Vinto il ribrezzo, accarezziamo i rettili
Cocullo – (Foto: La statua di S.Domenico coperta dai rettili e Stefania Pezzopane a Cocullo nel 2008) – Tutti prima o poi vanno, il primo giovedì di maggio, come oggi, alla festa delle serpi. Lo danno gli italiani, lo fanno ormai molti stranieri, attirati dal fascino del ribrezzo e da rinascenti esigenze culturali. Da ieri 4 maggio si è infatti cominciato a intingere il pane del sapere nel brodo della cultura. C’è stato un convegno antropologico, sulla paura: tra terremoti e serpenti ce n’è in abbondanza, in questi anni, in Abruzzo. Oggi, primo giovedì di maggio, è il giorno dedicato ai rettili che gli esperti della zona hanno catturato tra sassi e forre, che non mancano attorno al paesino. E’ proprio territorio da serpenti, di varie specie, inclusa la vipera, che però tra le serpi esposte a Cocullo sicuramente non c’è. E allora, i turisti possono tranquillamente accarezzare – vinto il ribrezzo che quasi tutti provano – le testoline piatte dei serpenti e serpentelli che saranno poi attorcigliati sulla statua di S.Domenico. Quali serpenti? Quelli comuni sull’Appennino: cervoni, biasce, biacchi e qualche altro. Magari lunghi anche più di un metro. Lenti, impauriti, forse anche un po’ stupiditi dalla confusione e dal freddo che di questi tempi in montagna di notte non manca.
La festa, si sa, è di lontane origini, quindi pagana. Immancabile il riferimento alla dea Angizia e ai poeti classici che parlano dei serpari marsi. Addirittura l’Eneide.
I serpari di oggi, secondo voci di corridoio, osservano le stesse tecniche dei serpari antichi, con maggiore attenzione alla sicurezza e l’uso di strumenti meno primitivi. Ma un buon bastone biforcuto può comunque essere utile.
La festa rituale e condita con gesti millenari ha inizio con la folla che incomincia a tirare coi denti la campanella della cappella di San Domenico, all’interno della chiesa omonima di Cocullo. Il fenomeno ha lo scopo di proteggere i denti dalle malattie che li potrebbero affliggere. Trascuriamo le regole igieniche… Quando scocca mezzogiorno comincia la processione con la statua del santo coperta dai serpenti. Finito il rito, i rettili dovrebbero tornare al loro habitat naturale, come viene garantito per non incorrere nelle rampogne degli animalisti. Chi sa se è proprio sempre così. Lasciato Cocullo, ognuno torna a provare ribrezzo per i rettili e magari a schiacciare quello che, spesso, si vede strisciare arcuato a forma di “s” sull’asfalto della strada scaldato dal Sole.
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