Se non ora, quando?
(di Domenico Mastrogiuseppe – fisico) – IL MIO APPELLO AI “RICOSTRUTTORI” – Sono molto legato a questa Città, che non mi è stata imposta per nascita; l’ho scelta, come si sceglie una compagna con cui stare per la vita. Gli sono anche molto grato: nella sua Università ho conseguito una laurea difficile ma ricca di conoscenza e di fascino; una Città che mi ha dato anche tante opportunità di lavoro. La mia famiglia e la mia casa sono qui e voglio che qui restino. Ho avuto tante esperienze professionali; ma una in particolare, nella pubblica Amministrazione, mi ha impegnato per un lungo periodo: la programmazione economica e territoriale regionale. Forte di questa esperienza, i tentativi di dare delle utili indicazioni per promuovere la qualità della vita e l’economia di questa Città sono stati ormai tanti; ma sempre terribilmente vani e frustranti. A volte anche molto costosi, ma sempre inutili. Dovrei trarne le conseguenze, mi si dirà e mi è stato anche detto; e forse qualcuno leggendo queste pagine, ripeterà quella orribile frase aquilana di conio agnesino: “Ariesso quissu”; magari aggiungendo “Ma come ie ne tè”. Altra tipica frase molto usata dai tanti buontemponi “Maldicenti”, per stroncare persone e idee. Ma sono ostinato e convinto della bontà delle mie proposte e allora, per amore di questa Città, ci riprovo.
C’è un ospedale in una struttura che tutto potrebbe essere fuorchè un ospedale: con un immenso inutile sviluppo orizzontale. Qualcuno che li ha misurati riferisce di 6 km di enormi corridoi. Per il trasporto dei materiali di uso quotidiano si utilizzano i bagagliai di pesanti biciclette nere con tre ruote. E’ davvero una pena vedere l’affanno degli infermieri costretti a spingere faticosamente per km delle barelle e percepire vedendoli, l’enorme disagio dei malati intubati o inflebati, trasportati da un reparto all’altro. Negli ambulatori, dove si utilizzano costose e sofisticate apparecchiature elettromedicali, sono installati dei radar volumetrici per l’accensione automatica delle luci quando nella stanza c’è presenza di persone; si tratta di sistemi obsoleti con significative emissioni elettromagnetiche; spero sia stato verificato se il corretto funzionamento di tali apparecchiature, può essere compromesso o comunque alterato dalle possibili interferenze di quei radar. E’ una struttura progettata per paesi caldi, priva di tetti e con lastrici brecciolinati; dove neve e ghiaccio permangono per mesi e mesi a divorare prezioso calore prodotto a costi esorbitanti da enormi caldaie. Con migliaia di mq di finestre con infissi in ferro e sottili vetri. I consumi energetici che ne risultano sono semplicemente mostruosi. Una struttura che comunque ha retto e pur con i tanti terribili disagi di quella terribile notte, non ha causato vittime.
Poi c’è, lassù in montagna, un’altra importante struttura, che dovunque poteva stare fuorchè li. Abbandonata anche dalle suore che li avevano il loro convento e che quasi certamente, per un autorevole intervento nelle appropriate sedi di qualche alto prelato, fu destinata a facoltà universitaria. Varie generazioni di ingegneri hanno dovuto subire le rilevanti spese di trasporto (e di multe per divieto di sosta) e gli enormi disagi della scomodità e della irraggiungibilità di quella sede. Una struttura che quella terribile notte non ha retto e che se il terremoto si fosse verificato di giorno, avrebbe causato una strage di proporzioni immani; avrebbe atrocemente mietuto centinaia di giovani vite (alcuni ne hanno ipotizzate più di mille). Come ai tanti genitori che avevano li dei figli a studiare, mi passa un brivido per la schiena al solo pensarci. Sono solo i due esempi più eclatanti, perché afferiscono ai due più importanti motori dell’economia cittadina; ma i madornali errori di pianificazione urbana, fatti dalla mala politica sono davvero tanti e quasi sempre con presupposti discutibili e sospetti (uno per tutti, il devastante, costosissimo e inutile tunnel di collegamento del megaparcheggio con Piazza Duomo).
E se non ora, quando porvi rimedio?
Ecco allora il mio appello ai “Ricostruttori”:
1. Un nuovo ospedale. Lo ha proposto anche il sindaco tempo fa, affermando peraltro che vi sono anche le risorse per farlo. Il grande ed avanzato ospedale che meriterebbe la Città Capoluogo di regione; magari progettato coinvolgendo anche ingegneri o architetti giapponesi. Notoriamente molto capaci nella ottimizzazione funzionale degli spazi e nella progettazione antisismica.
2. Ristrutturare il vecchio, rendendolo ancor più sicuro dal punto di vista sismico; ottimizzandone la strutture per adeguarla a destinazione universitaria. Realizzarvi cioè un meraviglioso campus universitario, ove trasferire le facoltà di Ingegneria ed Economia. Riunire quindi tutte le facoltà universitarie nel polo di Coppito; in posizione praticamente centrale rispetto alla nuova Città e molto prossimo agli insediamenti del progetto C.A.S.E. di Coppito e Preturo; da destinare in un futuro, speriamo abbastanza prossimo, alla ricettività universitaria. Ne conseguirebbe un grande salto di qualità per il nostro Ateneo, con un enorme beneficio d’immagine ed una conseguente forte crescita del suo potere di attrazione. Se ne avrebbe anche il grande risultato di rendere più accessibili al mondo professionale della Città in ricostruzione, due facoltà strategiche per l’economia cittadina. Riorganizzandole quindi e rendendole più aperte alla Città e rendendo disponibile, nelle più appropriate forme, per le tante professionalità tecnico-scientifiche che vi operano, l’immenso patrimonio scientifico e culturale di cui dispongono; a cominciare dalle tesi dei laureati, dalle pubblicazioni di docenti e ricercatori, dalle biblioteche, dalle costose ma indispensabili norme tecniche e cosi via. Ne risulterebbero delle insospettabili sinergie, che oltre a far crescere culturalmente l’intera Città, faciliterebbe enormemente anche l’accesso dei giovani laureati nel mondo del lavoro, non solo cittadino.
3. Risanare e rinforzare le attuali strutture della facoltà di Ingegneria e cederle in comodato gratuito alla Pontificia Università Lateranense, con vincolo di destinazione a facoltà teologica. Stante il riferimento di cui sopra all’originario convento di suore, può apparire una proposta provocatoria, ma non lo è affatto. Monte Luco è il luogo ideale, così isolato e cosi vicino al cielo, per il raccoglimento spirituale e per la formazione di giovani studenti di teologia e dei giovani da avviare alla difficile missione sacerdotale. Una possibile ed ancora migliore alternativa potrebbe essere la destinazione a “Parco della conoscenza” caso mai il Comune decidesse di riavviare il discorso drammaticamente interrotto dal terremoto. Pochi sanno che per il convinto ed illuminato sostegno che il consigliere Angelo Mancini dette a quel progetto, l’Amministrazione comunale, nelle persone dell’Assessore Moroni e del Sig. Sindaco, aveva dato l’assenso all’assunzione di una deliberazione con la quale la Giunta Comunale manifestava il proprio interesse all’avio del progetto “Parco della Conoscenza”. Chi scrive aveva appuntamento alle ore 11 del 6 aprile 2009 con la dirigente del settore Ecologia del Comune Dott.ssa Cinzia Nolletti (ancora scritto nell’agenda di entrambi), per predisporre la bozza di quella deliberazione. Avrebbe segnato l’avvio di un percorso che, con il coinvolgimento del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso (e auspicabilmente del CERN), dell’Università e delle altre importanti realtà istituzionali e culturali della Città, avrebbe forse portato alla realizzazione a L’Aquila, di un luogo di conoscenza straordinario ed unico nel suo genere in Italia, ma forse anche nel mondo. Un luogo dove tanti giovani studenti e tanta gente sarebbe accorsa da ogni parte, per conoscere e scoprire tutte le più importanti ed attuali conquiste di conoscenza dell’infinito e dell’infinitamente piccolo. Quelle conquiste in particolare che avvengono anche nel nostro territorio, nell’assordante silenzio e disinteresse della Città. Sembra invece ne sia più interessata la città di Pescara: proprio oggi i giornali riportano la notizia di una importante conferenza della direttrice dei Laboratori Dott.ssa Lucia Votano, che si terrà domani nell’aula magna del liceo scientifico Leonardo Da Vinci ed a seguire all’hotel Esplanade.
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