia piuttosto profonda: la sua sede di corso Federico II costruita (nel 1940-42) dai prigionieri inglesi, e soprattutto il quartiere omonimo (1941-42) per ospitarvi i dirigenti e le maestranze delle Officine carte e valori che, per ragioni di sicurezza, furono trasferite, su ordine di Mussolini, da Roma all’Aquila.
Fu il suo predecessore Vincenzo Azzolini a dare la prima solida “impronta” della Banca, facendo divenire quelle Officine “simbolo di riscatto” delle giovani donne aquilane, malgrado il periodo dittatoriale, in cui non avevano né voto, né alcun diritto di decisione. Prova ne sia l’elevato numero (mai più raggiunto negli anni
successivi) dei libretti di deposito allora emessi dalla Cassa di Risparmio dell’Aquila.
Trovarono occupazione in quell’opificio (ri-trasferito a Roma alla fine del 1944) dal ’41 al 43’ oltre 700 giovanissime (gli uomini erano impegnati nella guerra) alcune delle quali (19) morirono sul posto di
lavoro in seguito al bombardamento degli Alleati dell’8 dicembre del 1943.
Furono anni di grande floridezza economica per tutto il comprensorio aquilano. La disponibilità di stipendi abbastanza consistenti permise alle donne aquilane, oltre a sostenere l’economia cittadina, di “aggiornarsi” in vista degli anni della ricostruzione.Anche da questo, senza ombra di dubbio, derivò l’immenso patrimonio culturale che oggi la città vanta in tutti i campi, pur così duramente colpita dal sisma.
E’ storia conosciuta da tutti: L’Aquila negli anni ’50-’80, del secolo scorso, contò un concerto al giorno dei grandi Solisti (compreso il cittadino onorario Arthur Rubinstein), dei notevoli complessi dell’Europa dell’Est e dell’Ovest diretti dagli storici Direttori del mondo. Ne prese atto con soddisfazione il Governatore Guido Carli quando nel 1974 dall’Aquila lanciò le sue teorie sulla convertibilità delle monete. Lo stesso tornò successivamente nel 1987 come Ministro del tesoro per tenere la relazione sullo stato delle finanze nazionali avviate verso la CEE.
Erano anche anni culturalmente vivacissimi per la città, ai quali gli aquilani oggi auspicano di tornare, pur se in questo momento la loro “vita è quasi interrotta” per la caduta delle case, dei teatri, degli auditorium, delle basiliche, delle chiese e dei grandi edifici monumentali. Il Governatore Draghi oggi più che mai potrebbe consolidare l’“impronta” della Banca, inserendosi nel “discorso” che si va facendo sulla rivivicazione del centro storico della città partendo, subito ed autonomamente, proprio dalla ricostruzione del “Suo quartiere”, magari ampliandolo e adeguandolo alle esigenze attuali. La città non mancherà di esprimergli la propria riconoscenza, come ha sempre fatto, se vedesse risorgere quel bel quartiere, come è accaduto per la sede (che visiterà) della filiale dell’Istituto di Corso Federico II, da qualche giorno primo ed unico edificio del centro storico riportato alla funzionalità di sempre.
(Nella foto: Scorcio invernale del Quartiere Banca d’Italia)
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