Ricostruzione – Indennizzi: sì. Ma fino a quanto?
(di Giampaolo Ceci) – Questa mattina mi domandavo del perché lo Stato sta indennizzando soli proprietari degli edifici aquilani e a quale criterio logico rispondesse questa esigenza. Una catastrofe naturale non produce danni solo alle case; produce danni a tutti. Qualcuno più sfortunato perde un affetto, altri, più fortunati solo un bene materiale, altri ancora vedono distrutta la propria casa, altri subiscono veri tracolli economici per la perdita improvvisa di ogni reddito della loro attività commerciale, artigianale o professionale, altri ancora non subiscono danni diretti, ma comunque disagi vari quali ad esempio di spostarsi in abitazioni meno confortevoli, fare lunghi percorsi per recarsi ai posti di lavoro e vedono sradicate le loro relazioni sociali e affettive.
Insomma danni per tutti, ma non indennizzi per tutti.
La parte del leone la fa quella quota di aquilani che possiede proprietà immobiliari e quindi si presume non sia proprio o zoccolo duro della povertà.
Solo a questi è concesso un indennizzo milionario che consentirà loro di consolidare e ammodernare a spese della collettività nazionale il loro patrimonio danneggiato o quanto meno la loro proprietà immobiliare principale.
Chi non possiede alcun immobile invece …niente, l’autonoma sistemazione può bastare.
C’è qualche cosa che mi sfugge in questo ragionamento.
Questa mattina inconsciamente, come dicevo, mi è tornato il dubbio. Perché lo Stato aiuta solo i proprietari di case egli fa un regalo tanto consistente? Quale ragione sociale giustifica questo impegno economico collettivo? Non sarebbe stato più logico “tarare” un indennizzo di solidarietà proporzionale ai danni subiti o ai redditi dichiarati dal proprietario, magari rivolto solo a coloro che avessero avuto dal sisma danni così gravi da non poter essere riparati con le loro sole forze economiche? Perché si rimborsa tutto a tutti ( migliorie energetiche e funzionali incluse) senza alcun criterio tra poveri e ricchi, tra piccole case e grandi palazzi padronali?
I terremotati del prossimo sisma (che ci sarà) magari in Sicilia o in Piemonte faranno bene a pretendere un uguale trattamento o no?
Quale il criterio generale giusto da adottare da considerare come punto fermo per gli indennizzi ai colpiti da calamità naturali che non sia mutevole col colore del Governo in carica?
Sarebbe utile discuterne e mettere a fuoco il principio generale.
Certo che in caso di grave calamità lo stato deve intervenire se non altro per preservare i territori colpiti da degradi e contraccolpi economici e sociali.
Che sia intesse di tutti aiutare le popolazioni colpite da calamità naturali non è in discussione.
Ma fino a dove devono spingersi questi aiuti? Questo dovrebbe esserlo in un paese civile e razionale.
Non c'è ancora nessun commento.