Un libro di Campanella su Liszt


Teramo – Sarà Carla Ortolani a presentare a Teramo venerdì 29 aprile il primo libro di Michele Campanella, considerato fra i maggiori interpreti lisztiani. Un omaggio che il noto pianista italiano, presente all’incontro, ha voluto fare al musicista ungherese nel bicentenario della nascita.
Cosa resta dell’eredità di Liszt a due secoli dalla nascita? È questa la domanda che si pone il pianista Michele Campanella in questo anno in cui si celebra il bicentenario della nascita di Franz Liszt (1811- 1886) e che l’artista festeggia con una serie di concerti come solista, direttore d’orchestra e, infine, autore di un libro – il primo della sua vita – dedicato appunto al compositore ungherese, permeato di ricordi personali e considerazioni artistiche.
Il mio Liszt. Considerazioni di un interprete, edito da Bompiani, che comprende anche diversi esempi musicali e illustrazioni, è frutto di un intenso e approfondito lavoro da parte di Michele Campanella e un atto di omaggio al compositore da lui amato e studiato tutta una vita. La pubblicazione sarà presentata a Teramo, presente l’autore, da Carla Ortolani, Docente del Conservatorio dell’Aquila e Insegnante presso l’Università di Teramo – Facoltà di Scienze della Comunicazione venerdì 29 aprile alle ore 17 presso la Libreria Nuova Editrice (Corso San Giorgio, 81).

Campanella inizia il suo studio ponendosi alcune domande: «La musica di Franz Liszt è ancora Musica dell’Avvenire (secondo la definizione dello stesso Liszt), del nostro avvenire, o è relegata al passato e quindi destinata a essere dimenticata? Per lui che ha detto Io posso aspettare, è giunto il momento in cui la storia gli renderà giustizia? Queste sono le domande che emergono davanti alla grande personalità del virtuoso magiaro, circondato da più di un secolo da giudizi per la maggior parte negativi. I lisztiani convinti, in netta minoranza, quasi come affiliati a una setta, sono circondati da un panorama di sorda ostilità e di snobismo se non addirittura di indifferenza, dove ancora, incredibilmente, ci si riferisce agli aneddoti più triti per dimostrare che Liszt non è un compositore ‘serio’, da poter affiancare ai grandi che siedono nel Pantheon della musica. In questo libro intendo esaminare la figura e soprattutto la musica di Liszt dal mio punto di vista, quello di un pianista che nel corso di quarantacinque anni di carriera ne ha interpretato le pagine più ardue e nello stesso tempo ha indagato su tutta la sua produzione, senza limitarsi al solo repertorio pianistico».

Figura controversa, venerata dal pubblico, sottovalutata dagli studiosi, a fronte di una persistente fama come eccezionale virtuoso del pianoforte, Franz Liszt manca ancora oggi un’adeguata collocazione del suo talento compositivo nella Storia della musica. Campanella delinea nel suo volume un ritratto complesso e “vissuto”, che parte dalla sua personale esperienza di pianista. Dall’analisi delle opere di Liszt – le parafrasi e le trascrizioni, sintesi critiche delle opere originali; i misconosciuti melologhi, traguardi del suo genio sperimentale; i grandi cicli, come le Années de pélerinage, i Lieder, i valzer, tra cui il Mephisto-Valzer -, passando attraverso la descrizione degli aspetti tecnici necessari all’adeguata interpretazione dei brani più arditi – la diteggiatura, l’uso dei pedali, le indicazioni scritte -, si sviluppa un discorso musicale che è anche un racconto biografico. Trionfante virtuoso e frequentatore dell’alta società, Liszt termina i suoi anni chiuso nella sua spirituale riservatezza di fedele religioso e compositore sperimentale. Dunque, per Michele Campanella, una storia tutta da riscoprire.

Considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi e interpreti lisztiani, Michele Campanella ha affrontato in oltre 45 anni di attività molte tra le principali pagine della letteratura pianistica e ha affrontato la musica pianistica di Liszt per la prima volta all’età di 14 anni, facendone il suo compositore di riferimento. A 19 anni con il Mephisto-Valzer il pianista ha vinto Concorso Internazionale “Alfredo Casella”. Nel 1968 ha debuttato con le orchestre dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e della Rai di Milano eseguendo la Totentanz diretto da Eliahu Inbal e Christoph von Dohnanyi. Negli anni Settanta e Ottanta ha lavorato molto sulle parafrasi lisztiane, anticipando e promuovendo la fortuna che questo genere di musica oggi può vantare. Ne ha in repertorio ben quarantuno. Per questo non sono mancati numerosi riconoscimenti che lo legano al nome di Liszt: la Società “Franz Liszt” di Budapest gli ha conferito il Gran Prix du Disque nel 1976, 1977 e nel 1998, mentre nel 1986, centenario della morte di Liszt, il Ministero della Cultura ungherese gli ha conferito la medaglia ai “meriti lisztiani”, così come l’American Liszt Society nel 2002. Dal 2008 è anche Presidente della Società Liszt, chapter italiano dell’American Liszt Society.


29 Aprile 2011

Categoria : Cultura
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