Se potessero, se ne andrebbero


(di G.Col.) – Non c’è bisogno in questo 1 maggio di leggere parole retoriche o ascoltare proclami di sindacalisti e politici, o sorbirsi lo sventolare di bandiere e simboli. Sono sempre le stesse immagini. Più o meno copione uguale per concerti e raduni di massa, che sono consumismo anche loro, inquinamento, spendita di denaro pubblico, rischio di disordini e malori, feste di droga e di sballo. Basta con queste cose, o almeno le faccia chi ancora le ama. Politici e sindacalisti dovrebbero invece prendere nota, come fanno i modesti cronisti che raccontano la realtà vista dalla gente, del sempre più diffuso pensiero di chi ha una trentina d’anni e non vede spuntare nemmeno uno spiraglio di futuro. Queste persone, maschi e fammine, di normale ceto sociale (quindi non ricchi o in attesa di diventarlo) dicono: “Se potessi, me ne andrei”. Significa: via dall’Italia. Altrove. Magari nell’intramontabile nuovo mondo, o in altri paesi europei. Qualcuno meglio informato andrebbe in Cina o in India, dove l’Oriente pare ancora una volta dare luce. La luce della crescita, dello sviluppo, che sembrano essiccarsi in tutto l’Occidente. Una cosa è desiderare di andare in un posto preciso, un’altra è dire “me ne andrei”. Significa dovunque, vuol dire che in ogni altro luogo si sta meglio. Questa resa dei giovani ma non giovanissimi, i trentenni, significa che occorrono prospettive e certezze di vita, che qui non ci sono più, visto che un giovane su tre è senza lavoro, e che anche gli altri due, spesso, ne hanno uno, ma mal pagato e soprattutto precario. Questa è la piaga, questa è la malattia defedante del paese, e di questo sindacalisti, politici, economisti, esperti, cervelloni e consulenti strapagati debbono preoccuparsi. Mai si era avvertito, tanto diffuso, il desiderio di non esserci più, di lasciare l’Italia al suo destino, di vivere altrove e una vita diversa. E’ uno tsunami sociale, lo capiscono governanti e istituzioni? No, perchè continuano a litigare, arruffare, arraffare, addentarsi per le elezioni, per salire sullo scanno “trampo” e torvo del potere. Poveri illusi.
(Nell’immagine emigranti di fine ’800: allora si sapeva dove andare)



01 Maggio 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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