Pensieri – Sepolto Sai Balba
(di Carlo Di Stanislao) – Sathya Sai Baba è sempre stato considerato un personaggio controverso. Una figura molto ambigua, accusata di essere un ‘pedofilo’ e un ‘ciarlatano’. Sebbene molte ombre avvolgessero la reputazione di Sathya Sai Baba, il mondo della musica ha sempre subito il fascino del guru indiano. Un esempio tra tutti: George Harrison, il compianto chitarrista dei Beatles, era un suo devoto fedele, e spesso si recava all’ashram di Puttaparthi, anche in compagnia di Ravi Shankar, suo maestro di sitar. Mentre l’ascendente di Sathya Sai Baba non ha mai fatto breccia su John Lennon che rimase ‘disgustato’ dal primo incontro con il santone. Girava voce che anche Michael Jackson fosse un seguace di Sathya Sai Baba, ma la voce non è stata mai ufficialmente confermata. Affermava di essere la reincarnazione di Sai Baba de Shirdi, santo indù morto nel 1918, ma il suo nome è anche legato a polemiche, dopo essere stato accusato di avere simulato alcuni miracoli a lui attribuiti. Alcuni suoi ex adepti lo hanno inoltre accusato di molestie sessuali, accuse che lui ha sempre smentito. Sathya Sai Baba è stato tumulato questa mattina a Puttaparthi, nello Stato meridionale dell’Andhra Pradesh con un funerale cui hanno preso parte di diverse personalità politiche – tra cui la presidente del Congresso, Sonia Gandhi, e il leader della destra, L.K. Advani – e circa 200 membri della famiglia. Le esequie “a porte chiuse”, trasmesse in diretta televisiva, sono arrivate al culmine di un “darshan”, una adorazione durata due giorni, che ha visto oltre 200mila persone rendere omaggio al feretro esposto nella grande sala dell’ashram fondato da guru. Il leader spirituale è stato sepolto, contrariamente alla maggioranza degli induisti, che solitamente vengono cremati. Nato il 23 Novembre 1926, dal 2005 ha manifestato evidenti difficoltà deambulatorie, apparendo la maggior parte delle volte su piccoli autoveicoli o, secondo alcuni, su una sedia a rotelle. Nel corso della vita affermò più volte di non voler fondare una nuova religione, né una setta o un nuovo credo, o di volere raccogliere proseliti; nonostante sia nato in un contesto induista, il suo messaggio era inteso come universale e si rivolgeva indistintamente ai fedeli di tutte le religioni, a cui raccomandava la sincera adorazione di Dio nelle forme e nei mezzi propri di ciascuna religione: cardine del suo insegnamento è infatti l’unità delle religioni e delle discipline spirituali, concepite come strade differenti verso l’unico Dio. Molta importanza è data al canto devozionale (bhajan) e alla preghiera (con la ripetizione dei mantra), al servizio altruistico disinteressato (seva), e allo studio della spiritualità attraverso i testi sacri e spirituali di ogni tradizione o cultura. a popolarità di Sathya Sai Baba in Occidente fu dovuta in buona parte all’opera dei mass media e al loro interesse non tanto verso il suo messaggio e le sue opere, quanto verso la presunta sovrannaturalità di numerose azioni, episodi ed eventi, che lo riguardavano in modo più o meno diretto. Diversi sacerdoti ed esorcisti cattolici hanno dichiarato che, qualora alcuni fenomeni paranormali di Sai Baba non fossero semplici inganni e trucchi, sarebbero (come qualunque altro prodigio compiuto da mago o stregone) di origine demoniaca. Si può segnalare a questo proposito che alcuni ex-devoti di Sai Baba abbiano dichiarato di essersi sentiti “disturbati” da una forza maligna dopo essersi allontanati da lui (tipico, secondo alcuni, di chi ha lasciato lo spiritismo, la magia o movimenti satanisti. Vi sono anche incerte notizie riguardo ad un omicidio plurimo, avvenuto presso il suo ashram nel 1993 e mai ben chiarito, in seguito – sembra – ad un attentato nei suoi confront. In seguito ad accuse di molestie sessuali, l’emittente televisiva britannica BBC ha realizzato un video-documentario, fortemente critico verso Sai Baba (che raccoglieva accuse di vario tipo), che è circolato in diversi Paesi. Alaya Rahm, il giovane che avanzò la maggior parte di queste accuse contro Baba, e che era il protagonista d’accusa nel documentario, presentò una causa in California nel gennaio 2005 la cui udienza fu stabilita per il 28 aprile 2006. Durante il procedimento furono identificati ed ascoltati dei testimoni che erano presenti a Prashanti Nilayam quando le molestie accampate dal querelante avrebbero avuto luogo. Uno di questi testimoni ha successivamente ritrattato e ritirato le sue affermazioni a sostegno degli accusatori. Il 19 aprile 2006 Alaya Rahm ha ritirato la querela, e il caso è stato abbandonato con pregiudizio (il querelante, cioè, non subisce danno e la causa non può più essere presentata in alcuna corte negli Stati Uniti o in India). Sulla figura di Sai Baba si sono scritte e dette molte cose: alcuni hanno visto in lui un mistico, altri un Avatara, altri ancora un guaritore e tutto perché, quanto riportato su di lui, concerne gli aspetti eclatanti, invece che il suo insegnamento, tenendo poi in giusta considerazione il fatto che, doversi confrontare e dialogare con una cultura (quella indiana) così diversa dalla nostra (di chiaro stampo cristiano), significa dover entrare (anche se di soppiatto e silenziosamente) in una mentalità, una spiritualità, un modo di vedere le cose che, per noi occidentali, può creare più di qualche problema. Sathyanarayana Raju (questo il vero nome di Sai Baba) nasce il 23 novembre 1926 a Puttaparthi, un paesino povero nel sud dell’India, nella regione dell’Andhra Pradesh. Della sua infanzia e giovinezza non possediamo molte notizie critiche, anche perché Sai Baba ha sempre proibito ai familiari e ai devoti di fornire a questo proposito ogni tipo di informazione. Dal 1948 circa ha nominato il prof. N. Kasturi suo biografo ufficiale e si è circondato di uno staff che lo ha assistito costantemente. La sua famiglia appartiene alla casta dei brahmini13 e la madre lo chiama così perché quando le iniziano le doglie è intenta nella recita della puja (preghiera) Sathyanarayana, rito di propiziazione associato al dio Vishnu. La famiglia di Sathya (nome con cui viene comunemente chiamato e che significa “verità” essenziale, assoluta) è composta da due sorelle, un fratello maggiore, un nonno e, contando anche i cugini, arriviamo a 18 persone. La studiosa Serena Tajè ci informa che la sua è “una famiglia dell’alta borghesia del sud dell’India, mentre Massimo Polidoro afferma genericamente che i suoi genitori “lavoravano nel mondo dello spettacolo”. Maria Letizia Viarengo precisa che il giovane appartiene alla “stirpe dei Raju, al ramo dei Ratnakara (prima guerrieri, poi poeti)”. Fin dall’infanzia sono fioriti attorno alla sua figura dei veri e propri racconti leggendari, spesso associati a fatti straordinari. Sembra che a sette anni già si diletti a scrivere canti religiosi e verso gli otto-nove anni inizi a “materializzare” oggetti, dolciumi, frutti ecc. per i suoi amici. A 14 anni il ragazzo, dopo un urlo, cade improvvisamente a terra tenendosi il piede destro, pare in seguito alla puntura di uno scorpione (mai trovato), ed entra in uno stato di esaltazioneisterismo. I sintomi che avverte in quei giorni si possono sintetizzare in: perdita dei sensi, respiro difficoltoso, inappetenza, urla, isolamento. Inoltre comincia a cantare inni religiosi nuovi e a disquisire filosoficamente sulle scritture sacre indù in modo molto profondo. Sono tentate le vie di cura più svariate: l’ufficiale medico del distretto di Anantapur stila una diagnosi di isterismo che non si riesce però a curare; sono consultati astrologi, maghi, sacerdoti indù e si arriva perfino agli esorcisti. E’ provata anche una terapia d’urto: il capo del ragazzo viene rasato, si incidono tre croci sul cuoio capelluto e viene versata una miscela di acidi e succhi vari sulle ferite senza alcun effetto; poi si procede, inutilmente, a versare per una settimana 108 contenitori di acqua fredda sulle ferite; successivamente si prova con erbe e acidi sugli occhi… Nessun risultato visibile: il giovane viene riportato a casa dalla madre onde evitargli ulteriori, gravose sofferenze. Una volta giunto a casa continuano i suoi disturbi e le materializzazioni fino a che il padre, esasperato da una situazione per lui divenuta insostenibile, minaccia il figlio con un bastone, scongiurandolo di rivelargli chi egli veramente fosse. La risposta è: “Io sono Sai Baba”. Il padre, molto scosso, chiede che cosa la sua famiglia avesse dovuto fare e il ragazzo gli dice: “Adoratemi ogni giovedì”. E’ il 23 maggio 1940. Sathya Sai Baba è un nome che etimologicamente ha un significato ben preciso: Sathya significa “verità”, Sai è una parola persiana che si può tradurre con “santo” e Baba è parola hindi e significa “piccolo padre”. Il nome significherebbe quindi “Verità, Santo, Piccolo Padre”. Un altro appellativo con cui è chiamato è swami, cioè “maestro”, “insegnante religioso”. Il 24 ottobre 1940 il quattordicenne Sai abbandona definitivamente la sua famiglia di origine e si trasferisce “presso una famiglia brahmana di nome Karnum”25 per intraprendere quella che lui considera la sua missione: risvegliare la divinità presente in ogni uomo. Intanto i racconti di miracoli legati alla sua figura continuano a moltiplicarsi a dismisura. I devoti cominciano ad aumentare e nel 1944 viene costruita la prima casa-comunità vicino a Puttaparthi, oggi chiamata vecchio mandir. Ai primi discepoli rende noto il programma della sua vita: i primi 32 anni saranno dedicati ai lila (o leela, giochi, divertimenti divini) e ai mahimans (miracoli), negli anni successivi invece l’attenzione si incentrerà prevalentemente sui discorsi e sull’insegnamento in pubblico. I miracoli e gli insegnamenti “divini” in questi anni si alternano. Nel 1963, in seguito a delle forti crisi isterico-epilettiche, Sai Baba afferma solennemente di essere l’incarnazione del dio Shiva in forma mortale. La studiosa C. Gatto Trocchi sottolinea che “il fatto che Sai Baba abbia dichiarato di essere un’incarnazione di Shiva, assume un significato particolare. Questa divinità è un signore maestoso, ambivalente e poliedrico, il cui culto preinduista è un tipico culto tribale che sta attualmente riemergendo nell’India moderna e secolarizzata. Sai Baba ha adottato la figura di Shiva per incarnare… le nuove esigenze di modernità e tradizione sintetizzando i culti che attualmente sono popolari in India. Esistono tantissimi libri aventi per oggetto la controversa quanto indubbiamente suggestiva figura di Sai Baba: mentre i libri scritti da devoti non si contano, quelli scritti da persone che partono nella loro analisi da un atteggiamento scientifico/sociologico, cristiano, critico o scettico e affrontano esaustivamente (per quanto ciò sia possibile) l’argomento, si possono contare sulle dita di una mano. E’ fuor di dubbio, in ogni caso, che grazie ai suoi miracoli e conseguente notorietà, Sai Baba abbia fatto la fortuna di molti, anche degli abitanti di Puttaparthi per i quali il guru è addirittura divenuto “una fiorente industria e, mentre agli occhi di un americano del ceto medio non vi sono visibili segni di ricchezza, se chiedete a qualsiasi abitante del villaggio, questi vi risponderà, con scoperta invidia, che il proprio vicino si sta arricchendo”. Si cercano di proporre anche delle cifre: le persone malate che assicurano di essere state miracolate dal “santo di Puttaparthi” oscillano nell’ordine delle 2000-3500 unità. Al di là comunque della validità “scientifica” o meno di tali capacità miracolose, è importante sottolineare l’enorme “impatto emotivo che egli determina nei suoi seguaci. Per quanto riguarda la presunta capacità di Baba di conoscere il passato e il futuro di una persona, Krishna, un discepolo rimasto con lui molti anni, afferma che le sue predizioni sono esatte solo per metà e molte volte si sbaglia completamente. Se poi una persona gli fa presente che una predizione non si è assolutamente
avverata, Sai risponde trovando una giustificazione plausibile. A quanto pare, il nostro “Maestro” ha una personalità molto forte, più da politico che da guru indiano capace di condurre a Dio, “a causa del suo carattere violento. E’ realmente un grande politico. Quando vuole qualche cosa da noi sa come comportarsi, come farci bei discorsi, e quando non ha più bisogno di noi, sa come tenerci a distanza”.
Non c'è ancora nessun commento.