Cinema – Due commedie italiane
(di Carlo Di Stanislao) – Due commedie italiane al cinema: “C’è chi dice no”, di Giambattista Avellno, con Luca Argentero e Paola Cortellesi e “Notizie dagli scavi” di Emilio Greco, con Giuseppe Battiston e Ambra Angiolini. Il primo narra di tre ex compagni di scuola, che si ritrovano dopo vent’anni e si rendono conto che un nemico comune li perseguita: i raccomandati. Il secondo tratto dall’omonimo racconto di Franco Lucentini, narra di un uomo di 45-50 anni, dall’aspetto scialbo e insignificante, dall’espressione assorta e stupita, apparentemente chiuso alla coscienza, che invece ha nei confronti delle cose un’attenzione spiazzata e imprevedibile che lo porta a distrarsi, inseguendo il filo di un pensiero spesso incongruo rispetto alle contingenze. Nel primo film il terzetto protagonista, sogna che la lotta contro nepotismo e raccomandazioni possa trasformarsi in una battaglia su larga scala tesa a ridestar coscienze, creando così i Pirati del merito che tra volantini, stalking e rapimenti di cani, finiranno per attirare l’attenzione della polizia precipitando nel bel mezzo di un’indagine. Il regista livornese Giambattista Avellino dopo due pellicole con la premiata ditta Ficarra e Picone prova a miscelare satira sociale e commedia, puntando stavolta su un paio di nuove leve come Luca Argentero e l’ex-VJ Paolo Ruffini e su una comica di razza come Paola Cortellesi, che tra l’altro è in concomitanza nelle sale anche con il campione d’incassi Nessuno mi può giudicare. Avellino come nel recente Immaturi di Paolo Genovese sceglie una reunion a sfondo scolastico per imbastire una trama che ci racconta con ironia e un pizzico di cinismo di un’italia in mano ai mediocri, dove la meritocrazia è un miraggio e il sacrificio roba da perdenti, questo almeno nella prima parte della pellicola che nonostante qualche palese forzatura dovuta ad un improbabile toscano parlato dal torinese Argentero, che tra l’altro recita per l’intera pellicola due toni sopra e da una Cortellesi piuttosto sottotono, riesce a regalare più di qualche piacevole momento. Forse il film è troppo ambizioso ma, nel complesso funziona e poi nel cast troviamo il veterano Giorgio Albertazzi, il commissario Scialoja del Romanzo criminale televisivo Marco Bocci e la prezzemolina Chiara Francini, quest’ultima vista di recente in Femmine contro maschi e Amici miei-Come tutto ebbe inizio. Quanto al più complesso film di Greco, la storia conserva e attualizza quella carica di senso morale che trascende la contingenza e che è la vera grandezza del racconto, in cui i reperti archeologici, i resti architettonici e i ruderi meravigliosi della Villa di Adriano, risvegliano alla coscienza, in uno scambio e un intreccio di significati con la mediocrità della sua vita, un personaggio insolito e che ha tentato di suicidarsi per delusione d’amore. Giunto nelle sale direttamente da Venezia 2010, ha nei due interpreti i principali punti di forza. Rispetto al romanzo (ambientato negli anni ’60), Greco non segue la classica evoluzione dell’improbabile storia d’amore fra i due protagonisti, ma privilegia una poetica sospensione temporale, ‘amministrata’ con grande perizia stilistica. Morto suicida nel 2002, Lucentini (celebre in coppia con Carlo Fruttero), era malato di cancro e da solo ha scritto solo questo romanzo (Feltrinelli, 1964) e “I compagni sconosciuti”, pubblicato da Einaudi nel ’51. Nato a Leporino nel 1938, Emilio Greco debutta nella regia cinematografica nel 1974 con “L’invenzione di Morel”, che partecipa al Festival di Cannes.
“Ehrengard” (1982) viene presentato alla Mostra di Venezia, così come “Un caso d’incoscienza” (1984).
Nel 1991 realizza “Una storia semplice”, che riceve un Leone d’oro per l’interpretazione di Gian Maria Volontè, una Grolla d’Oro, un Nastro d’argento, un Golden Globe e l’Antigone d’oro.
Nel 1998 Milonga vince il Golden Globe della stampa estera per l’interpretazione di Giancarlo Giannini.
Prima di questo film ha realizzato “L’ uomo privato”(2007) con Tommaso Ragno.
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