Quel beato che per la gente in Paradiso c’è andato direttamente


L’Aquila – Oggi 2 maggio si conclude a San Pietro in Vaticano la cerimonia solenne e ufficiale della beatificazione di Giovanni Paolo II, seguita ieri da centinaia di migliaia di persone a Roma, milioni nel mondo. Cos’è la beatificazione? Nel cattolicesimo è il riconoscimento formale, da parte della chiesa, dell’ascensione di una persona defunta al Paradiso e la conseguente capacità di intercedere a favore di individui che pregano nel nome della persona beatificata, la quale però non può ancora rientrare formalmente tra i santi, il che richiede un processo più lungo, la canonizzazione.
Nel primo millennio e fino al XII secolo i vescovi potevano autorizzare il culto di un cristiano defunto nella loro diocesi o in una sua parte. Tuttavia, frequenti abusi e disparità da parte dei vescovi già alla fine dell’XI secolo convinsero i papi a limitare il potere dei vescovi e raccomandarono l’esame di miracoli e virtù a un concilio. In particolare questa linea fu seguita dai papi Urbano II, Callisto II ed Eugenio III. A rivendicare la giurisdizione papale sulle beatificazioni fu per primo papa Alessandro III a metà del XII secolo, sebbene sia dibattuta l’importanza e l’applicazione del suo decretale che proibiva il culto di persone non autorizzato dalla Sede Apostolica. Lo stesso Alessandro III non solo permise, ma ordinò il culto del beato Guglielmo di Malavalle nella diocesi di Grosseto.
Nel XIV secolo, il papa – si legge nei testi specialistici sull’argomento – cominciò ad autorizzare il culto di alcuni santi solo in ambito locale prima che fosse completato il processo di canonizzazione. Tale pratica è all’origine della procedura di beatificazione, in cui una persona è detta beata. Il culto pubblico del beato è universale nella recita del martirologio[1], mentre le altre celebrazioni liturgiche, l’Eucaristia e la liturgia delle Ore, sono approvate in ambiti più ristretti (singole diocesi o famiglie religiose).
Il 25 gennaio 1525, papa Clemente VII concesse un indulto ai Domenicani del Convento di Forlì per celebrare la messa del beato Giacomo Salomoni ogni volta che, durante l’anno, la loro devozione li spingesse a farlo. Questo indulto è considerato importante nella storia delle celebrazioni liturgiche dedicate ad un beato, tanto da risultare come il più antico citato da papa Benedetto XIV nel documento De canonizatione.
C’è quindi una sostanziale differenza tra un beato e un santo. I fedeli sanno che la chiesa è lenta nelle sue decisioni, lentissima – tempi di anni – nel riconoscimento dei santi. In origine santo era colui che il popolo voleva che fosse. La chiesa si adeguava alla volontà dei fedeli. Per Wojtyla, tale volontà è sempre stata fortissima: famosa, ormai, la frase “santo subito”. Ma subito la chiesa non fa mai nulla. Le sue liturgie e i suoi percorsi sono lunghi, tortuosi, complessi e rituali. Ciò fa parte del cosume della chiesa, anche quando, come per Giovanni Paolo II, i dubbi sono pochi e la gente spinge molto, da sempre convinta della santità di Karol. Per istinto, sensazione, per una profonda e inspiegabile intuizione. Che l’uomo sia stato eccezionale, lo percepisce chiunque, anche un miscredente o un laico o ateo.
Per gli abruzzesi, in particolare, Karol è sempre stato un santo nel comportamento, nella parola, nelle azioni. Un santo e un gigante della politica, giocata nel nome di Cristo ma anche nell’interesse dell’umanità. Se il comunismo è un fenomeno enorme nella storia, Karol è stato un titano nel combatterlo. Da solo contro una parte della storia del mondo. Indimentidcabili i suoi arrivi sul Gran Sasso, i primi forse non solo per sciare, ma anche per incontrare qualcuno. Si è sempre detto, ma naturalmente conferme non ne arriveranno mai. Oggi c’è un beato in più, che per la chiesa è in Paradiso. Per milioni di altri, c’è sempre stato, anche quando sorrideva, scherzava con i giovani, anche quando una ingenua signora in una baita gli cucinò gli strozzapreti. Che lui mangiò sorridendo con i suoi commensali. L’Aquila non dimentichi di aver, oggi, anche un santuario dedicato al papa beato.
Sarebbe un imperdonabile errore, non solo una sgarberia.


02 Maggio 2011

Categoria : Cronaca
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